Capitolo 4.

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"Papà lei è Serena, una mia compagna di classe." Sorrise.

"Ciao bella, piacere di conoscerti!" Mi porse la mano, mostrandomi un bel sorriso.

"Salve... il piacere è tutto mio!" Gliela strinsi, sforzandomi nell'intento di sorridere decentemente.

"Di là c'è mio fratello, vieni." Mi prese per un braccio e mi condusse in un'altra stanza.

Suo fratello era seduto su una sedia nera rivestita in pelle, e ci dava le spalle. Indossava delle cuffie collegate al computer e sicuramente non si era accorto della nostra presenza.

"Michele... ti presento Serena, una mia amica!" Quasi urlò, senza però mollare la presa sul mio povero braccio.

"Ciao Serena, io sono Michele... il fratello di quel rompiscatole!" Rise, allontanando per pochi secondi le enormi cuffie dalle orecchie.

"Piacere! Concordo." Risi a mia volta. Alessandro e Michele si somigliavano molto.

Dopo avermi mostrato la casa durante un breve giro d'ispezione ci accomodammo sul divano, mentre aspettavamo che si cuocesse la pasta.

Mi guardai intorno. La casa -almeno ciò che avevo avuto modo di vedere aveva una composizione molto graziosa, ricca di decorazioni e di vivacità.

Su una mensola lì in salotto notai la foto di una donna sulla quarantina, bionda e con due occhi grandi verdi. Era identica ad Alessandro... probabilmente doveva essere sua madre!

Mi guardò senza che me ne accorgessi mentre la sottoscritta era impegnata ad osservare quella foto.

"Chi è?" Gli chiesi, spostando lo sguardo su di lui.

"Mia madre." Rispose freddamente.

"Capisco..."

***

"Allora, Dalba, ti consiglio di spiegare bene, altrimenti penso che non capirò un tubo."

Avevamo appena finito di pranzare. Suo padre aveva preparato un pranzetto coi fiocchi e, al momento, stavamo cominciando a ripassare per il compito.

"Cosa sai di matematica?" Chiesi, aprendo il libro sulla pagina che raffigurava l'indice. Così avrei avuto una visuale più completa della situazione.

"Niente." Rispose tranquillamente, scrollando le spalle.

"E io dovrei spiegarti tutto un programma?" Sbraitai esasperata, alzandomi furiosamente.

"Senti, se non ti va puoi anche andartene. Anzi, è meglio che te ne vai."

Prima mi invita, poi mi caccia. Ah, questi uomini... è bravo chi li capisce!

"Certo che me ne vado, non c'è bisogno che me lo dica tu. Ciao."

Raccolsi i miei libri e la cartella e me ne andai, senza salutare nessuno. Corsi giù per le scale, temendo che mi stesse correndo dietro, quando invece era semplicemente rimasto in casa sua.

Che faccia tosta, e pensare che mi aveva impietosito con quei magnifici occhi verdi... nah, Casillo non sarebbe mai cambiato, mai. Non avrei più messo piede in quella casa, nemmeno se me l'avesse chiesto in ginocchio. Ero nera, nera dalla rabbia.

Camminai spedita verso casa, più infuriata che altro. Entrai nel mio appartamento sbuffando, per poi sbattere violentemente la porta d'ingresso.

"Tesoro, sei già qui? Non dovevi studiare con il tuo amico?" Mi domandò mia madre.

"Sì, ma abbiamo avuto un cambio di programma." Risposi.

Mi rifugiai nella mia stanza e chiusi nuovamente la porta con tanta, troppa violenza. Sentii il cellulare vibrare nella tasca, lo tirai fuori pensando che fosse Isa, ma era un messaggio da un altro numero che non conoscevo. Su whatsapp.

Sconosciuto: Scusami. Ma tu non sai cosa sto passando.

Era sicuramente Casillo.

Serena: Mi piacerebbe saperlo, così da trovare una spiegazione per i tuoi comportamenti incoerenti.

Alessandro: Invece non penso che ti farebbe così piacere.

Battei furiosamente le dita sullo schermo, digitando una risposta a ciò che mi aveva appena scritto. Non lo sopportavo.

Serena: Fa' come ti pare. Vado a studiare, ciao.

Detto ciò, lanciai il cellulare sul letto. Mi sedetti di fronte alla scrivania, sbuffando, e racimolai il libro di matematica dalla cartella.

***

Finalmente, intorno alle 20, chiusi il libro e sospirai. Stavo quasi per addormentarmi, tanto che ero stanca. Posai tutto e presi il cellulare. Un altro messaggio di Casillo, e il cuore prese a battermi più velocemente. Che mi succedeva?

Alessandro: Domani non verrò a scuola, e non è per il compito. Dillo al prof.

Serena: Sai quanto ti credo?

Alessandro: Sai quanto mi frega di te?

Stava cominciando ad irritarmi, perciò nel tentativo di evitare di litigare anche in chat, chiusi la conversazione e spensi internet. Però mentre chiedevo tutto mi arrivò un altro messaggio, sempre da parte sua.

Alessandro: Non tutti i mali vengono per nuocere, Dalba, ricordalo.

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