Capitolo 15.

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"Ti va di.."

Si bloccò sulla soglia della porta. Mi ricorda la scena dell'altra sera..

"Vattene" riuscii a dire tra i singhiozzi.

"Serena.." si avvicinò.

"Vai via" piagnucolai.

"Vuoi davvero stare sola?"

Pensai a quella domanda. Spostai lo sguardo sul suo viso e poi sui suoi occhi. Scossi la testa, e si sedette accanto a me.

"So che è una cosa difficile. Ti capisco. Ma devi farti forza.." mi accarezzò la schiena.

"Mi viene spontaneo piangere.. sto malissimo.."

"Lo so, lo so.." mi abbracciò.

Mi sentivo protetta, al sicuro tra le sue braccia.. era ufficiale. Mi piaceva Mr. Casillo-Nonhouncuore. Avevo strani brividi quando mi baciava, mi toccava, mi abbracciava..

"Tu come hai fatto per stare meglio?" domandai, tirando sù con il naso.

"Vedi come sono io tutti i giorni? Ho intorno a me una sorta di corazza, di scudo.. e sembro un altro. Ma non ti consiglio questo metodo. Poi se cominci a comportarti come me diventerai la più figa e tutti ti verranno dietro, e questo non è possibile perché tu sei solo mia. Capito?" sospirò, sorridendo.

"Solo tua." ripetei.

"Ecco. Però un modo per stare bene c'è, ed è sfogarsi. Tu già lo fai, quindi. Comunque ho un'altra idea. Che dici se una di queste sere ti portò al lago?"

"Si! Grazieeee" lo abbracciai.

"A te, grazie a te. Sei il sole dopo una giornata di pioggia, l'arcobaleno dopo un temporale.."

"Come si suol dire, fulmini a ciel sereno.." ironizzai.

"Sono squallido, ma tu sei a livelli molto superiori." rise.

"Con il mio nome si possono fare molte battute." mi vantai.

"Lo so.. lo so bene." sorrise "E comunque la colazione è ancora lì che ti aspetta"

"È vero.. andiamo" mi alzai e gli tenni forte la mano.

Andammo in cucina e mangiammo le delizie che aveva preparato.. erano davvero buone!

"Sei bravo a cucinare!" sorrisi.

"Grazie! Ho preso da papà" sorrise, mangiando un boccone.

"Lui è bravo?" domandai.

"Tanto bravo, è uno chef." disse orgoglioso.

"Che figo!" quasi urlai.

"Già, mi prepara i pranzetti più buoni in poco tempo.. il mio stomaco lo adora" rise.

"Scemo." ridacchiai.

Bevemmo infine il succo di frutta e lavammo i piatti.

"Dalba.." mi chiamò.

"Si?" mi girai.

"Io.. io.." farfugliò.

"Tu..?" chiesi, curiosa e un po' confusa.

"Niente" sospirò "Niente."

"Dai, che cosa?" volevo saperlo.

"Non è nulla di importante."

"Vabbe.. piuttosto, hai parlato con Shanon?" domandai, roteando gli occhi al cielo.

"No.. era questo che volevo dirti.. ma non mi sembrava il momento opportuno.."

"Ma no, tranquillo. Hai bisogno di qualche altro consiglio?"

"In realtà si. Ho provato a chiamarla.. ma appena ci provo ho paura, non riesco. È più forte di me.. mi blocco!" sbraitò.

"Prova a dire prima tutto davanti allo specchio.. e poi a lei" sorrisi.

"Bell'idea, grazie." mi abbracciò.

"Non abbracciarmi" mi staccai "Che altrimenti piango." abbassai il capo.

"Puoi anche piangere, non c'è nulla di male." mi accarezzò la guancia.

"Si.. ma poi mi sembra di fare la vittima e io non voglio!"

"Non passi per vittima. Solo per ragazza che ha bisogno di aiuto. E che viene aiutata, dalle persone giuste."

"Ora un abbraccio te lo meriti" lo strinsi, aggrappandomi al suo collo co le braccia.

Sentii una vibrazione, ma non era mia.. infatti proveniva dalla sua tasca. Tirò fuori il cellulare, e lesse qualcosa.

"È Zine che vuole sapere di me.. e di te."

"Ah.. io non voglio che il fatto di mia madre si sappia."

"Tranquilla, non si saprà.. diremo che c'è venuta l'influenza" rise.

"A tutti e due?" mi venne da ridere.

"Si, che ce frega? Viva l'influenza di gruppo!"

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