Capitolo 58

132 7 1
                                    

i giorni a seguire furono veramente stancanti.

Tenere a bada due neonati non era facile come sembrava. Non se hai solo due braccia a disposizione.

Le mie orecchie stavano per esplodere a causa dei continui pianti e urla, per non parlare del momento in cui entrambi strillano per la fame: Delfina aveva ragione, forse Simon serviva. Ma non per me, per i nostri figli.

Forse l'ho giudicato male, ma non credo di poterlo perdonare del tutto anche se per i miei bambini dovrei farlo.

<Pronto?> rispose la persona che stavo chiamando, con il sottofondo di suoni tipici stradali. Segno che non era a casa.
<Ehi> dissi solo, incapace di aprire il discorso
<come va?>
<potresti passare più tardi qui in ospedale...? Ho qualche problema con Micheal e Valentina> risposi grattandomi la nuca

è imbarazzante. Di solito è lui a fare richieste: io non chiedo mai niente.

<certo, arrivo subito> e attaccò la chiamata, facendomi posare il telefono sul tavolino affianco al letto, per poi sedermi sopra ad esso.

dei suoni proveniente dai lettino color cobalto mi fecero alzare dalla mia posizione, andando a malavoglia verso Micheal, che iniziava a mugolare.

<ehi> lo presi in braccio e accarezzai la sua pelle morbida e profumata, per poi dondolare su me stessa pregando che si riaddormenti. Ma a quanto pare, lui non era della stessa intenzione

cominciò a urlare e a scalciare, tirandomi vari pugni leggeri finendo poi in un pianto isterico

il panico prese possesso del mio corpo: cosa ho fatto di male? Ho sbagliato qualcosa?

la mia attenzione fu catturata da una presenza appoggiata alla porta socchiusa, con le braccia incrociate e un sorriso sincero.

Reggeva una busta semi trasparente, con dentro una scatola bianca con un marchio elegante rosa sul lato: rainbow c'era scritto, la mia pasticceria preferita.

entrò velocemente nella stanza con un lieve sorriso sul viso, chiudendo la porta per poi appoggiare la busta sul letto. Dopodiché, si girò verso di noi e prese il bambino in braccio, canticchiando una dolce melodia, riuscendo a riaddormentare Micheal.

appoggiò con delicatezza il neonato nella sua culla blu, andando poi a salutare Valentina

<come sta la mia principessa?> disse lui, facendola ridere solleticandole il pancino pieno

<se lei è la principessa, chi sono io?> risposi con il broncio, incantata dal suo modo di fare

<beh, tu sei la mia regina> disse con una voce neutra, come se non avesse appena svegliato le trecentomila farfalle nel mio stomaco

feci una smorfia in segno di disgusto per il suo essere romantico, anche se in realtà amavo quando diceva queste cose sdolcinate. Lui sorrise in risposta, come se sapesse perfettamente l'effetto che ha su di me

<la mamma è geloosa> si rivolse alla bimba, facendomi ridere. Sembrava davvero un ottimo padre.

sembrava

dopo aver ammirato la dolce scena tra padre e figlia, mi avviai sul letto bianco dal profumo di disinfettante, per poi prendere uno di quei pasticcini che ho sempre adorato. E lui lo sapeva.

a interrompere questa bella atmosfera che si era creata, fu la solita infermiera che ci informò della mia dimissione e quella dei bambini. Dopo averci riferito la questione, girò i tacchi e se ne andò, chiudendo la porta.

Simon si girò guardando verso la mia direzione, rivolgendo la sua completa attenzione a me che stavo ancora gustando lentamente i miei dolci ripieni di crema e gocce di cioccolato al latte.

<Andiamo a casa?>
<Andiamo>

~la fine di questa bella storiella sta per arrivareee

Cómo Me Ves? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora