↬ Settembre 2028
Marinette sospirò, passandosi velocemente una mano fra i capelli corvini. Li aveva fatti accorciare un po' negli ultimi tempi e ci si stava trovando davvero bene, nonostante tutti i dubbi che aveva avuto al momento del taglio. Puntò poi, lo sguardo sulla sua immagine riflessa nello specchio davanti a sé, scorgendo il volto apparentemente calmo e rilassato della donna che era ormai diventata. In cuor suo però, continuava a sentirsi ancora la stessa sedicenne goffa e insicura che aveva sempre creduto nelle favole e nelle storie d'amore degne dei film di Hollywood, ma che aveva dovuto sopportare molta sofferenza, prima di poter finalmente trovare il suo principe azzurro. Per questo era così agitata, quel giorno. Il cuore martellava forte nel suo petto, mentre le si era andato a creare un nodo così tanto stretto attorno alla gola, che aveva quasi difficoltà a respirare regolarmente. Aveva sognato quel momento per tutta la vita: non avrebbe dovuto sentirsi al settimo cielo? "Ma certo che lo sono", cercò di auto-convincersi, pur sapendo che non fosse propriamente così. La verità era che non poteva fare a meno di preoccuparsi per il suo futuro. Lo aveva sempre fatto, certo, ma in quel caso era diverso. Era stato facile per una ragazzina tanto spensierata ed ambiziosa come lei fantasticare sul suo lavoro, sulla sua casa e sulla sua vita da sogni. Quando qualcuno le chiedeva cosa avesse voluto fare da grande, lei: "Non ne sono molto sicura, ma ho ancora tanti anni per decidere" rispondeva tranquillamente. Ecco, era proprio questo il problema: il tempo. Da piccoli se ne ha una percezione davvero molto diversa da quella reale. Ci sono ore che non sembrano finire mai ed altre che tutti vorrebbero non lo facessero. Ma, quando si diventa adulti, il tempo scorre inesorabilmente alla velocità della luce, senza darti modo di fermarti neanche un secondo per riprendere fiato. Devi abituarti a rincorrerlo e a non fartelo mai sfuggire via dalle mani, perché é praticamente impossibile che ti ritorni indietro. Ed era questa la paura di Marinette: sentiva che il tempo stesse passando, che la sua vita stesse continuando a correre troppo in fretta perché potesse stare al passo con lei. Il suo futuro era proprio lì, ad un passo da sé, e Marinette non era certa che sarebbe riuscita ad affrontarlo, a viverlo nel modo giusto. Avrebbe tanto voluto poter tornare ad essere la stessa ragazzina dagli occhi sorridenti, che aveva perso la testa per quello che sarebbe diventato l'uomo della sua vita, e che non pensava ad altro se non a viversi il suo amore, senza preoccuparsi minimamente del continuo ticchettio dell'orologio, né delle conseguenze. In poche occasioni, durante il corso della sua vita, aveva provato quella forte consapevolezza di libertà, che l'aveva fatta sentire quasi come una molla elastica sempre pronta a scattare, e una di queste era stata, senza alcun dubbio, la prima volta in cui aveva fatto l'amore. Quella era stata una notte talmente bella da risultare magica. Con il cielo blu spruzzato da centinaia di stelle ed illuminato dallo spicchio ben distinto della luna. Dominata dal silenzio, interrotto solamente da qualche sussurro, da parole pronunciate con insicurezza, piene d'amore e di spensieratezza, dettate dal cuore. Quella era stata una notte speciale, indimenticabile. - Marinette, sei pronta? - il volto di suo padre fece capolino dalla porta della sua vecchia stanzetta, facendola sobbalzare ed interrompendo l'enorme flusso dei suoi pensieri. Le rivolse uno splendido sorriso, prima di avvicinarsi a lei, stringerle delicatamente una mano tra le sue e farle fare una giravolta. La sua ampia gonna a palloncino svolazzò libera e leggera, insieme al suo velo dello stesso colore. - Sei bellissima, tesoro. - esclamò Tom, leggermente commosso. Una piccola lacrima gli solcò la guancia destra, sfuggendo al suo controllo. La corvina si prese qualche secondo per osservarlo: indossava un completo blu molto elegante, composto da giacca e cravatta, ma era il sorriso che aveva stampato in volto a farlo risplendere più che mai. Nonostante le ormai numerose rughe sulla sua fronte e i capelli color carbone, Marinette poté giurare di non averlo mai visto così raggiante. - Oh, papà... - lo strinse affettuosamente in un abbraccio, mentre l'altro le accarezzava la nuca in modo molto tenero e dolce, come solo un padre avrebbe saputo fare. Una volta allontanatosi da lei, la guardò dritto negli occhi e: - La mia bimba è cresciuta: è diventata una splendida donna. - esclamò, posandole un bacio sulla fronte. - Grazie, papà. Ti voglio bene. - gli sorrise anche lei, prima che il padre si voltasse, la prendesse a braccetto e annunciasse: - É ora di andare. - e, a quel punto, Marinette annuì, lasciandosi accompagnare fuori da quella che non avrebbe più potuto chiamare "casa sua" e che sapeva le sarebbe mancata da morire. Strinse forte il bouquet che aveva tra le mani, quasi come se potesse darle la forza necessaria per affrontare tutto quello che avrebbe seguito la sua entrata in macchina ed il loro arrivo in chiesa, che avvenne fin troppo presto per i suoi gusti. Aveva il cuore che non smetteva più di tamburellarle nel petto neanche fosse impazzito, perciò trasse un respiro profondo, prima di varcarne la soglia e venire investita dagli sguardi incuriositi dei suoi ospiti. In quel momento, stranamente, il tempo si fermò. Marinette cominciò a percorrere la navata a rilento: voleva cercare di godersi le emozioni che stava provando, istante per istante, come aveva fatto quella notte, quando si era lasciata alle spalle tutte le ansie e le insicurezze che le attanagliavano lo stomaco, per cominciare a vivere sul serio la sua vita. Si guardò attorno, mentre le note della marcia nuziale riecheggiavano lungo le pareti della chiesa, e scorse gli innumerevoli sorrisi dei presenti, che riuscirono ad infonderle un po' di fiducia in più. Quando raggiunse l'uomo alto e slanciato che l'attendeva all'altare, Tom le si avvicinò, le posò ancora una volta un bacio sulla fronte, e poi la lasciò nelle sue mani, pienamente convinto di star facendo la cosa giusta. Il suo futuro sposo si prese il lusso di osservarla, rimanendo incantato dalla sua straordinaria bellezza. Quando gli occhi azzurri di Marinette si immersero in quelli verdi dell'altro, tutte le sue paure scomparvero in un battito di ciglia. Dopotutto, di che cosa avrebbe dovuto preoccuparsi? Da quel giorno in poi, al suo fianco ci sarebbe sempre stato l'amore della sua vita a proteggerla e ad aiutarla a superare qualsiasi difficoltà. Lo avrebbero fatto insieme, perché oramai erano diventati una cosa sola. E chi li avrebbe più fermati?
- La prossima volta, ricordami di non assecondare mai più Alya nel ballo. - esclamò la ragazza, massaggiandosi le caviglie doloranti e contraendo il viso in una smorfia. Lui ridacchiò, prendendola in giro. - Non c'é niente da ridere! Vorrei proprio vedere te ballare per ore ed ore con un tacco così alto ai piedi. - lo rimproverò, incrociando le braccia al petto. - Non ti preoccupare, siamo quasi arrivati. - la rassicurò lui, con un sorriso ad increspargli le labbra. - Ne sei sicuro? Perché mi stanno facendo davvero male, forse dovremmo... - iniziò, prima di essere letteralmente presa in braccio a mo' di sposa. - Hey, mettimi giù! So camminare anche da sola! - protestò, cercando di sottrarsi alla sua presa, ma invano. - Sssh, é la tradizione... - mormorò lui. Marinette sbuffò, divertita. Nonostante la grande stanchezza, dentro di sé sentiva di essere appena diventata la donna più felice del mondo. La giornata forse più importante della sua vita stava per arrivare al termine, ma non le importava affatto. Sapeva che il suo cuore l'avrebbe ricordata per sempre, per tutte le splendide emozioni che aveva vissuto. Le sarebbero rimaste impresse le loro promesse, i loro sguardi innamorati, lo scambio delle fedi, il tanto atteso "Puoi baciare la sposa" e persino il loro primo ballo sulle note dei Bee Gees. Era stato tutto immensamente gioioso per lei, per il suo sposo e per i familiari e gli amici che avevano festeggiato tutti insieme l'inizio del loro grande amore. Quando si erano oramai fatte quasi le sette di sera, i due novelli sposi avevano salutato tutti ed erano usciti mano nella mano dalla sala ricevimenti, per incamminarsi verso la villetta nuova di zecca dove avrebbero vissuto da quel momento in poi che, fortunatamente, si trovava a qualche minuto da lì. Marinette non vedeva l'ora di arrivare, e non soltanto per il male ai piedi, ma perché fremeva alla sola idea di addormentarsi sotto quelle sue amate coperte che profumavano di pulito, e di risvegliarsi, la mattina seguente, con il corpo dell'altro steso accanto al suo. Gli avvolse le braccia attorno al collo e si lasciò finalmente trasportare dalle sue, senza opporre alcuna resistenza. - Come ti senti? - le domandò, d'un tratto, accarezzandole i capelli con una mano. - Bene. E tu? - gli sorrise. - Non sono mai stato meglio. - le posò un piccolo bacio sulle labbra, per poi continuare a guardarla come se fosse la cosa più preziosa che avesse al mondo e, in effetti, era proprio così. - Marinette, io... - iniziò, prima che l'altra le avvicinasse un dito alle labbra e: - No, non dire nulla. Per una volta, fa' che sia io ad esprimere tutto ciò che sento per te. - gli disse, lasciandolo di stucco. - Tu mi hai sempre dimostrato il tuo affetto ed il tuo amore in mille modi e occasioni diverse. Mi hai guardato negli occhi e mi hai detto "ti amo" come se per te fosse la cosa più naturale di tutte. E io non ho mai capito perché tu non avessi paura di niente. Eri così: se ti veniva in mente qualcosa, non ci pensavi due volte, prima di dirla. È stata la tua sincerità, la tua schiettezza, il tuo coraggio a farmi innamorare di te, e non puoi capire neanche quanto io lo sia in questo momento, innamorata di te. - rivelò, non distogliendo mai lo sguardo dal suo. Aveva parlato lentamente, soppesando ogni parola, quasi a voler darle maggiore importanza. Di certo non si poteva dire che il messaggio non fosse arrivato forte e chiaro, perché lui ammutolì, emozionato. La corvina era sempre stata una ragazza abile nei fatti, piuttosto che nelle parole. Eppure, con poche semplici frasi, era appena riuscita a sciogliere il cuore di suo marito, che ancora stentava a credere di aver trovato una persona così tanto splendida e dolce come lei con cui trascorrere il resto della sua esistenza. Prima che potesse fare in tempo a formulare una frase di senso compiuto però, Marinette si accorse di una cosa: - Ah, finalmente. Casa dolce casa! - erano arrivati. Con uno slancio, tornò con i piedi per terra e cominciò a correre verso la porta in legno che si trovava a pochi passi da sé, del tutto euforica. Il ragazzo la seguì, scuotendo la testa e ridacchiando, divertito. - Ma non avevi detto che ti facevano male i piedi? - chiese, mentre tirava fuori dalla tasca del completo un paio di chiavi ancora mai utilizzate. Le infilò nella serratura e girò. Quando la porta si aprì, Marinette si fiondò all'interno e incominciò a salire le scale, sospirando di sollievo. - E tu dove credi di andare? - ma l'altro la raggiunse velocemente e l'attirò a sé, con un sorrisetto furbo stampato sul volto. - A dormire, dove altrimenti? - rispose Marinette, con una finta aria di innocenza nella voce. Al che: - Oh, no no no no. Mi dispiace per te, ma la notte é ancora giovane, Puuur-incipessa. - le sussurrò Adrien, prima di travolgerla in un bacio appassionato ed inaugurare la loro nuova vita insieme.
Fine
Serena
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A puuur-fect love story #Wattys2020
FanfictionTutte le ragazzine della sua età sognano di innamorarsi e di vivere una romantica storia d'amore degna dei film di Hollywood, ma non lei: Marinette Dupain Cheng ha già fin troppe "gatte" da pelare, e la sua seconda vita da supereroina è una di quest...