Capitolo 34

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È passata quasi una settimana da quando mia sorella e le Duchesse sono venute a trovarmi e da allora non faccio altro che rimuginare, tormentandomi fino allo sfinimento.

Continuo a pensare che la scelta di Eliza sia giusta, che il suo sacrificio le faccia onore, tuttavia non posso fare a meno di pensare che la vita sia stata ingiusta con noi e che un amore come il nostro non possa finire in questo modo, vittima di un destino avverso.

A peggiorare il mio stato d'animo c'è Gretchen e la sua rabbia. Da quella sera al pub non mi ha più rivolto la parola e, anche se non posso certo biasimarla, la tensione che si è creata tra di noi comincia ad essere frustrante e veramente insopportabile. Come se non bastasse da ieri siamo rimaste da sole, i ragazzi del gruppo sono tornati a casa per le vacanze di primavera.

Devo sistemare le cose e lo devo fare subito. Ho troppe cose a cui pensare e, prima di impazzire completamente, devo alleggerire un po' il carico.

E per questo che mi ritrovo a consumare il pavimento della stanza del campus, con una terribile ansia che mi divora, nella speranza che – presto o tardi – Gretch rientri da quella porta.

Per una volta la fortuna sembra assistermi perché, l'istante dopo il mio pensiero, la vedo comparire davanti a me. Le sorrido fiduciosa, ma il suo sguardo spento e privo di entusiasmo uccide tutto il mio ottimismo.

"Ciao...", sussurro cercando di attirare la sua attenzione.

Lei mi fa un cenno, ma non apre la bocca. Continua ad ignorarmi, ma non posso e non voglio più continuare così.

"Gretchen, per favore... lo so che ti ho fatto soffrire, ma io non ce la faccio più a continuare così. Mi manca la amica, la mia compagna di stanza. Mi manca studiare con lei, parlare, scherzare, discutere. Avrei un milione di cose da dirle. Come ad esempio che sono una gran deficiente e che non merito il suo perdono... ma sono troppo timida, introversa, a volte mi spaventa la mia ombra e questo continuo rimuginare non mi aiuta... ma c'è una cosa che non ho paura di dirle...", il suo sguardo si addolcisce cercando con disperazione il mio.

"Cosa?".

"Ti voglio bene Gretch e te ne vorrò sempre", mormoro avvicinandomi.

I suoi occhi si inumidiscono e per un attimo penso al peggio, ma alla fine allarga le braccia chiudendo la distanza tra di noi.

"Vieni qui, stupida...", dice stringendomi in un abbraccio.

"Stupida?", mormoro divertita.

"Sì, mia cara... deficiente è riduttivo. Stupida zuccona è più appropriato...", mi apostrofa arricciando le labbra all'insù.

"Comunque sappi che ti perdono, mi ci vorrà un po' per farmela passare, ma me ne farò una ragione".

"Grazie Gretch...", sussurro stringendola con tutto il mio affetto.

Gretchen torna a sistemare le sue cose sulla scrivania e mentre lo fa, batte la mano sul suo letto.

"Adesso Alycia ti metti qui e cominci a raccontarmi tutto il milione di cose che hai da dirmi, perché comincio veramente ad essere curiosa... e se fossi in te comincerei proprio da Eliza. Peccato che non abbia pensato ai popcorn avrebbero fatto comodo. Sembra una storia interessante", afferma sdrammatizzando sul finale.

"Gretchen!", la riprendo fingendo indignazione.

Scoppia a ridere contagiando anche me. Non ci metto molto a sedermi sul suo letto incrociando poi le gambe su di esso per stare più comoda. Comincio ad aprire la bocca e senza accorgermene le racconto ogni cosa, di me, di Eliza e di quello che sta succedendo. Lei rimane, lì, in silenzio, al mio fianco, quasi rapita dal mio racconto, confortandomi nei momenti di cedimento e ridendo in quelli buffi.

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