10.Le Journaliste

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Marinette strabuzzò gli occhi azzurri, spaventata. L'intera stanza era stata messa a soqquadro: i divanetti erano stati strappati e squarciati in più punti, gli sgabelli del bar erano stati ribaltati e messi l'uno sopra l'altro, mentre più della metà del contenuto delle bottiglie si era riversato sul pavimento, oramai sporco e scivoloso, ricoperto di pezzi e pezzi di vetro. Nell'immenso caos che si era andato a creare, la gente correva ed urlava a gran voce, completamente terrorizzata. Tra questi, la corvina tentò di identificare qualcuno dei suoi amici ma, a causa di tutto quel buio e di quel fracasso, non ci riuscì. Si girò verso Alya, che stava continuando a mantenere gli occhi fissi sul proprio cellulare e cercò, invano di attirare la sua attenzione. Ad un tratto però, fu l'improvvisa comparsa di una ragazza misteriosa, a catturare quella di entrambe. Ella si materializzò letteralmente davanti ai loro occhi, facendole sobbalzare dalla paura. - Tu! - urlò, puntando un dito laccato di smalto contro la sua migliore amica. La corvina le diede una veloce occhiata: la matassa di capelli rossi che aveva sul capo, fra i quali spuntava uno strano fermaglio a forma di fiocco, le ricadeva sulle spalle in boccoli ben definiti. Mentre le sue iridi chiare, incorniciate da ciglia scure e lunghissime, erano fisse sulla sua figura e scrutavano il suo corpo, quasi volessero fulminarlo con una singola occhiata. Sul suo viso invece, una maschera color verde mela, nascondeva parte delle lentiggini che aveva spruzzate sul naso. Tra le dita di una mano stringeva una penna nera a forma di piuma e, tra quelle dell'altra una sorta di diario dalle tonalità sgargianti. Aveva le labbra serrate e dipinte di rosso, oltre ad uno strano ghigno sulla faccia. Un'akumizzata. - Io? - domandò ingenuamente, Alya. - Sì, Alya. Tu mi hai rubato tutto! - gridò. Marinette alzò un sopracciglio, confusa. - Eh? Cosa intende? - chiese alla castana accanto a sé, che non le rispose. - Alya? - ci riprovò. Ma lei non sembrava affatto lucida, tant'è che la ragazza dovette persino sfilarle il telefono dalle mani, pur di scoprire cosa stesse succedendo. Lo sbloccò velocemente e finì su un sito web già aperto. Notò essere quello riguardante il concorso da Giornalista della scuola. Oltre ad un'immagine di Alya, scorse anche quella di un'altra ragazza, che le sembrò piuttosto familiare. Si chiamava Céline ed aveva: uno splendido sorriso ad incurvarle le labbra ed un paio di enormi occhiali sul naso. Marinette la osservò meglio, per poi posare lo sguardo sull'akumatizzata: tutto le divenne più chiaro. Era lei quella ragazza, Céline. - Sei già riuscita una volta a portarmi via il titolo che tanto desideravo, non ci riuscirai ancora! - le due amiche cominciarono a spaventarsi sul serio. Non avevano idea di cosa fosse capace la ragazza, né dove si trovasse l'akuma. Marinette portò una mano all'altezza della sua borsetta, non trovandovi però, nulla. Abbassò lo sguardo, in preda al panico. "Oh, no", si disse. "Ecco cosa mi sono dimenticata: Tikki." Non avrebbe potuto trasformarsi senza di lei e di conseguenza non avrebbe potuto salvare Alya. - Céline, non farlo! - tentò d'impedire qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di fare. - Io non sono più Céline. Il mio nome adesso è Le Journaliste! - esclamò lei, prima di scoppiare in una lunga risata malefica. Marinette si avvicinò rapidamente alla sua amica. - Alya, dobbiamo andarcene da qui. - esclamò, non ottenendo risposta. L'altra aveva infatti, assunto un'espressione completamente scioccata e non sembrava riuscisse a proferire parola. - Alya! - urlò ancora. Ma non fece in tempo, perché Le Journaliste impugnò la sua penna ed iniziò a scrivere. Accadde tutto troppo velocemente, perché una delle due potesse fermarla. La corvina riuscì a mala pena a domandarsi dove diavolo fosse finito Chat Noir e perché non fosse ancora corso in loro aiuto: solitamente era il primo ad arrivare. In seguito, tentò anche di strattonare l'amica e di smuoverla ad andarsene, ma non ci fu nulla da fare. Infatti, fu proprio in quel momento che il potere dell'akumizzata ebbe effetto su di lei. La sua mente iniziò ad offuscarsi, insieme ai suoi ricordi, mentre i suoi pensieri cominciavano a rimescolarsi tra loro, quasi come un mazzo di carte. La ragazza si portò due dita alle tempie, socchiudendo leggermente gli occhi azzurri: la testa aveva iniziato a vorticarle come una trottola impazzita. Si guardò attorno, cercando di rimettere a fuoco i contorni della sala in cui si trovava. Scorse, per primi, i lineamenti affilati e spigolosi di Le Journaliste, che aveva lo sguardo truce rivolto verso di lei ed il braccio ancora sospeso a mezz'aria. Quando poi, Marinette si voltò nuovamente, alla sua sinistra notò esserci Alya, che aveva il viso pallido ed un cipiglio in volto. Rincuorata dal fatto che non le fosse capitato nulla e, al contrario, ignara della situazione incresciosa nella quale lei stessa si trovava, schiuse le labbra per parlarle, ma non fu sua la voce che proferì tutte quelle cattiverie contro di lei. La castana, nonostante fosse abbastanza intelligente da capire che quella non fosse affatto la propria migliore amica, rimase lo stesso a fissarla ad occhi sbarrati, mentre cercava invano di comprendere il motivo di tanta rabbia nei suoi confronti. D'un tratto però, Marinette diede sul serio strani segni di squilibrio mentale, perché incominciò a ridacchiare sguaiatamente da sola, quasi fosse impazzita. "Perfetto", si disse Alya "Adesso dovremo addirittura farle un esorcismo! Come se la situazione non fosse già abbastanza tragica di suo..." Alzò gli occhi al cielo, esasperata, ma allo stesso tempo divertita. Approfittando poi di un momento di distrazione dell'akumizzata, afferrò la sua migliore amica per un braccio e la trascinò fuori, correndo via. - Hey, cosa fai? Levami le tue luride mani di dosso! - urlò la corvina. Alya non le diede ascolto e continuò a fuggire. Le due riuscirono a seminare la rossa e ad arrivare, seppur col fiatone, quasi fino in centro. - Se avessi saputo che avrei dovuto correre così tanto, mi sarei messa delle scarpe più comode. – proruppe Alya, dopo essersi seduta su una panchina ed essersi massaggiata una caviglia dolorante. - A chi lo dici, queste ballerine mi stanno massacrando i piedi. - esclamò l'altra, stranamente rinsavita. – Aspetta... ma cosa ci facciano noi qui? E la festa? Dove sono finiti tutti gli altri? – cominciò a domandarsi, grattandosi il capo. Il colpo che aveva ricevuto le aveva lasciato una leggera amnesia, insieme ad un mal di testa, al contrario, abbastanza forte. Alya la guardò, sollevata dal fatto che fosse finalmente tornata se stessa: - Marinette, come ti senti? - le domandò, per sicurezza. - Bene, perché? - lei scrollò le spalle. - Chi sono io per te? - - La mia migliore amica, ma questo cosa centra adesso? C'è un'akumizzata che ti sta cercando e tu pensi a queste sciocchezze? - rispose. L'altra sospirò di sollievo, per poi stringerla in un forte abbraccio. - Allora, non mi odi più. - esclamò. - Ma certo che no. Non potrei mai farlo. - Marinette non ricordava assolutamente nulla di quello che era successo negli ultimi minuti. - Hai ragione, ma adesso abbiamo un'akuma da liberare! - Alya pronunciò quelle parole con una tale sicurezza, da far ridacchiare l'amica. - E come intendi riuscirci? – - Magari, con l'aiuto di un certo ragazzo-gatto. - rispose la castana, con le labbra illuminate da un sorriso. - Qualcuno sta, per caso parlando di me? - la voce che udì, fu fin troppo familiare: sapeva benissimo a chi appartenesse. La corvina si girò verso di lui e pronunciò, in un sussurro solo un paio di parole. - Chat Noir. -

Serena

A puuur-fect love story #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora