Capitolo 21.

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Il mio cellulare cominciò a vibrare ancora incessantemente, e all'inizio pensai che fosse ancora Enrico. Ma era un numero strano, non l'avevo nemmeno memorizzato in rubrica.
"Pronto?"
"È la signorina Serena Dalba?"
"Si, sono io."
"Volevo dirle che sua madre si è svegliata! Sta già tornando a casa."
"Ah.." quasi saltai dalla gioia "Grazie per avermi avvertita!"
Staccai il cellulare e abbracciai Alessandro.
"Che succede, Dalba?" sorrise.
"Mamma..sta tornando a casa."
Sorrise con me e mi abbracciò.. ma solo dopo mi resi conto che a lui faceva male, un male cane. Lo guardai. Aveva gli occhi lucidi..
"Scusami, Ale.." sussurrai.
"Non preoccuparti." si strinse a me, e gli accarezzai la schiena.
"Spiegami che è successo quel giorno, Ale. Sfogati.." lo strinsi.
Sospirò e mi portò in camera sua, forse non voleva farsi vedere da suo padre piangere, anche se stava ancora dormendo. Chiuse la porta e mi tirò sul letto accanto a sè.
"Mamma era un'infermiera, e molte volte andava in ambulanza a soccorrere chi ne aveva bisogno, prestava il primo soccorso e trasportava in ospedale. Ma lei stava dietro, odiava guidare. Quel giorno l'ambulanza uscì dalla strada e rotolò giù.. morirono tutti." singhiozzò, tenendo la testa bassa.
Che male, che male che faceva anche se non avevo vissuto la storia. Gli presi le mani e gliele strinsi.
"Dimmi cosa può farti stare bene. Subito." gli ordinai.
"Tu." ammise, senza mezzi termini.
"Io?" ripetei, incredula.
"Tu. Mi piacciono le tue attenzioni, le tue coccole, i tuoi abbracci. Quindi per favore, stammi vicino. Ho bisogno di te." sussurrò leggermente con voce fioca.
Avevo i brividi. Nonostante tutto sapeva anche come farmi venire voglia di strapazzarlo.
"Non lo farò, Ale. Non ti lascerò. Ti starò vicino finché mi vorrai." lo strinsi a me, e scoppiò a piangere.
Un pianto liberatorio, con tanto di singhiozzi e tirate di naso.
"Basta vederti così. Devi sorridere." ordinai.
"Ci provo. Ma non ti assicuro nulla." sorrise debolmente e mi baciò la guancia.
"Shanon?" mi venne da pensare istintivamente.
"Ah, Shanon.." si toccò la nuca.
"Gliel'hai detto che ti piace?" mi sforzai a sorridere ma era una tortura sapere che mi piaceva e a lui piaceva un'altra ragazza.
"No, penso che lo farò domani."
"Bravo, non stare in ansia." gli sussurrai, accarezzandogli i capelli. Erano il suo punto debole, l'avevo capito con il tempo. Chiuse gli occhi e sorrise debolmente.
"È ancora valida la nostra uscita al lago stasera?" domandai imbarazzata.
"Perché non dovrebbe?" questa volta fece un sorriso pieno.
"Beh, per Shanon.." farfugliai.
"Ah, stai tranquilla. Penso a tutto io." rise e appoggiò il braccio sulle mie spalle. Però io mi staccai e lo abbracciai. Avevo bisogno di lui più che mai, e dato che non l'avrei mai avuto mio un abbraccio mi faceva felice.
"Mi prometti che se ti metterai con Shanon non ti dimenticherai di me?" sussurrai con la testa sul suo petto.
"Nemmeno se ci provo riesco a dimenticarti. Stai tranquilla." sorrise e mi sistemò una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
Era impossibile come, ad ogni suo tocco, venissi sovrastata da brividi piacevolissimi. Alessandro stava diventando una droga, ed io ne ero dipendente.
"Per stasera non farti più bella di quanto lo sei già, altrimenti ti guarderanno tutti." mi fece l'occhiolino e arrossii.
"E tu smettila di dire bugie altrimenti non vengo." risposi ridendo.
"Quale sarebbe la bugia?" si avvicinò malizioso.
"Che sono bella."
"Oh, ancora con questa storia? Smettila di non credere in te stessa, Serena. Penso che i ragazzi farebbero la fila per te." sorrise.
"Sono al terzo anno di liceo e non mi si è fatto ancora avanti nessuno. Sono orribile, me lo dicono tutti. Mi sento brutta e inadeguata sempre, per ogni situazione. E non negarlo che quando mi guardi ti faccio pena." sospirai, chiudendo gli occhi.
"Chi ti dice che sei orribile? Beh gli consiglio di mettersi gli occhiali. Non devi sentirti brutta, sei meravigliosa. Non mi fai affatto pena."
Non risposi e continuai a guardare a terra.
"I ricordi fanno male, tanto male. E l'argomento bellezza è un ricordo che non voglio toccare."
"Aspetta.. stai dicendo ricordo? Che è successo?" mi guardò dispiaciuto e mi toccò il braccio.
Sobbalzai, i nostri corpi anche se si sfioravano per pochi secondi facevano scintille.
"Prometti di non dirlo a nessuno, Ale. È una cosa che mi fa vergognare ancora oggi." cercai di trattenere le lacrime.
"Lo prometto, Serena. Non vergognarti di me." mi baciò la guancia nel momento in cui una lacrima salata cadde dai miei occhi.

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