Capitolo 64.

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"Amore vieni a tavola dai, tanto la sorpresa non la trovi!" urlai, ridacchiando, dalla cucina.

"Ma io voglio vederla." sospirò, mettendo il broncio mentre correva verso di me.

Era bellissima anche così. Con il labbruccio, le braccia strette al petto e i piedi scalzi sulle mie scarpe, in mezza punta, cercando di raggiungermi.

"La vedrai tra qualche giorno." sorrisi, baciandole la guancia.

"Uff.. E va bene." gracchiò, spostandosi.

"Dai." la abbracciai da dietro e le mi lasciò fare, sorridendo.

"Vi ho cucinato il risotto coi funghi, è il piatto preferito di Ale e dice che lo preparo molto bene." sorrise papà.

"Oh, mi piace il risotto." annuì lei, è ci sedemmo l'uno accanto all'altra.

"Michele vieni!" urlò mio padre, stonandomi un timpano.

Ho sempre pensato che potrebbe fare il cantante lirico, anziché lo chef. Fa degli acuti da paura.

"Che palle ho detto che non ho fame" si presentò un Michele tutto scocciato, in calzoncini e canottiera nonostante fossimo in pieno inverno e facesse così tanto freddo.

"Non usare questo tono con me." lo rimproverò papà, incrociando le braccia.

"Non ho fame e non sono obbligato a mangiare, buon appetito a voi." sbuffò e se ne tornò in camera.

"Un Michele così non l'ho visto mai.." quasi sussurrò la mia Serena, e io annuii.

"È successo poche volte.. quelle poche volte che ha litigato con Sara." sospirai.

"Oh.. ora capisco tutto. Dopo gli parliamo, okay?" mi domandò, poggiando una mano sul mio braccio.

"Certo." sorrisi e le baciai la guancia.

"Buon appetito allora." annunciò mio padre e tutti cominciammo a mangiare quella delizia, nonché il mio piatto preferito. Che squisitezza.

"Quindi non ti sei trovata bene a Roma?" domandò papà a Serena, e lei alzò lo sguardo dal piatto.

La vedevo particolarmente silenziosa e pensierosa, dovevo indagare. Non ci avrei messo poi così tanto tempo. Era facile capire cos'avesse, mi bastava guardarla negli occhi.

"No." sospirò, ingoiando un boccone.

"Come mai?" continuò.

Andiamo papà, smettila. Si è capito che non ha voglia di parlarne.

"Mi prendevano in giro" spiegò calma "Avevano tremila pregiudizi e sono arrivati anche ad usare le mani." concluse, gesticolando con la mano libera.

"Oh, non è una bella cosa." sospirò lui.

Davvero? Da soli non ci eravamo arrivati, grazie per averci illuminati, papà.

"E cos.." stava ricominciando papà, ma lei lo interruppe.

"Mi scusi preferirei non parlarne, davvero" sussurrò con un filo di voce, 'sta volta senza alzare lo sguardo.

"Non preoccuparti, scusami, forse sono stato un po' troppo impertinente." sorrise debole mio padre e anche lei accennò un sorriso.

"Che hai amore?" le sussurrai all'orecchio.

"Nulla di che. Sono solo stanca" rispose, lasciando il piatto "Non ce la faccio più."

"Non sforzarti, hai mangiato abbastanza." sorrisi e poggiai la mia testa sulla sua spalla.

Io e papà finimmo di mangiare e Serena volle aiutarlo per forza con i piatti. Fece tutto lei, e alla fine l'abbracciai.

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