Capitolo 33

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Dal capitolo precedente:

"Aly, non ho idea di cosa tu abbia combinato stanotte e sinceramente non lo voglio sapere... ma abbiamo bisogno di parlarti, come tu signorina hai bisogno di un caffè, magari un paio... quindi sorellina, datti una mossa! Vestiti, che ti portiamo a fare colazione", mi dice spingendomi verso l'armadio.

Annuisco, continuando a brancolare nel buio. La testa continua a tampellarmi in un modo sempre più fastidioso. Accidenti a me e a quando ho bevuto, credo che non lo farò mai più in vita mia.

*****

In poco tempo mi ritrovo al tavolo della caffetteria con una tazza fumante di caffè tra le mani e sei paia di occhi puntati contro che mi fissano senza aprire bocca.

"Ok, possiamo passare oltre? Lo so che è un shock per te, Dichen, vedere la tua sorellina col post sbornia, per la prima volta in vita tua, ma non credo che siate venute qui per questo. Mi volete dire che succede? Cosa diavolo è successo ad Eliza? Comincio a pensare il peggio e mi sto spaventando", affermo rompendo il silenzio, stanca di non capirci più niente.

"Prima di raccontarti tutto, avrei bisogno di farti una domanda piuttosto personale. Lo so, tra noi due non c'è confidenza e so di chiederti molto ma... ma vorrei che tu fossi sincera... io tengo moltissimo a mia sorella e ho bisogno di sapere...", comincia a dire Marie, il suo tono è deciso, ma anche preoccupato.

Credo di sapere cosa voglia chiedermi, si percepisce dalla tensione nella sua voce. Anche se non mi piace parlare dei miei sentimenti, non ho più intenzione di negare o mentire, sarebbe come rinnegarli ed io non ne ho né la voglia, né la forza in questo momento.

Annuisco, facendole segno di continuare, cercando di celare il mio stato d'animo sempre più irrequieto.

"Sei innamorata di mia sorella?", nonostante me l'aspettassi rimarco basita a quella domanda così diretta.

Mi prendo un altro istante, non so neanche io il motivo, tanto la risposta è e sarà sempre quella.

"Sì, sono innamorata di Eliza. La amo perdutamente, talmente tanto che mi spaventa...", sussurro distogliendo lo sguardo.

"Visto la domanda, così diretta, immagino che lei vi abbia raccontato tutto...", continuo cercando di capire.

"Sì, più o meno...", replica Marie incerta.

"Sto ancora cercando di rammendare il mio cuore. Non capisco perché sia fuggita, così, senza nemmeno salutarmi, lasciandomi solo una lettera. E la cosa peggiore e che – per quanto ci provi – non riesca a farmene una ragione... ma forse è meglio così. Non c'è futuro per noi, l'ho sempre saputo e lo sa anche lei. Solo che lei ha avuto il coraggio di ammetterlo a se stessa e ha fatto una scelta, che non posso di certo biasimare...", ammetto avvilita rivelando la mia vera paura.

"Carissima Annabelle – ops... scusa è la forza dell'abitudine – volevo dire Alycia, smettila di dire fesserie!", mi apostrofa Lindsey.

Quando sento di nuovo il nome di Annabelle sgrano gli occhi sorpresa, ora più consapevole. Credo che quella sera, alla festa, l'abbia data a bere davvero a pochi.

"Tu non sai molte cose. È vero Eliza è fuggita lontana da te. Ti ha lasciato lì, in quel modo, perché altrimenti non ne avrebbe avuto il coraggio, ne tantomeno la forza. La conosco bene e lei non ti avrebbe mai lasciato non dopo... beh, sì, insomma... non dopo quello che è successo. Non è stata una sua scelta, non è dipeso da lei", continua a spiegarmi.

Sento le sue parole arrivarmi al cervello, ma non ne capisco il senso. Che cosa sta cercando di dirmi? E poi cosa vuol dire che non è stata una sua scelta?

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