Capitolo 28

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[Eliza POV]

I miei occhi si aprono, disturbati da un spiraglio di luce rossastra. Cerco di muovermi, ma due braccia strette al mio corpo me lo impediscono. Sorrido quando vedo la proprietaria di quelle braccia. Il suo viso, ancora assopito, è la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia. Le accarezzo i capelli sparsi su quel cuscino fatto di paglia e fieno, facendo attenzione a non svegliarla.

Mi soffermo a guardarla a lungo, osservando tutti i suoi lineamenti, come se volessi imprimerli nella mente. I suoi occhi, ora nascosti dalle palpebre, che mi guardano sempre con un intensità tale da farmi tremare, quasi io fossi la cosa più bella di questo mondo. La sua fronte che si aggrotta leggermente quando è in imbarazzo. Le sue guance che si increspano per una mia carezza, il suo naso leggermente pronunciato che accarezzato dalle mie dita si arriccia in quella maniera deliziosa e poi le sue labbra, quelle labbra che mi hanno baciato dovunque provocando un'emozione ed un piacere incontenibile. Dio, le sue labbra morbide, di un sapore quasi afrodisiaco, che non mi staccherei mai di baciare.

Amarti è stato facile, dimenticarti sarà impossibile Alycia. Lo so, in qualche modo ti ho illusa che sarei rimasta, ma non posso. Dio, lo vorrei così tanto, ma non posso lasciare Marie nelle grinfie di mia nonna. Il tuo ricordo mi accompagnerà per tutta la vita, mi aiuterà a sopravvivere e a non soccombere alla vita schifosa che mi aspetta. Grazie per avermi amato, incontrarti è stato il regalo più bello che il destino potesse farmi, conoscerti è stata la mia salvezza. Tu sei la mia metà Alycia ed io ti amerò per tutta la vita e di questo ne sono sicura.

Le lacrime cominciano a rigarmi il volto ed io non mi disturbo a trattenerle. Dirle addio è la cosa più difficile che io abbia mai fatto in vita mia.

Le accarezzo il volto per un'ultima volta e lentamente sguscio fuori dal suo abbraccio. Mi rivesto in fretta, cercando di non fare rumore e prima di andarmene afferro un foglio e una penna nella mia borsa e le scrivo quello che provo in questo momento. Lo poso sul tavolo improvvisato e, cercando di trattenere i singhiozzi, me ne vado.

"Addio Alycia...", sussurro poco prima di chiudermi il portone alle spalle.

Mi affretto ad andare verso l'uscita del maneggio, non avendo cura di farmi vedere da qualcuno. Il sole è ormai tramontato, ormai il freddo della sera si fa sentire, afferro la giacca dalla borsa e la indosso poco prima di richiamare un taxi. 

"Dove la porto Signorina?", mi chiede gentilmente l'uomo afferrandomi la borsa e caricandola nel baule.

"Peterborough a Burghley House, grazie", sussurro cercando di non fare tremare la voce.

Non posso tornare ad Arundel, ho bisogno di cambiare aria e andare da zia Kate potrebbe non essere un'idea così sbagliata.

"Va bene, si metta comoda, ci vorrà più di un'ora con tutto questo traffico", annuisco distrattamente persa tra i miei pensieri.

Poso la testa al finestrino e guardo le luci della città susseguirsi veloci, quasi fosse un film. Rimango persa nel mio sconforto, cercando di trattenere le lacrime per non dar spettacolo.

Il dolore di averla lasciata continua a lacerarmi dentro, ma a conti fatti non potevo restare, non potevo vivere questa favola che mi avrebbe reso felice per il resto della mia vita, non c'è soluzione per me, per lei, per noi... noi non potremmo mai stare insieme, non potremmo mai vivere il nostro amore ed essere felici. Il motivo della mia visita era solo uno: quello di dirle addio. Solo che non avrei mai pensato che fosse così dura lasciarla.

Spero solo che un giorno possa perdonarmi e che riesca ad andare avanti nonostante io le abbia incasinato la vita.

Di una cosa sono sicura, non amerò mai nessun altro come amo te, Alycia.

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