Capitolo 63.

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La stretta forte sul mio avambraccio, da parte di Alessandro, mi fece capire che dovevo rimanergli vicina e non allontanarmi, perché c'era davvero molta gente. Appena fummo fuori dall'aereo, da quell'aeroporto, lo abbracciai. Mi baciò la guancia, sorridendo.

"Ora andiamo a casa mia. Posiamo le valigie e ci riposiamo un po', okay?" domandò, stringendomi la mano.

"Okay." risposi, guardando Zine.

Nonostante tutta la felicità che provavo in quel momento, nel mio cuore c'era sempre una parte triste per lui e per Aurora. Era brutto salutarsi, e non per rivedersi il mattino successivo. E io ne sapevo qualcosa.

"Zine, ora ti riportiamo a casa tua." annunciò Michele e lui accennò un 'si' con il capo, mantenendo sempre lo sguardo basso e un'espressione da funerale. Una roba orribile.

Pensavo che avremmo preso un taxi, invece notai la macchina di Michele parcheggiata lì nei dintorni. Che bella, come mi era mancata! Era proprio vero che a Roma si respirava un'aria diversa, alla quale non ero abituata. Mi era quindi mancata l'aria di Milano, l'aria della mia città, della città dov'ero nata e cresciuta.

Caricammo le valigie in macchina, ovvero ci pensarono loro. Zine si sedette nel posto avanti e io e Alessandro nei sedili dietro. Sbadigliai, poggiando la testa sulla sua spalla.

"A parte gli scherzi amore, sei stanca?" mi sussurrò all'orecchio.

"Si.. ho dormito si e no quattro ore." risposi con gli occhi chiusi.

"Allora riposati dai." mi fece stendere sulle sue gambe e abbassò anche lui leggermente il busto.

Mi accucciai meglio stringendo le braccia intorno alla sua vita e mi addormentai con la sua mano che mi accarezzava i capelli.

|ALESSANDRO'S POV.|

Era bellissima anche mentre dormiva. Non era da lei essere sempre così assonnata, e avevo capito che non aveva dormito la notte. Mi ero svegliato a volte e l'avevo sentita piangere, invece io ero tranquillo perché sapevo quello che sarebbe successo il giorno dopo.

Ci vollero solo pochi minuti per far si che si addormentasse, stretta al mio busto. Le accarezzai i capelli morbidi e la schiena, mentre il suo respiro diventava sempre più pesante.

"È andata?" domandò Michele, rivolgendosi a Serena.

"Non ha dormito." spiegai, accarezzandole la guancia.

Si mosse leggermente, ma senza svegliarsi.

"Ah..."

Il viaggio proseguì tranquillo, e dopo circa 30 minuti arrivammo a casa di Zine.

"Volete salire ragazzi?" ci chiese.

"Non è il caso.. magari un'altra volta bro, voglio solo andare a casa!" risposi sorridendo.

In realtà non mi andava di dover svegliare la mia Serena, era così bella e innocente mentre dormiva.

"Okay." sorrise anche lui e scese dall'auto.

Michele gli diede una mano a tirare fuori il suo bagaglio, e glielo trascinò fin sotto l'appartamento. Poi si salutarono, e lui tornò in macchina. Mise in moto e ripartimmo.

"Sta molto male, ve?" domandò mio fratello all'improvviso.

"Zine?" chiesi a mia volta.

Ero assorto nei miei pensieri, non sapevo e neanche m'interessava a chi si riferisse.

"Si." rispose guardandomi dallo specchietto.

"Già. L'amore a distanza uccide tutti, Mich." sospirai.

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