«Allora? Come ti senti?»
«Uno straccio.» mi risponde Marlene, dopo aver tirato fuori dal microonde un biberon pieno di latte.
«Beh, è plausibile. È passata soltanto una settimana.» continuo io mentre cerco di tenere a bada Aaron che non la smette di piangere.
«Dallo a me, avanti! Non ci sai proprio fare con i bambini eh?»
«Ehi! Io ci so fare eccome con i bambini! Sono i neonati che... mi terrorizzano...»
Pare che io abbia detto una cosa molto divertente, dato che la mia migliore amica per poco non fa cadere il piccolino per quanto sta ridendo.
«Cosa c'è di divertente?» faccio io, incrociando le braccia al petto e mettendo su il broncio.
«Come può terrorizzarti una creaturina tanto tenera?» dice sorridendo dolcemente prima a me e poi a suo figlio.
«Mi spaventa e basta, tutto qui...»
Prima che Marlene mi possa chiedere qualcosa data la mia risposta molto vaga, arriva Robert che in giacca e cravatta, irrompe in cucina per poi fare una piroetta su se stesso e aggiungendo con tono femminile :«Come sto?»
«Alla grande!» rispondo divertita.
«Sei uno schianto, amore.» dice sua moglie, per poi dargli un leggero bacio a stampo e sistemargli la cravatta.
«Devo andare al lavoro, ci vediamo questa sera tesoro.» continua Robert. Poi, da un bacio sulla fronte al piccolo Aaron e saluta me con un cenno della testa ed un sorriso.«Okay Amy, ora che siamo sole in casa e sono riuscita a far addormentare la piccola peste, puoi parlare.»
«Parlare di cosa, precisamente?»
«Sei strana ultimamente.»
«Sono strana?»
«La smetti di fare la finta tonta?» fa lei, questa volta con un tono di voce più deciso e serio.
«È solo stanchezza, non preoccuparti.»
«Amy finiscila! È da una settimana che ti comporti in modo strano! Sei assente, quando sei in compagnia arriva quel momento in cui ti blocchi e cominci a guardare un punto fisso per non parlare di quando piangi da sola! Perché non credere che io non ti abbia sentito ieri sera; stavamo tutti e quattro a tavola per la cena, ad un tratto ti alzi senza motivo e credi davvero che io non ti segua per vedere che cosa tu abbia?» Comincia ad urlare e a me cominciano a pizzicare gli occhi.
«Io...»
«No! Tu niente! Per non parlare del fatto che non c'è giorno in cui tu non venga qui per almeno qualche ora e non che mi dispiaccia, sai quanto ti voglio bene stupida stronza, ma andiamo! Anche Simon lavora o sbaglio? Non lo vedi quasi mai, Amy.»
Ha ragione, ha completamente ragione. Non posso continuare ad andare avanti così, anche perché non posso risolvere assolutamente niente. Lei è la mia migliore amica e merita di sapere.
«Okay, hai ragione. Guarda tu stessa...» detto ciò, sblocco lo schermo del mio cellulare e lo rivolgo verso Marlene che da perplessa passa a sbalordita.
«Quando hai intenzione di dirglielo?»
«Non lo so...»
Abbasso lo sguardo e comincio ad osservare le mie mani. Si stanno stritolando a vicenda mentre delle piccole goccioline salate iniziano a bagnarle. Sto piangendo come una bambina che non riesce a prendere in mano una situazione.
Le sottili braccia di Marlene si stringono intorno a me e accarezzandomi la schiena, mi ripete che andrà tutto bene.
«Amy, tu sei felice con lui?»
«Io... sì, credo di sì....» rispondo tra un singhiozzo e l'altro.
«Guardami negli occhi e dimmi che non hai alcun rimpianto, nè rimorso.»
Allora alzo lo sguardo su di lei che prontamente mi stringe le mani per confortami.
«Sto bene. Lui mi fa felice.» le sorrido.
«Okay... non è esattamente quello che ti ho chiesto ma facciamo finta che mi basti. Adesso però vai a casa, okay?»
«Ti voglio bene Marlene. Davvero tanto.»«Simon?» lo chiamo dopo aver chiuso la porta di casa.
«Amy!»
Mi viene incontro con un sorriso smagliante e a braccia spalancate, pronte per accogliermi. Mi ci fiondo perché ne ho davvero tantissimo bisogno e chiudo gli occhi, respirando il suo profumo.
«Devo parlarti.»
«Devo preoccuparmi?»
Senza rispondergli, lo prendo per mano e lo porto fino al divano dove lo faccio sedere. Mi metto affianco a lui e inizio a guardarlo cercando le parole da dire nei suoi bellissimi occhi. Purtroppo però i suoi occhi non mi dicono nulla, dovrò arrangiarmi da sola.
«Ehi piccola, tranquilla. Puoi dirmi tutto.»
«Voglio soltanto dirti che non devi preoccuparti di nulla, che non devi sentirti obbligato a fare niente e che puoi benissimo alzarti, prendere le tue cose ed andartene da qui ed io capirei.»
Non mi risponde, mi prende solo il viso tra le sue grandi mani e mi bacia.
«Sei completamente pazza.» mi sussurra sulle labbra per poi sorridere.
«Sai che c'è Simon? C'è che io sono un disastro e finisco per distruggere sempre tutto. Sono maldestra ed incoerente. Ho un carattere particolare e sarei capace di scappare da un momento all'altro. Quando le persone dicono che sono complicata ed esigente, hanno ragione. È così. È difficile stare con me, Simon... lo sarà molto di più dopo quello che sto per dirti.»
«Io ti amo, Amy.» dice tutto d'un fiato.
Io trattengo il respiro e comincio a sudare freddo. Cosa faccio? Cosa dico?
In tutta la mia vita ho detto "ti amo" ad una sola persona ed ho anche sbagliato alla grande. Non posso, io non posso.
«Sono incinta.»
Ed eccolo qui, il silenzio di cui tanto avevo paura. Perché lui non dice una parola, spalanca gli occhi e guarda un punto dietro le mie spalle. Poi, si alza dal divano lentamente lasciandomi lì seduta e guardando per terra si passa una mano tra i capelli, per poi portarsela alla bocca.
È spaventato, lo vedo, lo sento.
Tuttavia, quando incrocia il mio sguardo, i suoi occhi si inumidiscono.
«Sto per diventare papà?» dice con un filo di voce.
Non rispondo, faccio solo sì con la testa, mordendomi le labbra e cominciando a piangere in silenzio.
Ho rovinato tutto, so che l'ho fatto. Ho rovinato la vita ad un ragazzo.
«Saremo dei genitori fantastici Amy. Non potevi farmi più felice di così.» fa, prendendomi il viso tra le mani e schioccandomi ripetuti baci su tutto il viso.
«Quindi tu... non sei... non sei arrabbiato?»
«Arrabbiato? Come potrei essere arrabbiato per una cosa tanto bella?»
Comincio a sorridere pensando che come una stupida io abbia pensato che una persona buona come Simon, avesse potuto prendere male una notizia del genere.
«Ora peró devo dirtela io una cosa, anzi, un po' di cose.»
«Sono tutta orecchie.» rispondo, sorridendo ormai da orecchio a orecchio.
«Amy, io lo so. So che attorno al tuo cuore c'è una corazza. So che i pensieri a volte diventano mostri spaventosi e che i muri che tiri su sembrano non finire mai ma ti prometto, nonostante io sappia benissimo che non ti piacciano le promesse, che metterò su anche io la mia armatura, sconfiggeremo insieme quei mostri e abbatteremo quei muri.»
Rimango a bocca aperta per le cose che mi ha appena detto e comincio a tremare.
Dopodiché lo vedo inginocchiarsi maldestramente davanti a me e tirare fuori una scatolina dalla sua tasca destra.
«Amanda Colson, vuoi sposarmi?»
STAI LEGGENDO
A Volte Succede
FanfictionDalla storia: [...] Solo ora mi rendo conto di quanto sia bello innamorarsi. Insomma, tutti dovrebbero innamorarsi, almeno una volta nella vita. Non importa per quanto, come o di chi, ma consiglierei a tutti di innamorarsi. È tutto un gran casino...