Capitolo 3.

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"Casillo, vogliamo piantarla?" Urlò il professore, esasperato dal comportamento inadeguato di Alessandro.

"Piantare cosa, prof? Non me ne intendo di piante, tanto meno della domanda che mi ha fatto." Disse, provocando una risata generale in tutta la classe.

Il professore scosse la testa, e si rassegnò.

"Va bene, lasciamo perdere. Dalba, vuoi parlarci un po' tu del rapporto tra genitori e figli?" Mi chiese, sorridendo.

Ditemi se questa non è sfiga, proprio in questi giorni... e tutto per colpa sua.

Mi alzai in piedi, pronta a parlare, nonostante la voglia scarseggiasse... ma Alessandro si alzò a sua volta, precedendomi.

"Lasci stare prof, parli con me." Mi guardò sott'occhio.

"Aspettate, che giorno è oggi? Di sicuro una data da ricordare. Casillo che si offre.. e quando mi capita un'altra volta? Allora parla." Rise.

Mi sedetti e guardai Alessandro. Si era davvero 'sacrificato' per me? Qui gatta ci cova.

***

"Casillo, mi aspetti un attimo?" Lo bloccai, mentre tutti gli altri studenti si apprestavano ad abbandonare la scuola.

"Cosa c'è, Dalba?" Chiese con tono divertito.

"Perché hai voluto parlare al posto mio?" Domandai.

"Non lo so. Pensavo fosse la cosa più giusta da fare... e l'ho fatta." Scrollò le spalle.

"Capito. Allora ciao!" Lo salutai.

Che illusa. Mi sarei aspettata che mi avrebbe risposto "Perché so di aver sbagliato prima e volevo farmi perdonare, sono stato davvero uno stupido". Invece no. Lui è Mr. Casillo-Nonhouncuore.

Dopo pochi secondi mi raggiunse Isa, anche se non la sentii arrivare essendo totalmente immersa nei miei pensieri.

"Non so per quanto tempo ancora tu abbia intenzione di trattenerti qui, ma oggi ho tante cose da fare. Vado!" Disse avviandosi sulla strada del ritorno.

"Aspettami... arrivo!" Urlai mentre la raggiungevo correndo.

"A cosa pensavi?" Mi chiese.

Per giungere a casa di Isa ci volevano 15 minuti dalla scuola, poi altri cinque minuti e sarei arrivata da me.

"Nulla di importante." Risposi con indifferenza.

"Nah, non penso... secondo me riguarda un certo Casillo..." Mi guardò maliziosamente.

"Casillo? Ma cosa dici? Non è assolutamente vero!" Sbraitai, andando su tutte le furie.

Non mi rispose subito. Ottenni una risposta solo quando eravamo ormai arrivati a casa sua.

"Sì, come no... comunque sono arrivata. Ci sentiamo oggi allora?" Sorrise.

"Va bene. A dopo!" La salutai con un bacio sulla guancia.

Continuai a camminare verso casa mia, ma ad un certo punto sentii afferrarmi il braccio e sobbalzai. Mi voltai di scatto, impaurita... era Mr. Casillo-Nonhouncuore !

"Oi.." Bisbigliò, tra vari respiri profondi.

"Tutto ok?" Domandai. Non volevo ammetterlo a me stessa, ma ero abbastanza preoccupata per lui. A stento si reggeva in piedi.

"Sì, è solo che ho fatto una corsa per raggiungerti." Spiegò.

"Capisco." Mi voltai e ripresi il cammino, cercando di non dare peso alla sua presenza.

Mi seguì, ansimando. Ad un certo punto mi fermai. Lo fissai negli occhi e mi sistemai a braccia conserte.

"Cosa vuoi?" Sputai velenosa.

"Devi assolutamente aiutarmi con matematica. Non posso portare un altro 4 a casa. Ti prego." Sussurrò tristemente.

"Questa è proprio una giornata stramba. Tu che mi preghi?" Risi, scuotendo il volto. Ero sicura che fosse un altro dei suoi tanti scherzi.

Capii che fosse serio però quando mi accorsi di due occhioni verdi carichi di tristezza che mi stavano fissando, quasi supplicando di accettare la sua richiesta di aiuto.

"Eh va bene." Sospirai.

"Grazie, grazie, grazie!" Urlò, abbracciandomi. Si staccò meno di un secondo dopo, imbarazzato. "Scusa."

"Vieni da me allora?" Gli chiesi.

"No. Vieni tu da me, andiamo." Mi trascinò per un braccio.

Avvertii mia madre che sarei andata a pranzare e a studiare da un amico, poi trovai un messaggio da un numero che non conoscevo.

Anonimo: Ammazzati.

Non era il primo che ricevevo da un anno a questa parte, ma ormai nemmeno ci facevo più caso.

"Chi era?" Domandò, sporgendosi nel tentativo di sbirciare.

"Nessuno." Posai immediatamente il cellulare nella tasca dei jeans.

"Okay." Aprì un cancello di ferro e mi condusse verso l'ascensore. Dopo pochi secondi, le porte di quest'ultimo si aprirono. "Comunque... benvenuta a casa Casillo."

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