Capitolo 11

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BEATRICE'S POV

Apro la porta e lo vedo,per poco non svengo.

È così bello da togliere il fiato.

Indossa una camicia aderente che mette in risalto il suo corpo muscoloso, un paio di jeans, delle vans nere e un giubbotto di pelle che gli dà l'aria da cattivo ragazzo.

Tendo di riprendermi da quella visione e formulare una frase di senso compiuto, ma fallisco.

"C-ciao Davis possiamo andare."

Sono rossa come un peperone, vorrei sprofondare dalla vergogna. Stupida stupida.

" Ciao Beatrice sei bellissima." risponde lasciandomi un piccolo bacio sulla guancia.

Sono entrata in una sorta di trance. Davis Johnson mi ha appena fatto un complimento e dato un bacio sulla guancia.

"Adesso possiamo andare." continua lui prendendomi per mano.

Questo gesto sta diventando sempre più naturale. La sua mano avvolge la mia in maniera così dolce e delicata, con lui mi sento al sicuro.

Dentro me si è formato un uragano di emozioni che solo lui è capace di provocare. Mi sento come una ragazzina in preda alla sua prima cotta. In fondo è così.

Il cuore minaccia di esplodere. Mi riprendo e rispondo mentre lo seguo.

"G-grazie per il complimento neanche tu sei male."

Ci dirigiamo verso la sua moto. Aspetta un momento una moto???
Santo cielo, non sono mai salita su una moto e me la sto facendo sotto dalla paura, cerco di mantenere la calma e non fargli capire nulla.

Lo osservo mentre monta sulla sua moto e devo dire che è una scena a dir poco sexy.

Faccio un respiro profondo e mi posiziono dietro di lui.

Stringo le mie gambe alle sue come se fosse questione di vita o di morte. Sono troppo giovane per morire, voglio ancora vivere.

E le mani dove dovrei metterle?

"Se non vuoi rischiare di cadere devi tenerti forte a me piccoletta." interviene Davis come se mi avesse appena letto nel pensiero.

Non mi dà neanche il tempo di compiere l'azione che in men che non si dica prende le mie mani e le posiziona attorno la sua vita.

"Così va meglio." dice sorridendo e schiacciandomi l'occhiolino. detto questo rivolge la sua attenzione alla guida.

Accende la moto e partiamo. Sussulto leggermente al ruggito del motore e mi stringo ancora di più a lui.

Sono consapevole del fatto che sia una situazione abbastanza imbarazzante ma in questo momento al diavolo il buon senso, la paura prende il sopravvento.

Tengo gli occhi chiusi come se da un momento all'altro stessi per cadere e non voglio assolutamente assistere a questa ipotetica scena. Me la sto proprio facendo sotto. Quando arriviamo?

La risposta a quella mia silenziosa domanda arriva subito. Mi legge nel pensiero per caso?

"Stiamo arrivando mancano solo pochi chilometri." urla guardandomi dallo specchietto per sovrastare il vento causato dalla velocità.

Mi rivolge un piccolo sorriso e stringe leggermente la mia coscia con fare rassicurante.

Deve aver notato che per tutto il tragitto ho tenuto gli occhi chiusi a causa della paura, quindi annuisco timidamente guardandolo dallo specchietto.
In quel preciso istante ho dimenticato di trovarmi su questa moto. Non riesco a smettere di fissarlo, anche attraverso uno stupido specchio è dannatamente bello.

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