Mi chiamo Katherine. Ho quattordici anni. Dall'esterno posso sembrare normale: ho un viso, un corpo, degli occhi, un naso e una bocca, come la maggior parte delle persone. Ma dentro sono diversa. Chi mi conosce sa che non sono una ragazza normale. Ho viaggiato in tutto il mondo, ma non per colpa del lavoro dei miei genitori, bensì per colpa mia. In ogni stato in cui sono stata ho combinato un casino per cui sono stata costretta ad andarmene. Non ho amici. Quelli che avevo sono morti. Non ho genitori, non li ho mai avuti e non mi interessa sapere dove o chi sono. Mi hanno abbandonata, questo è quel che conta. Ho fatto delle brutte cose e ne farò ancora. Mi dispiace per quel che ho fatto, ma non ho avuto scelta.
Adesso sono in macchina con mia zia Molly, lei non è veramente mia zia, ma è la donna a cui sono stata affidata da piccola: è abbastanza alta e magra, tiene sempre i capelli raccolti in una crocchia e i suoi occhi sono nascosti continuamente da occhiali da sole in stile anni '70.
- Ecco siamo arrivati.
Mi dice con un filo di voce.
Dall'auto si vede la mia nuova scuola: un edificio bianco con colonne dello stesso colore e un portone d'ingresso di legno inciso. L'edificio è accostato ad una montagna e circondato da boschi di sempreverdi.
Zia Molly mi conduce nell'ingresso e si porta davanti ad un bancone per parlare con un uomo che sta scrivendo al computer.
- Sono qui per iscrivere Katherine Inperi.
- Ha l'autorizzazione?
Risponde distrattamente l'uomo.
Zia Molly gli consegna un foglietto di carta dall'aria molto antica, dopo averlo guardato per un attimo l'uomo mi osserva stupito e dice qualcosa sottovoce alla zia a cui lei risponde con un cenno, poi si avvicina a me per parlarmi. Noto con sorpresa che ha le lacrime agli occhi.
- Katherine ora devo andare, ma non ti preoccupare, ti spiegherà tutto Max.
- Zia calmati, ci rivedremo, non è la prima volta che mi accompagni in una nuova scuola.
- Già, spero proprio che sia come dici tu.
Allora mi abbraccia e se ne va, lasciandomi a fissare la porta confusa. Pochi minuti dopo, sto attraversando un corridoio per seguire il tizio del bancone: Luca.
- Stiamo andando nella sala riunioni, lì incontrerai il preside.
Mentre finisce di dirlo mi apre la porta di una sala immensa, abbastanza grande da poter contenere cinquecento ragazzi. Le pareti bianche sono, a differenza dell' atrio e dei corridoi, decorate con mappe e scorci di battaglie, le sedie disposte a semicerchio sono tutte nere e rivolte verso un grande tavolo di legno, rivestito superiormente da una lastra di vetro che protegge una mappa, dall'aspetto decisamente vecchio.
Dietro il tavolo c'è un uomo alto e muscoloso, sulla cinquantina, i capelli marroni sono striati di grigio e il viso sorridente è cosparso da profonde rughe. Quando mi vede mi sorride.
- Oh, una studente dell' ultimo minuto, accomodati pure.
Con un gesto della mano mi indica una sedia vicino ad un ragazzo molto abbronzato, con i capelli biondo scuro e gli occhi blu come il mare.
- Ehm preside, le dovrei mostrare una cosa.
Luca si avvicina a lui cauto, con l'autorizzazione che gli aveva dato zia Molly in mano e la dà al preside. Il suo viso sorridente si indurisce di colpo e fa cenno a Luca di andare via, poi si rivolge a noi con un sorriso forzato.
- Benvenuti alla D.O. Accademy. Come pochi di voi sanno D.O. sta per Demigods of the Olympus cioè semidei dell'Olimpo. Questa è una scuola per addestrare voi giovani figli delle divinità greche, che al contrario di quello che pensano le persone, sono vive e fanno ancora molti figli come potrete notare dai numerosi allievi che questa accademia istruisce.
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La Tredicesima Dea: l'Inizio di una Morte
Fantasy|| IN REVISIONE || "Fidarsi di se stessi è il peggiore degli sbagli" Più di tremila anni sono passati dalla creazione di un nuovo dio. L'Olimpo arranca, cercando di rimanere in vita nonostante l'umanità oramai lo consideri una favola mitologica. I s...