Chi sta male non lo dice e infatti non dicono di star male Yannick e Ifem, due ragazzi dalle origini africane che – come racconta Antonio Dikele Distefano – vivono in modo diverso il disagio dell’immigrato che in terra straniera deve affrontare l’emarginazione e i pregiudizi razziali.
Yannick è schiavo della droga, Ifem si tuffa nell’amore per Yannick e si aggrappa al sentimento per arginare il dolore per la morte improvvisa della madre: l’ha vista uscire in lacrime, poi ha saputo del suo incidente…Lo sbocco risolutivo per i due ragazzi è diverso: lui passa attraverso la comunità (“Fino a quando non ci si rende conto che se si vuole che accada qualcosa nella nostra vita, quella cosa dobbiamo volerla e farla noi”), lei affronta il suo dolore (“Mentre sparisco tra le braccia di mio padre mi rendo conto che si capiscono così tante cose quando non si è più innamorati. Io come lui oggi aspetto che qualcuno mi salvi”) e il distacco da Yannick con un ritorno alle origini (“Cosa ci vado a fare io in Congo?... Mamma… Vado per tornare diversa, per dimenticarmi che non ci sei e ricordarmi che esisto”).
Giudizio finale: una breve, triste storia che aiuta a calarsi nel punto di vista di chi arriva. Drammatico e costruttivo al tempo stesso.
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I libri più belli, letti nel 2016/20
Random"Ci sono alcune cose che sono infinite, tra cui: l'Universo, i vestiti sopra la sedia e la lista dei libri che voglio leggere." Questa storia tratta dei i libri più belli letti dal 2016 in poi e per questo motivo sarà in continuo aggiornamento. Le r...