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È passata ormai un'ora e di Tom neanche l'ombra, finché non sento bussare alla porta.
No, aspetta.
Ho appena sentito bussare alla porta?
Tom non dovrebbe avere le chiavi di casa sua?

Vado ad aprire e davanti a me un uomo tiene in mano un mazzo di rose che gli copre tutta la faccia.
Sorrido a questa vista e mi appoggio allo stipite della porta.
«Tom... non dovevi.» dico io, continuando a sorridere.
Quando però il tizio abbassa il mazzo di rose, scopro che non si tratta di Tom.
È Jake.
«No...»
Mi immobilizzo. Non riesco a muovere neanche un muscolo.
Nella mia mente, immagini di quella notte scorrono veloci facendomi girare la testa.
Il cuore comincia a battermi all'impazzata nel petto e il mio respiro si fa sempre più pesante.
«Ciao Amanda...»
Gli sbatto immediatamente la porta in faccia e chiudo a chiave, cercando di ritrovare la mia calma ormai persa.

«Okay Amy... va tutto bene, respira.» dico fra me e me.
Appoggio la schiena alla porta, cercando di bloccarla maggiormente anche se ho già chiuso a chiave.
Quel malato sta bussando ininterrottamente ed io sento il rimbombo in tutto il corpo.
«Smettila! Vattene via!» urlo.
«Voglio solo parlarti! Apri la porta!»
Non la smetterà mai.
Ad un tratto, l'illuminazione.
Prendo velocemente una sedia dalla cucina e la blocco sotto il pomello della porta, poi corro al telefono ed alzo la cornetta.
Per un momento esito, il continuo rumore dei pugni di Jake sulla porta mi fa sobbalzare.
Poi però digito: 911
Dopo pochi secondi dall'altra parte mi risponde una voce femminile.
«911 qual è l'emergenza?»
«Aiutatemi vi prego... aiutatemi...» dico a bassa voce, cominciando a singhiozzare.
«Cosa sta succedendo lì?»
«C'è un pazzo che... c'è un pazzo che vuole entrare in casa mia. Vuole farmi del male, vi prego aiutatemi.»
Dopo aver riferito l'indirizzo di casa, attacco immediatamente il telefono.
Dopodiché, il forte rumore cessa.
«Se ne è andato?» mormoro, avvicinandomi alla porta.
Controllo dallo spioncino e di lui neanche l'ombra.

D'un tratto, un rumore secco dalla cucina raggiunge le mie orecchie.
«Oh mio Dio...»
Corro nella stanza e vedo Jake cercare di rompere il vetro della finestra.
«No! No! Vattene! Vattene via!» comincio a piangere e a strillare ma lui non demorde.
Prendo il mio cellulare e corro in salone, accucciandomi dietro al divano, con le ginocchia al petto e le braccia intorno ad esse.
Cerco in rubrica il numero di Tom, ma anche dopo numerosi squilli non ricevo nessuna risposta.
Decido di mandargli un messaggio, poi metto la testa fra le gambe e comincio a piangere silenziosamente.

È entrato in casa, ce l'ha fatta.
Sento dei passi farsi sempre più vicini ed io mi stringo sempre più a me stessa.
Quando si ferma, alzo lo sguardo e me lo ritrovo davanti, con un sorriso cinico.
Mi metto le mani fra i capelli e chiudendo gli occhi lancio un urlo disperato.
Fa ancora un altro passo in avanti ma la porta di casa si spalanca ed entra di corsa Tom.
«Schifoso pezzo di merda!» urla l'attore, scagliandosi contro il pazzo.
Gli prende con una mano il colletto della maglietta e con l'altra gli sferra un pugno sul naso.
«Cristo, non puoi neanche immaginare da quanto tempo volevo farlo.» continua l'attore.
Dopodiché si mette a cavalcioni su di lui e comincia a dargliele di santa ragione, ricevendo solo due pugni. Nulla in confronto a quello che gli sta facendo lui.
«Non. Devi. Toccarla. Mai. Più.» dice Tom, separando ogni parola con un pugno.
Pochi secondi più tardi la polizia entra in casa e punta le pistole sul mio ragazzo e su Jake, facendoli così fermare.
Un agente si avvicina a me e posandomi una mano sulla spalla mi fa alzare la testa.
«Qual è tra i due?» mi chiede.
Io senza parlare, alzo il braccio indicando con un dito lo stronzo che sgrana gli occhi.
«Oh avanti... non dirmi che non ti è piaciuto!» sputa acido Jake, facendomi ricordare tutto quello che mi ha fatto e facendomi così ricominciare a piangere.
«Di cosa sta parlando?» chiede un agente che ora ha la pistola puntata contro quel folle, così come gli altri due.
«Lui mi ha... mi... mi ha violentata...»
Alle mie parole tutti e tre i poliziotti si girano verso di lui, con un espressione disgustata in viso.
Jake dal suo canto, non smentisce. Anzi, sorride.
«Sì agenti... è vero! Ed è stato... eccitante!» dice, cominciando a ridere a squarciagola anche dopo essere scortato via.

Con le lacrime agli occhi, alzo lo sguardo verso Tom che è visibilmente scosso e preoccupato per me.
Mi alzo di scatto e gli getto le braccia al collo, stringendolo forte.
«Ho avuto paura Tom...»
«Ci sono io ora Amy, tranquilla.» dice lui, stringendomi di più a se.
Poi lo guardo negli occhi, in questo oceano in cui trovo sempre sicurezza e tranquillità.
«Ma tu sei ferito...» dico, guardando il sangue che esce dal suo sopracciglio e dal labbro.
«Non è nulla... insomma credo che quel pezzo di merda sia messo molto peggio di me.» mi sorride dolcemente ed io, prendendogli la mano lo porto in bagno.

«Andiamo Amy, ti ho detto che non è niente...»
«Oh, stai zitto.»
«Ah sì?» fa lui, mettendomi le mani sui fianchi ed avvicinandomi al suo corpo.
«Sì, stai zitto.» continuo io sorridendo.
Poi lui mi alza, mettendomi seduta sulla lavatrice accanto al lavandino.
«Bene... ora cerca di stare fermo.» dico, passando il batuffolo di cotone con l'acqua ossigenata sul sopracciglio.
«Uh, pensavo facesse male.» dice Tom soddisfatto.
«Aspetta che arrivi al labbro.» rispondo sghignazzando.
Arrivata alle labbra, passo il batuffolo di cotone sul lato, dove c'è un taglio e vedo l'attore stringere i pugni.
Sorridendo comincio a soffiare sopra la ferita, cercando di alleviare il dolore ma lui azzera la poca distanza baciandomi dolcemente.
«Sai di cosa avrei bisogno in questo momento Tom?» sussurro sulle sue labbra, stringendo le gambe intorno alla sua vita.
«Di cosa?» chiede lui, dandomi dei veloci baci sul collo ma carichi di desiderio.
«Di coccole...» mormoro al suo orecchio.
L'attore si stacca dal mio collo e guardandomi negli occhi alza un sopracciglio.
«Coccole?» chiede sorridendo.
«Coccole!» sorrido, spostando la testa di lato.
«Dio, quanto sei bella...» fa lui, accarezzandomi una guancia «Va bene e coccole siano allora!» continua poi.
Alla fine, mi prende in braccio portandomi in camera sua e iniziandomi a riempire di baci ed abbracci.

Ecco di cosa ho bisogno.
Una persona che mi faccia sorridere anche quando la voglia non c'è. Di passare le ore accanto a qualcuno senza accorgermi che, il tempo passa ma la voglia di restargli accanto non passa mai. Ho bisogno di qualcuno che non si limiti a dire che mi merito il meglio, ma che s'impegni per darmelo.
Di qualcuno che mi faccia sentire amata. Di qualcuno che non sia felice per me ma che sia felice con me. Ho bisogno di qualcuno che mi dia dolcezza quanto basta per farmi sorridere l'intera giornata.
Ho bisogno di una persona che tenga a me, tanto da andare contro il mondo per difendermi.
Io questa persona l'ho trovata ed è Tom.

A Volte SuccedeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora