.21.

1.7K 129 39
                                    

Fortuna vuole che oggi sia sabato, perché in questo stato avrei sicuramente saltato un giorno o due di lavoro.
Dopo aver pranzato, Tom si è chiuso in bagno abbastanza velocemente ed ora sono preoccupata, molto preoccupata... insomma sono passati ormai dieci minuti ed è ancora in bagno!

Mentre mi avvicino cautamente alla porta, sento l'attore parlare con qualcuno. Si è davvero chiuso in bagno per parlare al telefono?
La parte razionale di me sta urlando a pieni polmoni di allontanarmi da questa porta, ma la parte irrazionale ha preso il sopravvento ed ora ci sono attaccata, cercando di ascoltare questa telefonata.

«Cosa? No! Non posso! Okay, ascolta... io... io non posso lasciarla da sola in casa, non me la sento! Non è giornata, davvero. Sul serio? Ah... va bene. Ci sarò.»

«Ma con chi parli Tom?» sussurro tra me e me.

Sento l'attore borbottare un «Merda.» così decido di bussare.
«Tom... ti senti bene?»
Alle mie parole, esce frettolosamente dal bagno ed inizia a guardarmi negli occhi cercando di far trapelare qualcosa.
«Hai sentito tutto?»
«Senti, non puoi rimanere a casa soltanto perché hai paura di lasciarmi da sola. Se il lavoro chiama, non puoi di certo lasciar perdere tutto per me.» dico cercando di abbozzare un sorriso, il primo dopo quello che è successo ieri sera.
Lui dal suo canto, avvicina la sua mano al mio viso e mi accarezza una guancia con il pollice. A quel contatto sussulto e mi allontano di poco, spostandogli delicatamente la mano.
Alla vista del suo sguardo deluso mormoro uno «Scusami.» che lo fa sorridere.
«Non devi scusarti Amy, davvero. Tu non devi scusarti proprio di niente...»
A quelle parole, alzo finalmente lo sguardo, che fino a poco prima era rimasto fisso sui miei piedi.
Tom ha il viso così stanco. Le occhiaie, gli occhi lucidi... le nocche arrossate e sanguinanti...
Gli prendo una mano e passo l'indice su quegli spacchi, sentendolo gemere di dolore.
«Ma che hai fatto Tom...»
«Mi sono sfogato.»
«Ed ora va meglio?»
«Va sempre peggio...»
Gli stringo la mano e lo guardo negli occhi. È uno sguardo indecifrabile il mio, uno sguardo che non fa traspirare nessun'emozione.
«Non è colpa tua, lo sai vero?»

Dopo averlo portato in bagno, l'ho fatto sedere sul bordo della vasca ed ora sto cercando delle maledettissime bende per curare le ferite che l'attore si è auto inflitto.
Poi, prendendogli la mano, passo un batuffolo di cotone con dell'acqua ossigenata, sopra le sue nocche.
Lui non smette di guardarmi, osserva ogni mio movimento con un sorriso rammaricato in volto.
Gli metto le bende intorno alle ferite e dopo lo guardo negli occhi, per fargli capire che ho terminato.
«Grazie piccolina...» mi sussurra all'orecchio ed io, nonostante il mio stato, sento dei brividi percorrermi tutto il corpo.
«Ora però davvero, devo andare. Stai attenta...» e dopo avermi baciato la fronte, esce dal bagno e consecutivamente, da casa.

L'appartamento è così silenzioso. Sono sdraiata sul divano, a pancia in su e chiudendo gli occhi l'unico suono che sento è il ticchettio delle lancette dell'orologio. Poi però, la suoneria del mio cellulare mi fa sobbalzare. Leggo il mittente e scopro che si tratta di Anna, la proprietaria del bar, così rispondo subito.
«Pronto Anna?»
«Buon pomeriggio tesoro, come stai? Ti sento un po' giù.»
Dopo le sue parole, tiro un sospiro di sconforto e rimango in silenzio per un po'.
«Amy ci sei? Va tutto bene?»
«Come? Oh, sì certo! Ti serviva qualcosa?»
«Devo chiederti un favore Amy. Al bar abbiamo terminato le scorte di bottigliette d'acqua che di solito mettiamo nel piccolo frigo sotto il bancone... solitamente ce le avrebbe portate il nostro fornitore, ma per questo mese mi ha detto che è difficile che riesca a venire. Potresti comprarne qualcuna al supermercato e portarla lunedì al lavoro? Ovviamente poi ti darò la metà della spesa!»
«Oh... D'accordo, ci penso io. A lunedì Anna.»
«A lunedì tesoro!»

È vero, Tom mi ha raccomandata di non uscire di casa, ma non posso rimanere chiusa lì dentro per sempre, ecco perché ho accettato la richiesta di Anna ed ora sono al supermercato.
Mentre esco con due confezioni di bottigliette d'acqua nelle mani, sento due voci familiari litigare. Le voci provengono dal parcheggio, così decido di avvicinarmi per vedere di chi si tratta. Svolto l'angolo e rimango pietrificata: una di quelle persone è Tom.
«Il lavoro, eh Tom?» mormoro tra me e me, indignata.
Cerco di rimanere il più possibile nascosta, ma cercando comunque di ascoltare la loro conversazione.

«Taylor devi smetterla, okay? Basta! Quando lo capirai che tra me e te è finita?»

No, aspetta cosa?
Dopo quelle parole, mi sale un nodo alla gola che mando giù a fatica e mi si inumidiscono gli occhi.
Quante bugie mi ha raccontato Hiddleston?
E poi... Taylor... Ecco perché quella donna mi ricordava vagamente qualcuno! Ecco perché sapevo con certezza di averla già vista da qualche parte! È Taylor Swift... e di certo non è la "cugina" di Tom.

«Tom, Tom, Tom... cos'è? Ti piace quella ragazzina che abita con te?» inizia la biondina, ridendo istericamente «Sai benissimo che io ti faccio divertire di più.» e con uno sguardo malizioso, inizia a far scendere la sua mano fin sopra la cintura dei pantaloni dell'attore. Quest'ultimo però glie la leva bruscamente e si allontana da lei.
«Devi smetterla di cercarmi Taylor.» le sue ultime parole prima di andarsene e lasciarla lì, da sola.

Mi allontano anche io e decido di seguire da lontano Tom. Quando poi lo vedo entrare in macchina, accelero il passo e prima che possa partire, apro la portiera ed entro anche io.
«Amy? Ma che...»
È sconvolto, non si aspettava di vedermi qui.
Già... come io non mi aspettavo di vederlo con Taylor Swift.
«Parti Tom.»
«Aspetta, cosa ci fai qui? Perché non sei a casa?» Si passa la mano sugli occhi e poi continua, tenendo sempre un tono di voce pacato «Ti avevo chiesto di rimanere in casa Amy...»
Io mi giro verso di lui e lo guardo con un sorriso amareggiato.
«Mi farai il terzo grado a casa, Hiddleston. Adesso però parti.»

A Volte SuccedeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora