Capitolo 22: "Amelia Toffi"

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Sono passati altri due giorni, dopo un'accurata visita Alberti firma il mio foglio dimissioni.
Ho finito ora di riporre le cose in valigia, ma un'ultima controllatina non fa mai male.

"Ho preso tutto, sono pronta"

"Te ne vai senza salutare il tuo medico preferito?"

"Ethan ciao, ti avrei cercato per salutarti, ma ammetterai, che tu dottore, hai sempre un sacco di cose da fare in mille posti diversi"

"Quindi non neghi che sono il tuo preferito?"

"Non l'ho mai nemmeno affermato"

"Ma non l'hai neanche smentito, comunque avrei trovato cinque minuti per te..."

"Non sono molto brava con i saluti"

"Ti insegno come si fa..."

"Scherzi vero?"

"Mai stato così serio"

"Sentiamo sono tutta orecchi"

"Spalanca le braccia e avvicinati a me, quando saremo abbastanza vicini ci stringeremo in un abbraccio, e quando ci staccheremo ti farò le raccomandazioni del caso... sei pronta?"

"Ethan...ma ti sembra davvero il caso?"

dico scuotendo il capo.

"Niente ma... avanti"

Sorrido mentre faccio quello che mi ha chiesto...

appena lo stringo, realizzo che è la cosa migliore che potessi fare, quella di cui avevo veramente bisogno. Lui mi conosce molto più di quanto credessi, ha realizzato prima di me quale fosse il mio bisogno e ha provveduto.
Mi beo del contatto con questo corpo muscoloso, accogliente, forte e al contempo tanto delicato; mi stringo a lui, mi lascio contenere, mentre mi accarezza la schiena aumentando l'intensità della sua stretta, è sempre lui a decidere quando staccarsi da me:

"Ehi ci vediamo tra un mese, comportati bene e non farmi sorprese strane ok?"

"Certo stai tranquillo... tu ci sarai quando tornerò?"

"Puoi scommetterci... se hai bisogno di me per qualsiasi cosa chiamami, questo è il mio numero di cellulare; mi raccomando mi aspetto che tu lo usi, non necessariamente per motivi di salute, puoi telefonarmi o messaggiarmi quando ti pare, quando hai necessità di sentirmi."

"Grazie... è un regalo prezioso quello che mi stai facendo, ma non devi sentirti in obbligo"

"Ragazzina, obbligo per me equivale a ricevere ordini sul lavoro a cui attenermi, ma non esiste nella mia vita privata. Non so se mi sono spiegato"

"Chiaro. Adesso sarà meglio che vada"

"Già.... mi mancheranno..."

"Che cosa?"

"I colori del tuo sorriso"

Arrossisco violentemente:

"Mi raccomando non essere troppo severo con le piccole ok?"

"Altro che severo, sono diventato un burattino nelle loro mani..."

"Adesso vado per davvero..."

"Allora arrivederci..."

Esco senza ripensamenti, senza voltarmi indietro.
Fortunatamente l'autobus che devo prendere arriva dopo poco, in un batter d'occhio mi ritrovo sotto casa.
Apro il portone del palazzo e salgo le scale velocemente.
Infilo la chiave nella toppa che entra, ma non gira; resto basita quando una signora di mezza età apre la porta di casa mia, mi ruba la valigia di mano e si presenta:

"I Colori del tuo sorriso..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora