È maggio.
L'estate si sta avvicinando, le strade si stanno ripopolando e tutto ha un sapore diverso.
Io amo questa stagione, è la mia preferita in assoluto e vedo tutto con occhi diversi, con più serenità.
In questi due mesi sono cambiate molte cose: io e Marlene passiamo quasi tutti i fine settimana insieme, ho ripreso a lavorare e mi sento molto meglio, quasi rigenerata.
Oh e Thomas ovviamente si è rifidanzato, con Taylor.
Come lo so? Beh, ne parlano tutti i giornali e sinceramente la notizia non mi ha sconvolta molto... me lo sarei dovuta aspettare, no? Comunque, sto bene. Un po' ammaccata ma sto bene.«Amy avanti! Sbrigati!»
«Marlene, un momento. Ho quasi finito!»
Quando esco dal bagno, sfoderando finalmente il vestititino che ho comprato insieme a lei, la vedo rimanere a bocca aperta.
«Troppo? Sì, insomma... alla fine stiamo andando in un bar...» dico mentre abbasso lo sguardo.
In realtà non è niente di che, una tutina nera con un pantaloncino corto e uno scollo a V.
«Amy, sei bellissima. No, sul serio, anche troppo. Ecco perché ora ti metterai questo lungo cappotto nero per uscire di casa, non vuoi che tuo padre ti rinchiuda nella tua camera a vita, no?»
Detto questo, mi butta il cappotto addosso e prendendomi per un polso, mi trascina fuori casa.«Marlene? Non sarà un po' troppo rumoroso?» urlo, tappandomi le orecchie con le mani.
Okay, è vero, io non esco da un sacco di tempo ma insomma, qualcosa di più tranquillo? Questo non è un bar, questa è una discoteca ed io le discoteche le odio.
«Sì Amy, va bene! Vado a prendere qualcosa da bere! Tu aspettami qui!»
Ecco, appunto.
«Cosa? No, aspetta! Dove vai? Non lasciarmi qui in mezzo, Marlene!» continuo ad urlare ma senza risultati dato che lei, dopo aver lanciato un gridolino ed aver gettato le braccia in alto, ballando si è spostata tra la folla, lasciandomi qui.
Bene. Perfetto.
Mi dico di stare tranquilla, tanto devo soltanto fare quello che ha appena fatto lei, no?
Tra una spinta e l'altra fra le persone che ballano, mi sono fatta strada verso il bancone del bar.
«Amanda? Amanda Colson? Sei davvero tu?»
Mi giro verso il ragazzo e riconosco subito quel bel paio di occhi verdi.
«Simon! Wow, anche tu qui?»
«Beh, signorina, in realtà sono più stupito io di te. Credevo fossi una ragazza tutta libri e divano.» dice, accennando un sorriso.
«E infatti è così! La mia amica Marlene mi ha spinta a calci nel sedere fin qui...» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Simon mi sorride, un mezzo sorrisetto che però sembra quasi forzato, triste. Solo ora noto le profonde occhiaie sotto i suoi occhi e i cinque bicchierini vuoti accanto a lui che probabilmente ha svuotato in un batter d'occhio.
«Ti va di uscire fuori per parlare con tranquillità? Senza tutto questo caos?» chiedo sorridendo.
Non so perché io l'abbia fatto. Probabilmente perché la tristezza nei suoi occhi è così evidente e profonda che fa star male anche me, vorrei solo capire cosa lo tormenti così tanto.
Lui mi fa cenno di sì con la testa e dopo aver mandato un messaggio a Marlene avvertendola di dove io stia andando, esco con Simon.«E allora... va tutto bene?» gli chiedo, dopo essermi seduta accanto a lui su una panchina di ferro.
«Sì.» dice poco convinto.
«Davvero?»
«No. Io... no, non va bene. Non va bene niente, Amy... tu non puoi neanche immaginare quanto la mia vita stia andando a rotoli.» fa con voce spezzata.
D'istinto, poso la mia mano sopra la sua e gli sorrido dolcemente.
«Ti va di parlarmene?»
«Sì tratta di Cara...» continua poi, ormai con le lacrime che gli bagnano tutto il viso.
«Cara?»
«Sì... non l'hai mai conosciuta ma era la mia fidanzata.» dice mentre si rigira una fedina tra le dita.
«Lei... lei mi ha lasciato, Amy.»
A questo punto non so più cosa dire. Non la conoscevo e non conosco abbastanza lui per poter dare un mio parere e spendere qualche parola per poterlo farlo star meglio sarebbe inutile, non credo che ora possa stare meglio.
«Mi dispiace, Simon... come mai ha preso questa decisione?»
«No, Amy... lei... lei mi ha lasciato, ci ha lasciato... io...» non riesce a finire la frase perché scoppia a piangere e di getto, mi abbraccia.
Non credo di voler continuare a fare domande, mi sento come se un macigno mi abbia appena schiacciato il cuore perché, anche se non conoscevo questa ragazza, il dolore straziante di Simon mi fa immaginare quanto sia stata speciale.
«Sai... è stato tutta colpa di un pirata della strada. Una ragazza bella, gentile, dolce e rara come lei... uccisa da... da un cazzo di ubriacone!»
«Simon...» sussurro soltanto, stringendolo sempre di più a me.
«Io la amavo e quel figlio di puttana me l'ha portata via!» urla, per poi sciogliere l'abbraccio e continuare a parlare.
«La vedi questa?» mi chiede, mostrandomi la fedina tra le sue mani.
«Sì...»
«Volevo chiederle di sposarmi. Avevo organizzato tutto quanto... una bella cenetta, avevo pulito tutta la casa da cima a fondo e mi ero messo anche quello stupido abito che lei mi aveva comprato e dopodiché implorato di indossare almeno una volta. Io l'ho fatto. L'ho indossato quel cazzo di abito ma lei non era lì per poterlo vedere.»
Senza accorgermene, comincio a piangere anche io e mi sento maledettamente stupida per questo. Non dovrei piangere su una sua disgrazia, piuttosto dovrei cercare di aiutarlo, per lo meno di dire qualcosa che possa confortarlo. Ma come lo conforti un uomo che ha perso la sua ragazza in un incidente stradale? A questo punto mi sento quasi ridicola a star male per Thomas. Lui non è morto, io non ho perso il mio uomo per un incidente, io l'ho perso per un suo tradimento. Continuare a stare male per questa cosa senza avere la voglia di uscirne sarebbe come punirmi per qualcosa che non ho fatto.
«Ascolta Simon... non posso dire nulla che risulti stupido o banale in questo momento, mi dispiace.» inizio, asciugandomi le lacrime e cercando di mantenere un contegno.
«L'unica cosa che posso dirti o meglio, consigliarti... non perdere mai la voglia di andare avanti. So che ora risulta impossibile, insomma è successo da...»
«Due mesi. Due mesi esatti.» mi interrompe lui.
«È successo due mesi fa. Io sono sicura che Cara avrebbe voluto vederti felice perché, insomma, un ragazzo come te merita davvero di esserlo.»
Ad un certo punto, non lo vedo più reagire.
Ho detto qualcosa di sbagliato?
«Non... non capisco come sia possibile, Amy.» fa, sollevando la testa e guardandomi negli occhi.
«Che cosa?»
«Non sei la prima persona con cui parlo di questa cosa ma... insomma, sei l'unica che è riuscita a togliermi un po' di quel peso che mi porto dietro. Davvero, ne ho parlato anche con mia madre ma neanche lei è riuscita in quello in cui sei riuscita tu questa sera.»
«Non ho fatto nulla.» faccio sorridendo.
«No, davvero. Grazie.»Dopo qualche altro minuto passato a parlare di Cara, Simon cambia espressione.
«Ed ora mi sento dannatamente in colpa.» fa lui.
«E per quale motivo?»
«Credi che prima, dentro al locale, io non abbia notato i tuoi occhi tristi? Siamo stati un'ora a parlare di me e dei miei problemi quando io non ho accennato neanche un "Come stai, Amy?". Mi dispiace.»
«Simon, non ti preoccupare. I miei problemi in confronto ai tuoi sono il nulla. Magari un'altra volta, va bene?» dico, sorridendo dolcente.
«Magari domani, davanti ad una birra?»
Lo guardo per qualche secondo negli occhi, riflettendo sul da farsi. Dovrei parlargli davvero del mio ex che mi ha tradita? Dovrei raccontargli di star male per un tradimento quando lui sta male per una morte?
Solo che, non riesco a dire di no. Potrebbe servirgli anche per distrarsi un po' ed io ho davvero voglia che lui si distragga da tutta la merda che gli è capitata.
Prima di potergli rispondere, una ragazza da lontano comincia a chiamare il mio nome.
«Amanda Colson! Ti ho cercata dappertutto! Tu... io, ero andata a prendere da bere e sei... puf! Sparita!» balbetta Marlene, barcollando per poi scoppiare a ridere.
Possibile che questa ragazza si debba sempre ubriacare?
«Oh Dio, Marlene...» sussurro come se lei possa sentirmi.
Mi alzo di scatto e le vado incontro per non farla cadere.
«Chi... chi è quello?» mi chiede all'orecchio, probabilmente pensando di star sussurrando ma invece mi ha appena rotto un timpano.
«È un amico... ora, perfavore, andiamo a casa, okay?»
«Umh... okay...»
La prendo sotto braccio e mi incammino verso la macchina, quando Simon mi chiama da dietro.
«Allora? Per quella birra?»
Mi giro per guardarlo e no, non riesco proprio a dirgli di no.
«Domani alle sei di pomeriggio, okay?» chiedo sorridendo e cercando di rimanere in piedi nonostante i continui barcollamenti della mia amica.
«Va bene. A domani, Amy.»
Lo saluto con un sorriso e porto Marlene in macchina.
«Amy?»
«Cosa?» le chiedo, dopo essermi seduta al posto del guidatore ed aver chiuso lo sportello.
«Quello... chi... insomma... è bello, non credi? Sì, cioè... è... è bello... complimenti Amy...» fa, per poi addormentarsi all'istante.
«Dio, Marlene...» sussurro per poi sbuffare e partire.
«Andiamo a casa.»
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A Volte Succede
FanfictionDalla storia: [...] Solo ora mi rendo conto di quanto sia bello innamorarsi. Insomma, tutti dovrebbero innamorarsi, almeno una volta nella vita. Non importa per quanto, come o di chi, ma consiglierei a tutti di innamorarsi. È tutto un gran casino...