Marinette correva per le strade di Parigi sotto alla pioggia battente di quel lunedì mattina, cercando di proteggersi quanto più possibile con il cappuccio della propria felpa, che sbucava dal suo lungo cappotto caldo. Il vento le sferzava i capelli, che svolazzavano sciolti e liberi già inzuppati d'acqua, così come il suo corpo. I suoi piedi invece, che erano avvolti da un paio di stivali alti e scuri, sguazzavano al loro interno, donandole, di tanto in tanto, dei brividi di freddo lungo tutta la schiena. D'un tratto, attraversato l'ultimo semaforo, arrivò a scuola e sospirò di sollievo: finalmente un posto caldo dove poter asciugarsi e riscaldarsi. Alzò il passo per evitare che la campanella suonasse e lei arrivasse in ritardo, prima di oltrepassare il cancello, facendosi strada all'interno del cortile del proprio istituto. Tra i ragazzi che si trovavano nei dintorni di esso, scorse alcuni dei suoi amici, che stavano chiacchierando tra loro prima di entrare in classe. Erano tutti protetti da grossi ombrelli colorati e pareva quasi non si accorgessero di tutta l'acqua scesa giù dal cielo, a differenza di Marinette. Quest'ultima fece poi, un passo in avanti e ricambiò il saluto di Alya, che si era allontanata leggermente dagli altri insieme a Nino. Persino Adrien, che si trovava accanto al suo migliore amico, incominciò ad agitare una mano nella sua direzione, con un gran sorriso ad increspargli le labbra, per incitarla ad avvicinarsi. L'altra, incantata da quei suoi occhi verde smeraldo, iniziò a correre per cercare di raggiungerli. Ma i suoi stivali erano talmente scivolosi, che la ragazza mise male un piede e cadde a terra, finendo con le gambe spalancate, come se avesse avuto intenzione di fare una bella spaccata davanti a tutta quella gente. Udì gli schiamazzi di alcuni studenti che avevano assistito alla scena, ma cercò di non darci troppo peso. Fu soltanto quando sentì un: - Oh, ma guardatela. Marinette Dupain Cheng, di certo non ti manca l'elasticità. Dove hai imparato a fare queste acrobazie, al circo? - che alzò gli occhi al cielo, nel riconoscere la voce stridula e terribilmente irritante di Chloé Bourgeois. Alzò lo sguardo e lo posò su quello della ragazza, che quel giorno indossava un giubbotto color giallo canarino ed un paio di stivaletti scuri che le arrivavano alle caviglie. Il biondo dei suoi capelli, che erano raccolti in una bella coda alta, metteva in risalto i suoi splendidi occhi azzurri, sempre accessi, ahimè, di rabbia ed invidia nei confronti degli altri. Accanto a lei c'era Sabrina, che era la sua migliore amica e la spalleggiava in ogni singola situazione. Aveva le braccia incrociate al petto e la stava squadrando da capo a piedi con aria di superiorità. A Marinette scappò un sorriso, poiché le ritornò in mente il nomignolo affettuoso che lei ed Alya le avevano affibbiato sin da quando l'avevano conosciuta. Il termine "pappagallo" le era infatti, stato attribuito per la sua tendenza a ripetere le parole dell'altra a macchinetta, come se non avesse mai avuto una propria personalità. Le due iniziarono così, a ridere di gusto e a prenderla in giro. Fu lì che la ragazza si alzò da terra e le raggiunse, con l'intenzione di dirgliene quattro. - Lasciatela stare. - udì le parole di un ragazzo: era stato Adrien a pronunciarle. La corvina non si era accorta del suo arrivo, dato che era stato stranamente silenzioso. Aveva la fronte corrugata e le mani strette in due pugni. - Oh, Adrienuccio! Ti sono mancata? - esclamò Chloé, appena lo vide. Gli corse incontro e cercò di abbracciarlo, ma l'altro si allontanò con aria disgustata. - Affatto. - rispose. La bionda ne sembrò sorpresa e parecchio delusa. - Ma come? Perché? Adesso ti metti anche a difendere quella lì? - - Quella lì ha un nome, si chiama Marinette e, per la cronaca, sa difendersi anche da sola. Grazie, Adrien. - intervenne la diretta interessata. I due si girarono a guardarla e lui le fece un occhiolino d'incoraggiamento. - Oh, ecco che si é risvegliata la bella addormentata nel bosco. - la derise lei. Marinette levò, ancora una volta, gli occhi al cielo e sbuffò esasperata, alla sua ennesima esclamazione provocatoria. - Ma non hai ancora risposto alla mia domanda, sei o non sei un fenomeno da baraccone? - la prese in giro. La sua migliore amica le si avvicinò e: - Ma certo che lo é, non vedi? Certamente é la donna barbuta. – esclamò, per poi batterle il cinque e continuare a ridacchiare. La corvina si mosse nella loro direzione con una tranquillità quasi spaventosa: - Sapete, io sarò anche un fenomeno da baraccone, la donna barbuta. Ma voi resterete per sempre due galline spennacchiate, perché non tornate nel vostro pollaio? - sussurrò la prima parte, per poi alzare bruscamente la voce, così che anche gli altri potessero sentirla. Gli studenti che si trovavano lì vicino infatti, scoppiarono tutti a ridere, mentre Chloé e Sabrina diventarono rosse di rabbia. La prima infatti, assottigliò gli occhi e strinse la mascella, digrignando i denti. - Come osi?! - sbraitò, per poi afferrarla per i capelli ancora bagnati e tirarla a sé. Marinette, che si trovava totalmente impreparata, gridò dal dolore e venne scaraventata in modo brusco nella sua direzione. Nel tentativo di difendersi, cercò di appigliarsi disperatamente a qualcosa e così piantò con forza le proprie unghie nella cute dell'altra. Gli occhiali da sole di Chloé, che aveva da sempre portato sopra al capo, volarono via e caddero a terra: una lente si ruppe. La ragazza, alla vista di ciò, lanciò uno sguardo omicida a Marinette, prima di saltarle addosso per cercare di colpirla ulteriormente. Tutt'intorno a loro, una folla di ragazzi continuava ad assistere divertita a quella scena e ad incitare persino una delle due a contrattaccare. Le ragazze continuarono a "lottare" e rotolarono per terra, fino a quando però, quel frastuono di urla e risate si interruppe e il gruppo di ragazzi che si era andato a creare si sparpagliò, per facilitare l'arrivo del preside. Quest'ultimo infatti, si fece spazio tra i suoi alunni ed afferrò le due ragazze per le spalle, per poi tirarle su. - Voi due, nel mio ufficio. Subito. – le sgridò e nessuna delle due oppose resistenza. Entrambe avevano il fiatone ed i capelli tutti scompigliati, mentre continuavano a lanciarsi occhiatacce di fuoco a vicenda. - È stata tutta colpa tua!- esclamò Chloé. L'altra si difese: - Mia? Ma se sei stata tu ad iniziare! - sbuffò e si incamminò verso l'ufficio del preside, dove lei e la bionda avrebbero sicuramente ricevuto una bella punizione. "Questa non ci voleva." si disse Marinette.
Serena
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A puuur-fect love story #Wattys2020
FanfictionTutte le ragazzine della sua età sognano di innamorarsi e di vivere una romantica storia d'amore degna dei film di Hollywood, ma non lei: Marinette Dupain Cheng ha già fin troppe "gatte" da pelare, e la sua seconda vita da supereroina è una di quest...