[Eliza POV]
Il buio mi avvolge inghiottendomi nella sua oscurità. Non riesco a vedere nulla, non sento nulla. Apparentemente sono sola. Non so dove sono e la cosa mi spaventa. Il mio corpo comincia a tremare, ma non credo sia per la paura. Mi sento strana, infreddolita, bagnata, dei brividi mi pervadono il corpo facendomi quasi battere i denti. Non capisco cosa succede. Dove mi trovo? Perché non vedo niente? Perché sento freddo?
Cerco disperatamente di ricordare come io sia finita qui – anche se non ho la più pallida idea di dove sia il qui - e perché mi ritrovi in queste condizioni, ma non faccio in tempo a fare mente locale che gli eventi mi travolgono come un treno in corsa. Poi sento il freddo pungente scemare in un tepore inaspettato ed un tessuto morbido ricoprire il mio corpo.
Alcune parole ripetute giungono alle mie orecchie, ma non riesco a comprenderle.
"Non sei una peste, sei un angelo... il mio angelo", quella voce, la sua voce, mi sembra di rivivere un dejà vu.
Un tocco gentile mi sfiora la guancia, la sua delicatezza è quasi surreale. Forse sto solo sognando... e anche se fosse? Non m'importa. Mi lascio travolgere da quelle scariche elettriche che mi provoca quel tocco, il suo tocco, il tocco di Alycia.
Non può essere lei, lei se ne è andata. Eppure, non posso confondere questa sua tenerezza, è lei... deve essere lei!
Sono curiosa di confutare la mia tesi, ma anche timorosa di scoprire che tutto questo sia solo frutto della mia immaginazione. Nonostante ciò, apro gli occhi e mi trovo due bellissimi smeraldi fissarmi.
È seduta al mio fianco con le braccia che penzolano sulle ginocchia ed una espressione triste, forse mortificata, stampata sul viso.
"Ti ho cercata dappertutto... ero preoccupata da morire... non ti trovavo da nessuna parte e fuori c'è una tempesta mai vista...", sussurra in affanno.
Nel suo tono percepisco angoscia, non rabbia. Eppure l'ho delusa, so di averlo fatto, non presentandomi ieri sera alle scuderie.
"Poi ho controllato nei posti più impensati e finalmente ti ho trovata... stavi tremando... così, ti ho messo una coperta", mormora distogliendo lo sguardo.
"Gr... grazie", balbetto incapace di dire nient'altro.
"Non potevo andar via senza salutarti... non dopo il modo in cui ci siamo lasciate l'ultima volta", dice con voce tremante.
Allora non sto sognando? È tornata... è tornata per me?
Sospiro più volte, realizzando di avere una seconda chance e di non volerla sprecare per nessuna ragione al mondo. Sto per aprire bocca, ma sento di nuovo la sua voce.
"Eliza, cosa ci fai nel fienile? Non vorrei che ti ammalassi, fa freddo qui e tu sei fradicia. Dai, vieni... ti accompagno al castello. Ho l'ombrello...", afferma con fare protettivo.
Sta per alzarsi quando io le poso la mano sul braccio e glielo impedisco. Mi guarda con aria interrogativa non capendo le mie intenzioni. Nego con la testa con la speranza di farle capire che voglio stare qui, sola con lei, ancora un po'... ma guardando lo stupore nei suoi occhi, mi accorgo che non basta.
"Alycia, ti prego... ho bisogno di stare ancora un po' qui... con te", le dico con un filo di fiato.
"Eliza, ti ammalerai...", obietta contrariata.
"Non mi interessa... ti chiedo solo di ascoltarmi, ho molte cose da dirti... ti prego...", ammetto il mio vero intento arrivando alla supplica.
Annuisce senza dire una parola e, arrendendosi al mio volere, si rimette al mio fianco. Ci metto un po' a trovare le parole giuste per cominciare, ma alla fine mi faccio guidare dai miei sentimenti.
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Something Called Love
FanfictionLa storia è ambientata alla fine degli anni sessanta, nel West Sussex contea inglese. La vita di Alycia Spencer, orfana di madre e figlia dello stalliere della tenuta Arundel, sarà sconvolta dall'arrivo della giovane duchessa, Eliza Howard, secondog...