Capitolo 67.

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Solo una mezz'oretta più tardi sentii la porta della camera cigolare, e smisi di singhiozzare. L'avevo già riconosciuto dal rumore dei passi, dall'odore inconfondibile che si era diffuso velocemente in tutta la stanza, dal respiro tremante.

"Scusami." la voce mi uscì flebile dalle labbra, e non ebbi neanche il coraggio di guardarlo negli occhi per vedere in che condizioni fosse.

La sua mano si poggiò sulla mia schiena, l'altra sul mento e mi costrinse ad alzare lo sguardo. Sembrava normale. Non eccessivamente calmo, non eccessivamente arrabbiato.

"Non scusarti, ammetto che ci sto andando un po' forte con questa storia." sorrise debolmente, abbracciandomi "Però non piangere." mi baciò le lacrime.

"Non lo so perché ti ho detto quelle cose, davvero.. ero.. arrabbiata." sussurrai.

"Scatti d'ira improvvisa sono un sintomo della gravidanza.."

Lo fulminai con lo sguardo, e lui scoppiò in una sonora risata. Alzò le mani, sventolandole.

"Scherzavo!" si giustificò "Sara ha sentito le grida e si è preoccupata, per questo non sono arrivato subito." spiegò.

"Non preoccuparti. Ho sempre l'impressione di rovinare tutto.." sospirai.

"Ma no, vai tranquilla piccola. È tutto ok." mi attirò a sé, stringendomi al suo petto.

"Vorrei tanto che fosse tutto ok, Ale.." sussurrai.

"Sei tornata qui, vivi con me e stiamo lentamente tornando alla normalità. Cosa vuoi di più dalla vita?" sorrise.

"Un amaro Lucano." scherzai.

"Questa battuta proprio non te la concedo.." scosse la testa e scoppiammo a ridere insieme.

"Mi stai contagiando, non va bene questa cosa!" mi lamentai, poggiandogli le mani sulle spalle.

"Invece sei sulla buona strada." ironizzò, continuando a ridere incessantemente.

Mi tirò sù tenendomi per il sedere e strinsi maggiormente la presa intorno al suo collo. Gli baciai la guancia, e lui sorrise soddisfatto con gli occhi chiusi.

"Mi piace quando mi leggi nel pensiero."

"Non ti ho letto nel pensiero." alzai un sopracciglio.

"Be', intanto io volevo che tu mi baciassi." scrollò le spalle ridacchiando.

"Oh." sorrisi e chiusi gli occhi anch'io.

"Non dovevamo andare a casa tua?" sussurrò al mio orecchio.

"Ma c'è Sara qui, è meglio se non la lasciamo sola.." farfugliai.

"Tra poco Michele sarà di ritorno, e poi casa tua mi è sempre piaciuta." mi portò sempre in braccio verso la stanza di Michele "Sara noi usciamo, Michele tornerà fra non molto quindi se bussano è lui okay?" sorrise.

"Certo, divertitevi ragazzi." mosse la mano in segno di saluto e io ricambiai con un sorriso.

Mi mise giù e presi le chiavi di casa mia dalla valigia. Ci dirigemmo verso la porta e lui l'aprì, inchinandosi appena ne varcai la soglia.

"Stupido." risi, scuotendo la testa.

"Gentiluomo." mi corresse.

"Hai ragione tu." ridacchiai, e lui mi strinse fra le sue braccia scombinandomi i capelli.

"Andiamo." sussurrò e io annuii.

Il cammino verso casa fu abbastanza movimentato, nel senso che lui mi faceva sempre il solletico e io per protestare cominciavo a correre. Arrivammo che ero tutta sudata e ansimavo.

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