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La seconda settimana è passata velocemente e finalmente sono arrivata all'ultimo controllo prima di potermene andare da qui.

Tom dovrebbe arrivare da un momento all'altro ed io non vedo l'ora di uscire da questo ospedale.

«Signorina stia ferma mentre le levo il gesso.»
L'infermiera si muove lentamente, quasi avesse paura che il gesso possa morderla.
Ma proprio questa qui doveva capitarmi?
Una più esperta no?

«Ecco fatto!»

Finalmente sono libera da questo gesso infernale.

Appena l'infermiera esce dalla stanza, entra Tom, con i due soliti cornetti al cioccolato, i due soliti caffè caldi e il suo solito bellissimo sorriso.

Io sono seduta con le gambe a penzoloni sul lettino d'ospedale e appena lo vedo, mentre lui sistema il cibo e le bevande su un tavolino, cerco di mettermi in piedi dopo due settimane.

Ovviamente appena tocco terra le gambe mi cedono, ma prima di finire rovinosamente sul pavimento, finisco fra le sue braccia, con il suo viso a pochi centimetri dal mio.

«Ma buongiorno anche a te Amy.»
Mi sorride dolcemente mentre cerca di tirarmi su.
Io sbuffo sonoramente, è fantastico come io riesca a fare figure di merda anche di prima mattina.

Beh, in compenso sei finita tra le sue braccia, no?

«Che c'è? Sta mattina non vuoi parlarmi?»
Mi osserva con sguardo interrogativo ed io mi mordo il labbro.
Ormai mordermi il labbro è diventato un gesto che non posso più controllare nelle situazioni in cui provo ansia, tanta ansia.

Ma precisamente, ansia per cosa?
Perché sto per andare a convivere per un po' con una persona che conosco da poco? Oppure perché ho terribilmente paura di uscire da questo ospedale, perché non sarò più protetta da Jake e da quello che potrebbe farmi?
Probabilmente entrambe le cose.

Oh, ma tanto io con l'ansia convivo da tutta la vita. Ho l'ansia nel sangue. L'ansia mi uccide tutte le volte che vuole, quindi sono abituata.

Ma il problema è che ormai sono giorni che non riesco a stare tranquilla.
Ansia.
Solo ansia.
Sono due giorni che sto così.
Non riesco a pensare ad altro.
Vorrei che tutto quello che ho dentro possa sparire, in un unico grande momento.
È come andare a caccia: aspetto immobile che qualcosa passi, senza far rumore, per prenderla e farla fuori.
Vorrei porre fine a questo continuo non stare bene, anche se cerco di nasconderlo in qualsiasi modo possibile.
Anche la più piccola distrazione mi aiuterebbe e non so cosa darei per vomitare tutto il male che ho.

«Ehi Amy... tutto bene?»
A risvegliarmi dai miei pensieri è Tom che dolcemente mi mette una mano sulla spalla e mi avvicina a sè.
Con l'indice mi fa alzare lo sguardo e incatena i suoi occhi ai miei.
Sento un brivido percorrermi la schiena e una strana sensazione si propaga dentro di me.

«Sì scusami... è solo che sono un po' agitata...»
«Perché stai venendo a stare da me?»
Alla sua affermazione arrossisco di colpo, lui se ne accorge e comincia a sghignazzare.

«Sei proprio uno stupido, Hiddleston!»
«E tu sei bellissima, Amy.»

Roteo gli occhi per nascondere il mio stupore e gli faccio una linguaccia.
Lui mi spinge scherzosamente all'indietro e comincia a ridere.

«Muoviti stupida! O vuoi rimanere qui dentro?»
In effetti no, non voglio proprio rimanerci qui dentro!
Prendo la mia borsa e insieme a lui, esco dall'ospedale.

***

Siamo nella sua macchina e al momento della partenza cala un silenzio imbarazzante.

Nonostante lui stia guidando, sento che mi guarda di sottecchi.
Mi sento i suoi occhi addosso.

Fa caldo.
Terribilmente caldo.
Non credo di aver mai sentito così tanto caldo in tutta la mia vita.

Mi affretto ad aprire il finestrino per prendere un po' d'aria.

«Oggi pomeriggio se vuoi andiamo a casa tua per prendere le tue cose, va bene?»

Finalmente ha spezzato il silenzio. Non credo che avrei potuto resistere per molto ancora.

«Certo, va bene! Sei pronto a ritrovarti casa piena di vestiti e scarpe?»

Comincio a sghignazzare e lui di seguito fa lo stesso.

«Amy, se occupi i miei spazi giuro che prendo i tuoi vestiti e li brucio, d'accordo?»
«Oh, non ne saresti capace.»
«È una sfida?»

Gli tiro un pugno su una spalla e lui fa finta di sbandare.
Io, spaventata a morte da quel gesto, involontariamente afferro il suo braccio e lo tengo stretto a me.

«Non ti azzardare a farlo mai più, d'accordo?»
«Se fingere di sbandare con la macchina significa essere attaccato da un koala... allora okay, non lo farò più!»
«Sei proprio uno stronzo, lo sai?»
«Oh andiamo, sono simpatico!»

Si gira a guardarmi e mi sorride mentre io incrocio le braccia al petto sbuffando.

Finalmente la macchina si ferma.
Siamo arrivati.

A dirla tutta, la casa è una normalissima casa.
Insomma, da quel poco che mi ha detto sul suo conto credevo avesse una villa gigante da cui io ovviamente sarei scappata a gambe levate perché non sono abituata a cose simili. Invece tutt'altro e sono felicissima per questo.

«Aspetta un attimo Amy.»
Io attendo in macchina, cercando di capire cosa voglia fare.
Quando poi lo vedo avvicinarsi al mio sportello per poi aprirlo e porgermi la mano, sorrido.

«Wow, che gentleman...»
Lui mi prende sottobraccio e mi accompagna davanti la sua porta di casa.

«Benvenuta in casa Hiddleston, signorina Amy.»

A Volte SuccedeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora