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Apro lentamente gli occhi mentre sento il cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra. Sono ancora un po' stordita e mi guardo meglio intorno, quando poi però poso il mio sguardo davanti a me, ricordo di aver passato la notte con Tom.
Non sembra essersi svegliato, così decido di prendermi un momento per guardarlo meglio. Il suo petto si alza e si abbassa regolarmente, le sue spalle sono così larghe... per poi salire fino al suo viso. Le sue labbra rosee così invitanti e il suo viso così rilassato... anche se poco dopo sembra quasi sull'attenti, non sembra stia ancora dormendo.
«Tom?» lo scuoto leggermente per una spalla ma non sembra svegliarsi, così continuo ad osservarlo, tenendomi su con il gomito.
A riscuotermi dai miei pensieri è proprio la sua voce.
«Mi stai fissando.» dice lui ancora ad occhi chiusi.
«Ti sto guardando.»
Allora l'attore si gira verso di me e tirandosi anche lui su con un gomito comincia a guardarmi negli occhi.
«È inquietante.» scuote la testa sorridendo.
«No, è romantico.» dico spontaneamente.
Poi però ci penso meglio e... ma che ho detto?
«Romantico?» ribadisce Tom con un sorrisetto.
Sgrano gli occhi e se si potesse, sarei tutta rossa, dalla testa ai piedi. Non avrei voluto dirlo... anzi, sì, lo avrei voluto dire ma non lo avrei fatto se ci avessi pensato su due volte.
Mi alzo di scatto dal letto e corro in bagno, chiudendomici.

«È romantico...» mormoro tra me e me, guardandomi allo specchio con un'espressione sconvolta.
«Ho davvero detto "è romantico."?»
Mi sciacquo più volte il viso con l'acqua fredda e cerco di calmarmi un po'. Poi, poso entrambe le mani sul bordo del lavandino e mi avvicino allo specchio, quasi sfiorandolo e continuando a guardare il mio riflesso, inizio a parlarci.
«Insomma Amy, già siamo innamorate di una persona irraggiungibile... in più vogliamo anche farglielo capire? Vogliamo davvero farci ridere in faccia? Smettila, smettila, smettila!»
Dopo poco sento l'attore bussare alla porta del bagno.
«Amy stai bene?»
Esco di fretta e mi posiziono davanti a Tom.
Poi, mi metto una mano su un fianco e con l'altra comincio a gesticolare mentre gli dico:«Oh, è che mi è salita un po' di nausea quindi sono corsa in bagno...».
«Quindi stai male? Io volevo chiederti di uscire per pranzo ma se stai male facciamo un altr...» ma non lo faccio finire di parlare che lo sovrasto con la mia euforia.
«Ma no Tom! Sto benissimo! Mi sento davvero alla grande! Allora io comincio a prepararmi.»
«Ehm... okay?» fa l'attore, portandosi una mano dietro la testa con un sorrisetto, un po' scosso dalla mia agitazione.

È ottobre e fuori fa freddo, ma è pur sempre pomeriggio quindi non mi sono messa alcun giubbotto. Ho optato per un paio di jeans neri e un maglione azzurro... Tom non mi ha mai chiesto di essere elegante, no?
Quando esco dal bagno dopo essermi spazzolata i capelli, lo vedo. Lui indossa dei pantaloni neri e un maglione bordeaux che risalta il suo petto e le sue braccia ed io credo di star sbavando.
«Sei pronta Amy?»
«Uh? Sì, sono... sono pronta.»

Siamo finalmente arrivati dopo un viaggio interminabile, trascorso per lo più nel traffico di Londra, ma ora siamo giunti a destinazione, in un ristorante chiamato "Rules".
Appena entriamo, un cameriere ci raggiunge.
«Salve signor Hiddleston, accompagno immediatamente lei e la sua ragazza al vostro tavolo.»
A quelle parole arrossisco di botto.
«Andiamo James, quante volte devo dirti di darmi del tu?» dice poi Tom al cameriere che accennando un sorriso, ci porta al tavolo.
Prima di sedersi, l'attore mi sposta la sedia per farmi accomodare al meglio.
"Il solito..." penso sorridendo.
«E insomma Tom... non sapevo che fossi un cliente abituale!»
«Amy questo è forse il ristorante migliore in cui io abbia mai mangiato... ci vengo spesso!»
«Fa anche molto caldo qui dentro eh?» dico ansimando e tirandomi su le maniche del maglione.
Ad un tratto lo vedo fissarsi sulle mie braccia e serrare la mascella. Seguo il suo sguardo finché non capisco che sta guardando i miei lividi.
Non posso crederci... si sta ancora dando la colpa per questo? Come posso andare avanti io se non lo fa lui?
«Tom... quante volte devo dirtelo che...»
«Non è colpa mia... sì, lo so...» detto questo, posa la sua mano sulla mia e mi sorride dolcemente.

«Tom Hiddleston ti ordino di lasciare la presa!»
È appena arrivato il conto e come suo solito, Tom vuole pagare anche per me ed io non posso permetterglielo, non di nuovo.
«Oh no signorina, la presa la devi lasciare tu! Dammi il conto, avanti!» dice, tirando verso di sè il conto.
«Ti prego! Almeno permettimi di pagare la mia parte!» continuo io rimanendo con la mano salda su quel foglietto di carta.
«Oh mio Dio Amy... non voglio spaventarti, mantieni la calma ma hai un ragno sopra l'orecchio.»
A quelle parole mi alzo dalla sedia e lancio un urlo stridulo ripetendo:«Levamelo, levamelo, ti prego levamelo!» fregandomene degli sguardi ambigui degli altri presenti.
Alla fine guardo Tom che sghignazzando si rigira tra le mani il conto.
«Non c'è nessun ragno... vero?» chiedo retoricamente e cercando di sfilargli nuovamente il conto tra le mani ma con scarsi risultati.

Dopo aver pagato, l'attore lascia una gentile mancia al cameriere che ci ha servito e usciamo dal ristorante.
Da lontano però, iniziamo a sentire delle urla farsi sempre più vicine.
«Oh no...» mormoro.
Ed eccole qui. Una decina di ragazzine venute appositamente per farsi una foto con Tom.
Decido di allontanarmi di poco per lasciarlo fare e devo dire che non mi stupisce, mi aspettavo che fosse così gentile e disponibile con tutti quanti... è uno dei pochi che nonostante sia famoso non si è montato la testa ed è rimasto umile. Forse è anche per questo che c'è tanta gente che gli vuole bene.

Quando le ragazzine se ne vanno, torno affianco a lui e appena mi vede mi cinge un fianco con il braccio.
«Ti dovrai abituare a tutto questo se continuerai a girare con il grande e potente Loki di Asgard.» mi sussurra all'orecchio.
Mi vengono i brividi e non posso fare a meno di girarmi verso di lui per guardarlo negli occhi.
«Dovevo aspettarmelo... infondo sei il grandissimo Dio degli inganni, no?» dico flebilmente a pochi centimetri dalle sue labbra e giuro che per poco credo di averlo visto tentennare, esitante, come se avesse voluto fare qualcosa che poi non ha fatto.
«Già...» risponde lui quasi sussurrando, abbassando lo sguardo.
«Che hai Tom?» gli chiedo dolcemente.
«Uh? Tutto bene, non preoccuparti piccola Amy, torniamo a casa.»

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