Capitolo 60.

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Sabato mattina. Che splendida serata che avevo passato, assieme al ragazzo che amavo. Eravamo andati in discoteca con Aurora e Zine, ci eravamo divertiti un mondo a ballare e cantare a squarciagola le canzoni che ci piacevano. Mi ero appena svegliata, erano più o meno le 13 e avevo ancora un terribile mal di testa, per essermi addormentata molto tardi.

"Ale, sveglia, è un po' tardi." risi, scuotendolo.

Farfugliò qualcosa di incomprensibile e si girò dall'altro lato, mettendo in mostra i suoi muscoli perfetti.

Aveva deciso di non mettere la maglia quella sera, portava solo i boxer, praticamente era quasi nudo. Ma il contatto con la sua pelle mi faceva impazzire, e stavo bene. Poi diceva che ero già abbastanza calda, gli bastavo io e non una stupida canotta.

"Se non ti alzi ti butto giù dal letto." lo minacciai, mettendomi seduta sulle ginocchia.

Lo vidi ridere, ma aveva ancora gli occhi chiusi. Era un cucciolo mentre dormiva.

"Non ci credi?" domandai con tono retorico, e lui scosse la testa con una faccia buffissima.

Peggio per te, pensai.

Mi alzai e gli presi un piede, tirando con tutta la mia forza. Ma non veniva giù.

"Lasciami almeno questa soddisfazione!" protestai con il broncio, e a quel punto scoppiò a ridere, mettendosi a sedere.

"Io posso buttarti giù dal letto. Tu no." spiegò, sbadigliando.

"Cattivo." incrociai le braccia.

"E va bene." si stese nuovamente.

Gli tirai il piede e non oppose resistenza, anzi. 'Sta volta cadde su di me a gran velocità, ridendo. Gli presi il viso tra le mani, quella pelle così morbida..

"Sei contenta adesso?" ridacchiò, alzando il busto.

"Si." affermai, sorridendo.

"Almeno questo." si alzò e si stiracchiò.

"Lo sai, piccola, ti vedo già meglio." mi tirò sù sorridendo, facendo scontrare i nostri nasi.

"Anche te. Perché quando stiamo insieme stiamo bene." gli carezzai una guancia, e lui mi baciò.

Ogni bacio che mi dava, perdevo un battito. Ogni battito perso, era un giorno di vita in meno.

"Ti conviene baciarmi meno, se non mi vuoi morta precocemente." sussurrai sulle sue labbra, ridendo.

"Come vuoi." ridacchiò e si allontanò, infilando un paio di pantaloni.

"I tuoi non ci sono?" domandò, mentre cercava 'girare' la maglietta, che era al contrario.

"Non lo so, mi sono appena svegliata anch'io." spiegai, sbadigliando "Vado a vedere."

Lui annuì e io girai la chiave, aprendo la porta. Apparentemente sembrava non ci fosse nessuno.

"Bu" sussurrò Michele, facendomi letteralmente sobbalzare.

"Sei pazzo o cosa? Mi fai morire così!" portai una mano al cuore, sospirando.

Era uscito all'improvviso dalla sua stanza, spaventandomi.

"Scusami." rise e mi baciò la fronte.

"Sai se ci sono i miei? Non li vedo in giro." controllai un po' ovunque, ma non c'erano.

"Sono usciti alle 10 circa, ma non so dove siano." mi informò lui.

"Okay." sorrisi e tornai in camera, dove Alessandro si infilava le scarpe.

"Michele ti ha fatta saltare, vero?" rise, posizionandosi dietro di me e poggiando la testa sulla mia spalla.

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