Capitolo 2.

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"Lasciami stare." Lo pregai, mentre mi allontanavo. "Non sono in vena."

"Per caso sei in arteria?" Commentò, ridendo.

"Non è giornata ti ho detto." Cercai di evitare di ascoltarlo.

"È nottata?" Aggiunse.

"Alessandro, basta!" Urlò Isa, attirando l'attenzione di tutti gli studenti che vagavano per i corridoi.

Il suo comportamento mi aveva sorpreso... lei era sempre tanto timida!

Camminai più velocemente per seminarli, quella situazione cominciava a darmi fastidio e ad irritarmi più del dovuto. La mia migliore amica era dietro di me, ma si bloccò non appena sentì una voce chiamarla.

"Isa, vieni un attimo qui!" La voce apparteneva al ragazzo che più odiavo in assoluto.

Mi fece cenno di aspettarla lì e si avviò verso il terribile Alessandro Casillo.

|ISA'S POV|

Tornai da lui. Non potete immaginare quanto avrei voluto ammazzarlo, in quel momento. Mi davano già fastidio le sue solite battute,  ma quella volta aveva proprio esagerato. Anche se, nonostante tutto, a letto era davvero magnifico.

"Ma che le prende?" Chiese, con faccia interrogativa.

"Le prende che sei un idiota. E che non devi spingerti oltre certi limiti." Ammisi arrabbiata.

"Ma scherziamo sempre. E comunque non ti do il diritto di offendermi." Si poggiò al muro con aria indifferente.

"Non sai quanti schiaffi ti darei quando ti comporti così. Soprattutto quando ci sono persone che stanno male, e tu te ne infischi."

"Sta male per averle detto 'devi farti difendere dal papino'? Mi sa che la ragazza ha problemi seri." Sbuffò, posizionandosi a braccia conserte.

"La ragazza non ha un padre. E ti consiglierei di smetterla di fare battutine sarcastiche su questa cosa, se non vuoi un calcio dritto dritto nelle palle." Sorrisi falsamente.

"Non sapevo... della sua situazione familiare, ecco!" Mise una mano dietro la nuca, essendo evidentemente scosso. Non se l'aspettava.

"Valle a chiedere immediatamente scusa." Gli ordinai.

"Hey, io non prendo ordini da nessuno, soprattutto da te. " Ironizzò, rimanendo fermo al suo posto.

Mi sistemai dinnanzi a lui a braccia conserte, picchiettando nervosamente con il piede destro sul pavimento.

"Eh va bene." Scrollò le spalle.

Si avvicinò cautamente a Serena. Speriamo non faccia ancora lo stupido.

|SERENA'S POV|

Ad un certo punto sentii afferrarmi la spalla. Mi voltai di scatto e, con mia grande sorpresa, trovai Alessandro.

"Che sorpresa, c'è il Casillo. Non immagini quanto sia felice di vederti."

"E tu non sai quanto, in questi pochi minuti, sia diventata improvvisamente simpatica." Sorrise amaramente. "Comunque, sono qui per un altro motivo." Abbassò lo sguardo.

"Oh, davvero? Quindi cosa ci faresti tu qui?" Mi sistemai a braccia conserte.

"Volevo chiederti scusa, per prima... io non sapevo..." Mi guardò dolcemente negli occhi, ma abbassai subito lo sguardo.

"Non fa n-niente... sto b-bene!" Sorrisi falsamente, trattenendo le lacrime.

"Sicura?" Chiese, come se fosse seriamente preoccupato per me.

"Sì." Finsi un sorriso per la seconda volta in pochi attimi.

"Quanto può essere falso il tuo sorriso?" Domandò retorico.

"Tanto. Però te ne sei accorto solo tu." Sospirai.

"Io sono speciale." Mi fece l'occhiolino, per poi scrollare le spalle.

"No, tu sei Casillo e basta. Ora vado, non voglio entrare in classe in ritardo per colpa tua. Comunque scuse accettate." Farfugliai mentre mi allontanavo velocemente, rischiando di piangere.

Erano passati solo 10 minuti, eppure mi sembravano trascorse ore. Raggiunsi Isa dall'altra parte del corridoio e insieme ci avviammo in classe.

"Che ti ha detto?" Chiese, curiosa.

"Mi ha chiesto scusa, cosa molto strana. Qui mi sa che qualcuno ha spifferato tutto." Commentai, osservandola sott'occhio.

"Chi sarà mai stato?" Finse, guardandosi intorno.

"Non sei brava a fare l'attrice. Sai bene che non voglio che si sappia in giro... e comunque sono sicura che tra un po' Alessandro andrà a dire tutto alla sua banda, e tornerà a prendermi in giro come se niente fosse successo." Sospirai.

"No, ha imparato la lezione. E poi mi è sembrato realmente preoccupato e dispiaciuto per te..." Rifletté.

"Sarà stata una tua impressione. Casillo non ha un cuore, non si preoccupa, non si dispiace. Ora andiamo, o facciamo tardi."

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