34.A fuoco!

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Marinette sbarrò gli occhi azzurri, non appena si ritrovò le labbra di Adrien sulle sue. Il suo cuore cominciò a martellarle nel petto più forte che mai e le gambe stettero quasi per cedere sotto il suo peso. Un esercito di farfalle imbizzarrite iniziò a svolazzare nella sua pancia, indisturbato, mentre il biondo le afferrava delicatamente il viso con una mano, intenzionato ad approfondire il bacio. La ragazza rimase però, immobile come una statua, mentre l'intero suo corpo veniva scosso da mille brividi diversi. Sentì la gente continuare a festeggiare, urlare e divertirsi: nessuno stava prestando attenzione a loro. Così, senza alcun preavviso, Marinette gli si allontanò e fuggì via da lì. Notò il suo sguardo carico di delusione, del tutto simile a quello della sua migliore amica, che sembrava volesse urlarle: "Ma che diavolo ti prende?". Non avrebbe saputo risponderle: aveva sempre sognato di vivere un momento del genere, per questo non poteva, di certo, affermare che non le fosse piaciuto. Percorse tutto il terrazzo a ritroso, fino ad arrivare all'interno della sala e: - Marinette! - udire la voce del biondo, che molto probabilmente le era corso dietro. Decise di ignorarla e di alzare maggiormente il passo. Si fece spazio fra gli invitati a suon di gomitate e corse per un lunghissimo corridoio, non guardandosi mai indietro. Arrivata finalmente fuori da quella gigantesca villa, cercò un punto più nascosto dove potersi sedere e riprendere fiato, trovandolo dietro ad un albero. Vi si appoggiò con una mano, prima di lasciarsi scivolare a terra e portarsi le ginocchia al petto. - Marinette, cosa é successo? - le domandò Tikki, dopo essere uscita dalla sua borsetta ed essersi accertata che non la sentisse nessun altro. Le lanciò uno sguardo apprensivo, per poi poggiarle una zampetta su di una guancia, per cercare di calmarla. - I-io... io n-non lo so... Tikki... - balbettò, completamente scossa. Il suo petto continuava a muoversi su e giù ad una velocità pazzesca. Si coprì il viso con le mani ed appoggiò il capo sulle sue ginocchia, cominciando a tremare. Tikki interpretò al volo quei suoi movimenti: - Dai, Mari. Non piangere, su. - esclamò, infatti. - Marinette! - entrambe sentirono qualcuno correre frettolosamente giù per le scale, perciò si bloccarono sul posto. La corvina alzò lo sguardo, ancora completamente stravolta, e cercò di farsi piccola piccola, per fare in modo che non la trovasse. L'altro invece, percorse un bel tratto di quel giardino, guardandosi intorno, ma non vide un granché, data la mancanza di luce. Marinette lo scorse passarsi una mano fra i capelli biondi, prima di sospirare: - Sono un idiota. - e sussurrare tra sé e sé. - Sono un emerito idiota. - dopo pochi secondi però, lei e Tikki lo videro tornare dentro. Lo spiritello rosso la guardò: "Ti va di parlarne?" le fece intendere. Lei tirò su col naso e annuì. - Ecco... Lui mi ha baciata ed io... Non so perché ho reagito così. È che... Mi ha presa alla sprovvista, non sapevo che fare... Non ce l'ho fatta, Tikki... mi é sembrato di tradirlo... - mormorò, asciugandosi le lacrime con una mano. - Chi? - domandò. - Chat Noir. - rispose l'altra. Il Kwami aprì bocca per parlare, ma la richiuse un attimo dopo. Marinette non sapeva che i due fossero la stessa identica persona, si ricordò. Si stropicciò il muso con una zampetta, lasciandosi andare ad un lungo sospiro: Marinette ed Adrien avrebbero potuto risolvere quella situazione in un batter d'occhio, ed invece, stavano soltanto continuando a peggiorarla. Ebbe quasi la tentazione di rivelarle tutta la verità, pur di non vederla più soffrire in quel modo, ma si fermò. Non sarebbe potuta intervenire: avrebbero dovuto cavarsela da soli. "Speriamo che almeno si diano una mossa...", riflettè. - Oh, Marinette... - esclamò poi, solamente, volandole incontro e cercando di confortarla al meglio che poteva.

Il biondo rientrò in casa a passo svelto: suo padre gli aveva affidato l'incarico di sorvegliare la casa durante la festa, e deluderlo era proprio l'ultima delle sue intenzioni. Ripercorrendo le stanze, sentì un forte odore di bruciato, ma non ci prestò troppa attenzione, perso com'era nei suoi pensieri. Aveva sbagliato tutto, ne era convinto. "Non avrei mai dovuto baciarla", continuava a ripetersi. Era stato istintivo, forse fin troppo avventato. L'aveva spaventata e fatta fuggire via: che stupido che era stato! "Se solo fossi rimasto al mio posto, adesso non sarei qui a cercarla e a farmi tutte queste paranoie inutili". Sospirò, stanco. Era stufo di quella situazione: voleva rivelarsi a Marinette, così non ci sarebbe più stato alcun problema e avrebbero anche potuto stare insieme alla luce del sole. Continuò ad avanzare, però la puzza, notò, sembrava aumentare sempre più. Fu proprio quando un assordante rumore d'allarme lo stordì, che il ragazzo imprecò sottovoce, realizzando cosa stesse succedendo: la villa stava andando a fuoco.

- Tikki, non senti anche tu puzza di bruciato? - domandò Marinette. Il suo Kwami le lanciò un'occhiata, preoccupata, prima che le due sentissero il fortissimo rumore di un allarme antincendio. - Questo sembra proprio un lavoro per... - iniziò Tikki, rivolgendole un sorrisetto furbo. - ... Ladybug! - terminò la sua portatrice, alzandosi in piedi ed ordinandole di trasformarla. Tutta d'un tratto, la sua tristezza era sparita, lasciando spazio alla determinazione.

Adrien arrivò nella sala con il fiatone. Lì, il suono insistente dell'allarme antincendio era ancora più forte e assordante. Si guardò intorno: lo spettacolo che gli si presentò davanti lo fece trasalire. Gli invitati correvano da una parte all'altra come impazziti, mentre tutt'attorno a loro regnava il caos. Preso da uno scatto d'ira, il ragazzo corse verso il primo malcapitato che gli passò davanti e gli urlò contro: - Che diavolo sta succedendo qui? - cercò di assumere uno sguardo intimidatorio, ma senza risultato. - Qualcuno ha fatto esplodere dei petardi dentro casa. - rispose il tipo. Il biondo non sapeva nemmeno chi fosse, perciò si chiese chi mai l'avesse invitato. Sbarrò gli occhi, nell'udire le sue parole. Le aveva pronunciate con così tanta tranquillità da lasciare senza fiato. Il ragazzo lo afferrò per il bavero della camicia e: - Che cosa? Vuoi dirmi che per due petardi state mandando la mia casa a fuoco? - gridò, completamente fuori controllo, facendosi sentire dagli altri ospiti. Iniziarono tutti a dare di matto e ad urlare come forsennati. - Mantenete la calma! Dobbiamo evacuare la casa: tutti fuori di qui! Subito! - ordinò. Si andò a creare un'enorme folla di gente, pronta a scappare da una scala antincendio posta sul retro della villa. Intanto, il ragazzo si guardò attorno e notò del fumo cominciare a diventar fiamme. Tossì, coprendosi la bocca con una mano e cercando di avanzare per trovare l'estintore, posto in uno stanzino non troppo lontano da lì. Ad un tratto però, qualcuno irruppe nella stanza. - Ma cosa... ? - esclamò Ladybug, tossendo. Vide Adrien dall'altra parte della sala e provò ad avvicinarglisi. - Ladybug, attenta! - gridò lui, prima che la ragazza mettesse il piede su uno di quei petardi ancora accesi. Lei tossì ancora e: - Sto bene! - lo rassicurò, tappandosi il naso. Intanto, il fuoco pareva avanzare sempre più, pronto ad occupare l'intera stanza. Le poche luci presenti iniziarono a lampeggiare, prima di spegnersi definitivamente, quasi come si fossero appena fulminate. Fu proprio allora che i due iniziarono ad avere seriamente paura. Si sentivano in trappola: non potevano stare l'uno accanto all'altra, né farsi forza a vicenda, perché separati dalle fiamme. - Dove sono tutti gli altri? - domandò Ladybug. - Sono fuggiti attraverso la scala antincendio. - rispose lui. Le fiamme proiettavano un'aura aranciata su entrambe le figure, l'una più terrorizzata dell'altra. - Non aver paura. - fu lei però, a cercare di tranquillizzarlo. - Dobbiamo chiamare i vigili del fuoco, prima che qui si metta male sul serio. - continuò, risoluta. - Non ce la faranno mai ad arrivare in tempo, la caserma é situata dall'altra parte della città. Dobbiamo cercare di spegnerlo noi. - disse Adrien. Ladybug sembrò contrariata. - Ma sei matto? Non ce la faremo comunque! - urlò, tossendo subito dopo. Non le avrebbe fatto bene sprecare quel poco di ossigeno a disposizione. - Dobbiamo tentare! É stata tutta colpa mia, se non avessi dato retta al mio cuore e non avessi seguito Marinette, adesso non ci troveremmo in questa situazione! - esclamò, per poi accorgersi di un piccolo particolare. - Oh, no. Marinette! - gridò. La corvina riuscì a scorgere, per qualche attimo, un lampo di terrore nei suoi occhi color smeraldo. - Marinette? Oh, l'ho vista qualche minuto fa sul terrazzo. - mentì, per cercare di calmarlo. - Che cosa? Sarà in pericolo! Dobbiamo andare a salvarla. - lo vide buttarsi a capofitto verso quell'enorme porta, i cui vetri si erano oramai oscurati a causa del fumo. - No! - gli si catapultò addosso, non sfiorando, per un pelo, quelle fiamme in continua espansione. - Non fare cose di cui potresti pentirti, Adrien! Se aprissi quella porta, il fuoco assorbirebbe altro ossigeno e moriremmo bruciati vivi! - gridò, afferrandolo per un braccio. - Ma se fosse rimasta intrappolata? Non riuscirei a vivere senza di lei! - l'altro non demorse e stette per afferrare la maniglia, quando mise male un piede e rischiò di bruciarsi. - Adrien! Okay, calmati adesso. Marinette é sana e salva. E lo sarà ancora per molto, se la smetterai di farti paranoie e non cercherai di fare l'idiota. - Ladybug sospirò, l'altro parve confuso. - Che intendi dire? - domandò, con un cipiglio in volto. Rimase di stucco però, quando la ragazza fece partire la detrasformazione e davanti ai suoi apparve niente poco di meno che: - Marinette? - la corvina gli sorrise, imbarazzata. - Sorpresa! - esclamò, prima di essere stretta in un forte abbraccio.

Serena

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