Capitolo 30

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Dopo 1 anno
Pov's Ambar
È passato un anno. Un fottutissimo anno. E di lui neanche l'ombra.

In questo anno sono successe tante cose.

Sono stata 1 mese in ospedale nel reparto psichiatrico per "aver tentato il suicidio"

In quel maledetto mese per me è stato un inferno.
sono stata peggio li che a casa mia.

Tutti i dottori mi guardavano come se sapessero precisamente cosa stavo passando. Mi sorridevano per rassicurarmi ma poi alla fine non sapevano neanche loro cosa fare, se non rinchiudermi in una stanza bianca con solo un letto e qualche finestra blindata.

Mi tenevano d'occhio 24 ore su 24, per evitare di prendersi la responsabilità di qualsiasi avvenimento che sarebbe successo se mi avessero lasciata solo 1 minuto da sola

Ogni tanto veniva a vedermi mia zia, le mie amiche, e Matteo, con cui mi ci sono fidanzata recentemente, ma più che altro sembra quasi un sostituto/psicologo

Cerca in ogni modo di rendermi felice, di non farmi pensare troppo a Simon. Cosa impossibile, ma so che ne è consapevole anche lui

E adesso sono qui. Nella mia stanza. A vedere le foto che ci avevano scattato durante lo spettacolo e durante le prove.

Ci tengo particolarmente a questo fotografie. Sono sempre nel mio cassetto, sotto le cianfrusaglie, perché non voglio che nessuno le tocchi.

Prendo una foto, e mi capita la mia preferita, dove (durante le prove) eravamo nella ultima posizione.

Sorrisi solo al pensiero

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Sorrisi solo al pensiero. Mi ricordo benissimo di questa foto.

Fu la prima volta che lo guardai più attentamente, per poi innamorarmi perdutamente di lui, un ragazzo semplice che si accontenta di piccole cose.

Posai le foto Appena qualcuno bussò qualcuno.

<Avanti>

Entrò Jim, più felice che mai, mostrandomi un test per la gravidanza.

<SONO INCINTAAAA> saltò sul letto per poi scuotermi violentemente

cosa stracazzo ho appena sentito

<eh? che cosa?> spalancai gli occhi. ma non per la felicità.
<SONO I...>
< QUESTO L'HO CAPITO.> risposi secca

Lei mi guardò e dopo qualche secondo, si giro e se ne andò, sculettando il sedere piatto, andando via poiché si sentì "ferita" dal mio tono.

anche se quella ferita sono io.

Poi, caddi à terra, sfinita e lacerata da questi 12 mesi. Perché a me? Che avevo fatto di male nella vita?

Il tappeto morbido sotto di me incominciò a bagnarsi di lacrime amare. Ma decisi che invece di piangere sul latte versato come una bambina, dovevo essere forte, dovevo superare anche questo.

l'amore è per deboli

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