Capitolo 39.

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"È pronta la cena!"

"Arriviamo mamma"

Mi alzai, seguita da Alessandro, e mi diressi in cucina. Mamma aveva preparato cotolette di pollo e insalata, niente male. Ale era seduto accanto a me e mia madre a capotavola.

"Buon appetito!" annunciammo in coro, e cominciammo a mangiare.

Era tutto squisito. Mangiai anche una mela, dividendola con Alessandro, poi mi alzai e aiutai mamma a sparecchiare e a lavare i piatti.

"Ti fermi qui a dormire?" gli domandò mamma.

"Ehm.." mi guardò.

"Si, si" risposi al posto suo.

"Va bene, ma non fate le ore piccole che domani si va a scuola" ci raccomandò.

"Non si preoccupi" sorrise Ale.

Era imbarazzato, si era fatto tutto rosso e quasi tremava. Andammo in camera, chiudendo la porta, e scoppiai a ridere.

"Non ricordavo che mia madre ti facesse quest'effetto.." scherzai.

"Nemmeno io." rise, e mi lasciò un leggero bacio sulla guancia.

"Vado a lavarmi, aspettami." lo avvertii, e lui annuì divertito.

"Si signor capitano."

Risi ancora e portai con me una canotta e un leggins che avrei usato come pigiama. Entrai in bagno e chiusi la porta a chiave, spogliandomi non solo degli abiti ma anche di tutte le mie paure e preoccupazioni. Era andata com'era andata, avevamo 'disubbidito' ad Isa e lei ce l'aveva fatta pagare, anche se non l'aveva ammesso. La polizia cercava ancora il responsabile, ma noi sapevamo di già chi era stato. Provai solo un forte senso di disgusto verso quella che, fino a non molto tempo prima, era la mia migliore amica. Ma io e Alessandro eravamo più forti di tutti. Avevamo superato Isa, le mie preoccupazioni sul mio corpo, l'incidente, ed eravamo ancora qui, insieme. Mi gettai sotto la doccia e mi lasciai calmare dall'acqua calda che scivolava lentamente sul mio corpo. Mi lavai e uscii, asciugandomi e indossando l'intimo e il pigiama.

"Eccomi, Ale." mi fermai sotto l'arco della porta della mia stanza, perché quel babbo si era addormentato. Ma sapevo fin troppo bene che fingeva, si notava. O meglio, avevo imparato a capirlo. Non era la prima volta che mi faceva scherzi del genere. Ma era piacevole, lo adoravo.

Mi avvicinai senza far rumore e gli diedi un piccolo bacio sulle labbra. Sentii la sua presa calda sul braccio, e le sue labbra muoversi con le mie.

"Sapevo che non dormivi" confessai.

"Ti aspettavo." sorrise "Ora vado io."

Si alzò e andò a lavarsi.

Lo attesi con gli occhi chiusi e le braccia incrociate sotto la testa, stesa sul mio letto. Avevo la tentazione di dormire ma volevo aspettarlo. Dopo una decina di minuti arrivò.

"Ed eccomi qua." sorrise, avvicinandosi.

Aprii immediatamente gli occhi e alzai il busto. Gli sorrisi e lo invitai a sistemarsi sul letto.

"Non me lo faccio ripetere due volte." rise, e si stese accanto a me, tirandosi addosso tutte le coperte.

Mi abbracciò e mi strinsi nelle sue braccia, poggiando la testa sul suo braccio.

"Buonanotte piccola." mi lasciò un piccolo bacio sulle labbra.

"A te, Ale." ricambiai, prima di cadere in un sonno profondo.

//

"Amore, alzati, o faremo tardi." sento scuotermi dolcemente e apro gli occhi. Il mio Ale è qui.

"Arrivo" sbadiglio e mi alzo lentamente.

Alessandro sta per infilarsi uno dei suoi soliti maglioncini (come quello che ha lasciato qui) blu, cerco di non far caso a quel fisicaccio scolpito che mi attrae e glielo strappo di mano.

"Voglio metterlo io. Ti preeeeego!" faccio gli occhi dolci.

"E io che metto? Vabbe, uso quello che ti ho dato ieri. Chissà quanti dovrò comprarne di questi cosi, dato che ti piacciono così tanto" sorrise e mi baciò.

Indossai il suo maglioncino blu chiaro e un leggins blu scuro quasi nero, le Nike bianche al piede e un filo di trucco per coprire qualche taglio che avevo in viso. Lavai il viso e i denti e spazzolai i capelli, mentre aspettavo che avesse finito. Dopo poco fu pronto anche lui.

"Andiamo, amore." mi strinse forte la mano e annuii.

Mi feci trascinare giù per le scale e così fino alla scuola. Ero parecchio stanca, non molto in vena di tornare in classe, ma dovevo. Il tragitto fu lungo e silenzioso, mi sembrò interminabile.

"Dimmi qualcosa.." lo bloccai all'improvviso.

"Qualcosa."

"Dai, idiota." lo pregai.

"E se ti dicessi.. che ti amo? Che vorrei prenderti qui, per strada, davanti a tutti e sbatterti al muro baciandoti? Che vorrei passare tutta la vita con te?" cominciò ad elencare decine di robe, intanto avevo gli occhi lucidi.

Solo lui poteva essere così dolce, già, solo lui.

"Se però devi piangere smetto." alzò le mani come per dire 'sono innocente' e io risi.

Lo baciai e mi strinse a sé, in un caloroso abbraccio.

"Ti conviene smettere solo perché siamo arrivati. Ti ascolterei ore e ore mentre dici quelle cose." ridacchiai, seguita da lui.

"Basta chiedere." sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia prima di essere interrotti dal suono della campanella.

Entrammo e, una volta in classe, ci sedemmo al nostro posto. Appena arrivarono i miei compagni cominciarono ad abbracciarmi, anche chi magari mi prendeva in giro, a dirgli che gli mancavo e che si erano tanto preoccupati per me.

Sorrisi a quelle parole e guardai Alessandro, che mi teneva ancora forte la mano.

"Eh, Casillo, cos'è quella faccia da lunatico?" scherzai, facendolo sobbalzare.

"Nulla, nulla. Solo che mi mancavi tanto e ora sono felicissimo che tu sia qui, con me." sorrise come non aveva mai fatto e lo abbracciai.

"Sei la miglior cosa che mi sia successa." gli sussurrai all'orecchio.

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