17.Sai che potrei denunciarti?

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- Marinette! - sentì la voce di qualcuno chiamarla. Era così lontana, quasi impercettibile, che la corvina credette di averla solamente immaginata. Si rigirò su un fianco, per poi continuare a dormire, ma ecco che si ripresentava ancora. - Marinette, sveglia! - era più vicina, magari quel qualcuno le si era avvicinato. Continuò a non darle ascolto ed iniziò a pronunciare parole sconnesse tra di loro: - Mmmh... ancora cinque minuti... - lo udí ridacchiare di gusto, ma non ebbe la forza di aprire gli occhi. Così, quella persona cominciò a scuoterla leggermente per cercare di svegliarla, ma l'altra non ne volle sapere. Si rannicchiò persino su se stessa, sperando che la lasciassero dormire in pace. Stranamente, per qualche minuto la sua richiesta fu esaudita. Nessuno la toccò più, né le urlò all'orecchio: la situazione sembrava essersi finalmente calmata. Quando però, meno se l'aspettava, qualcuno le iniziò a fare il solletico sui fianchi. Spalancò di colpo gli occhi e li fissò sulla figura che si trovava a pochi centimetri di distanza da lei: Chat Noir. Provò ad urlargliene contro di tutti i colori, non solo per averla disturbata, ma anche per quello che le stava facendo in quel momento. Non riuscì però, a pronunciare una singola frase a senso compiuto, poiché le sue parole furono smorzate dalle sue risate: - Ch-at s-smettila! - balbettò. Tentò poi, di togliere quelle mani guantate di nero dal suo corpo, ma con scarsi risultati. Continuò a ridere, lasciandosi andare e non insistendo più: prima o poi l'altro si sarebbe stancato. Ad un tratto però, mosse bruscamente una gamba, facendo cadere il corpo del ragazzo sopra il suo. Marinette, che non si trovava perfettamente in equilibrio su quella sdraio, cadde, facendo scivolare, di conseguenza anche Chat Noir. Una volta a terra, si fissarono a lungo, prima di scoppiare in una fragorosa risata. Ridacchiarono per un po', fino a quando il biondo non esclamò, ancora con le lacrime agli occhi un: - Marinette, sei incredibile. - le rivolse un sorriso ed uno sguardo divertito, mentre l'altra faceva la finta offesa. - Ah, io sarei incredibile? E sentiamo, chi è venuto a disturbare il mio dolce sonnellino con le urla ed il solletico? Tu o sbaglio? - lo riprese, lanciandogli un'occhiataccia. L'altro continuò a ridere e a Marinette spuntò un sorrisetto sulle labbra, che tentò malamente di camuffare. - Non é colpa mia se decidi di dormire sul balcone! - si difese il ragazzo-gatto, facendole una linguaccia. Fu un gesto così infantile, che fece rimanere piacevolmente sorpresa Marinette. Gli sorrise e ricambiò: - Parla il ragazzo che viene ad invadere il mio territorio ogni sera. Sai che potrei denunciarti? - lo sfidò. Lui rise di gusto, per poi esclamare un: - Non lo faresti mai.- - E sentiamo, perché no?- - Beh, perché ci andresti di mezzo anche tu, dato che mi fai entrare in casa tua. - rispose, continuando a reggersi il corpo con le braccia. L'altra ci ripensò un attimo: "Cavoli, ha ragione", si disse. Mise su un broncio, con la consapevolezza di essere stata messa a tacere e l'amico sembrò intenerirsi davanti a quel suo bel faccino. Provò ad avvicinarsi a lei, ma l'altra lo respinse. - Oh, ma dai! Non ti sarai offesa sul serio? - chiese, sbalordito. L'altra rimase nella stessa posizione, non mostrando alcun segno di cedimento. - La prossima volta ti faccio dormire per terra. - borbottò. Il biondo riuscì a sentirla, seppur con difficoltà. Rise alle sue parole, scuotendo la testa. - Anche in quel caso sei stata tu a volere che io rimanessi, io non ti ho affatto costretto. - ribatté. La ragazza voltò il capo, con un cipiglio sul viso.
- Come? Non volevi rimanere insieme a me? - gli chiese con timore: di colpo il suo stato d'animo era cambiato. Chat si affrettò a risponderle con sincerità: - No, no affatto! Cosa te lo fa pensare? - - Beh, te ne sei andato senza nemmeno salutare, né lasciare un bigliettino... - disse Marinette. L'altro invece, esclamò un: - Mi dispiace, ma dovevo tornare a casa. A dir la verità, non avrei nemmeno potuto rimanere a dormire insieme a te. Ma non mi sono affatto pentito. - le disse. L'altra sembrò un po' scettica a riguardo, ma decise di credergli. - Va bene... Adesso però potresti alzarti? Mi stai facendo male. - gli chiese. - Oh, certo. Scusa. - l'altro si tirò su e porse una mano alla ragazza, che la rifiutò e si alzò senza il suo aiuto. La corvina si ripulì i pantaloni, strofinando le mani su di essi, per poi riportare lo sguardo su quello dell'altro. La stava fissando in un modo strano, Marinette non sapeva il perché. - Cosa stavi facendo qui fuori? - volle sapere il ragazzo. Si avvicinò alla sdraio su cui era ancora appoggiato il blocco da disegno di Marinette ma, prima che potesse aprirlo, la ragazza glielo strappò bruscamente dalle mani e se lo portò al petto. - Non puoi vederli. - esclamò. - Vedere cosa? - domandò lui, confuso. - I miei disegni, ovvio. Non puoi vederli. - ripeté, risoluta. - Dai, volevo darci solo una piccola sbirciatina. - Chat Noir insistette, ma la corvina non era intenzionata a cedere. Scosse la testa più e più volte. - Mi dispiace, ma questi resteranno top secret. - - Ma come? E io che credevo fossimo amici. - fu la risposta di Chat.

Serena

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