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Io e Tom abbiamo passato l'intera giornata in giro per le magnifiche strade di Londra.
Non l'ho mai osservata così attentamente come oggi, probabilmente perché distratta da altro. Questa giornata però, l'ho scrutata nei minimi dettagli.
Quei grattacieli così alti, che riescono a toccare il cielo e che mi fanno sentire così piccola. Il bei colori accesi dei taxi e delle cabine telefoniche che vanno a fare contrasto con la leggera nebbia che anche d'estate fa compagnia a questa città. Per non parlare poi di quando arriva la notte e, come per magia, tutto si illumina.

La sera lui mi ha perfino portata a cena fuori, voleva farsi perdonare per quello che è successo la mattina non volendo capire che non ha colpe. Purtroppo però è testardo, tanto testardo... e maledettamente gentile, affettuoso, protettivo...

Ma la smetti?

Sì, è vero, dovrei smetterla.

Comunque, dopo la cena che ovviamente ha voluto pagare da solo, siamo tornati a casa per dormire.
Io ero stremata, non mi ero mai stancata così tanto in tutta la mia vita. Sono una ragazza pizza e divano, non mi capita spesso di rimanere fuori casa per una giornata intera!

Questa mattina a svegliarmi c'è un fantastico profumo di cioccolato.
Mi avvicino lentamente alla porta della cucina che è socchiusa e sporgo solo la testa per vedere cosa sta provocando questo odore buonissimo. Mentre controllo, il mio occhio cade su una figura alta, slanciata e muscolosa davanti ai fornelli.
Cristo, sapevo che Tom avesse un bel fisico, ma devo dire che senza maglietta rende molto di più.
Mi appoggio allo stipite della porta, guardando sognante l'uomo che ancora non si è accorto della mia presenza... forse.

«Buongiorno piccola Amy!»
Io scrollo la testa, trasalendo dai miei pensieri e avvicinandomi a lui.
«Ti ho già detto che questo nomignolo non mi piace, Hiddleston.»
«Oh, ma lo so. È per questo che lo uso.» Risponde sorridendo.
«Oggi il signor Simpatia ha deciso di non volersi vestire?» Lo provoco, squadrandolo dalla testa ai piedi.
A quel punto lui spegne il fuoco dei fornelli e si mette di fronte a me.
«Che c'è? Ti sto mettendo in imbarazzo?» Detto questo si avvicina sempre di più.
«Pff. Tu, mettere in imbarazzo me? Ti piacerebbe.»
«Sei sicura di quello che dici?»

Ecco, forse non avrei mai dovuto provocarlo in quel modo, dato che adesso è attaccato al mio corpo e continua a guardarmi negli occhi con quel suo sguardo magnetico.

È un attore Amy... davvero credi che non ti possa mettere in imbarazzo?

Mi mette le mani sulle spalle e lentamente fa scorrere le sue dita sulle mie braccia. Mi lascio scappare un sospiro a quel tocco e gli occhi mi si chiudono.
Poi, con il viso si avvicina a me e sento il cuore esplodermi nel petto. I nostri nasi si toccano e lui sorride, Dio quel sorriso...

«Sei ancora convinta che io non ti possa mettere in imbarazzo?» Dice sorridendo maliziosamente.
Ho il suo respiro sulle labbra e non so da dove sto tirando fuori tutta questa forza di volontà che mi permette di non saltargli addosso per baciarlo.
Io abbasso lo sguardo arrossendo e mi allontano da lui.
«Mangiamo?» Chiedo semplicemente, senza rispondere alla sua domanda.

Mentre mangio i pancake mi accorgo dello sguardo di Tom fisso su di me. Io faccio per alzare la testa e lui, la abbassa velocemente sorridendo tra sè e sè.
«Guarda che ti ho visto.» Dico, alzando un sopracciglio.
Non mi risponde e continua a mangiare, cosa che faccio anche io perché devo ammetterlo, Hiddleston è bello, simpatico, gentile, intelligente e anche un cuoco provetto! Non ho mai mangiato dei pancake al cioccolato così buoni!

Intanto che lo aiuto a lavare i piatti, un pensiero mi balena in mente.

«Tom?»
«Dimmi Amy.»
«Stavo pensando...»
«Oh, perché tu pensi?»

Davvero simpatico Hiddleston. Siamo di buon uomore oggi a quanto pare eh?

Faccio finta di non aver sentito e continuo.
«...dicevo, stavo pensando che io dovrei ancora cercarmi un lavoro.»
«Potrei darti una mano io in questo! Potresti lavorare con chissà quali attori, essere la loro manager o...»
«Non se ne parla.» Rispondo decisa.
«Tom, non ce la farei okay? Insomma, quella vita... la tua vita... non credo possa fare per una ragazza come me. Poi, se un giorno dovessi fare quel tipo di lavoro, non sarà di certo grazie ad una tua raccomandazione, ma perché me lo sarò meritato davvero.»
Lui mi guarda sorridendo, sembra quasi orgoglioso di me e di quello che ho detto.

«Te l'ho già detto che mi piaci, vero Amy?»
A quelle parole scuoto la testa per dire di sì, sorridendo.

***

«Sto andando!» Dico a Tom, una volta arrivata alla porta di casa.
Lui mi si avvicina e mi guarda perplesso.
«Ti ricordi la strada, vero?»
«Ma certo che mi ricordo la strada!»
«A che ora pensi di tornare?»
«Tom credo che per le 2 del pomeriggio sarò a casa, devo solo andare in un bar!»
«E copriti...» Mi dice, tirandomi su la canottiera per coprire maggiormente il seno.
«Ma che fai?» Chiedo sorridendo, mentre lui continua il suo lavoro con la mia povera canottiera.
«Mi assicuro che nessuno ti si avvicini.» Detto questo mi da un bacio sulla fronte ed io esco di casa.

Sto andando al bar in cui l'ho visto per la prima volta.
Sì, quello in cui sono corsa perché quel pezzo di merda di Jake mi aveva fatto rovesciare il milkshake sulla camicetta.
In ogni modo, quel giorno ho notato un cartello all'entrata del bar e cercavano dipendenti. In effetti non sono molto sorpresa, credo che ci lavori solo quella buffa signora con i capelli arruffati e gli occhiali rossi e se le dovesse servire una mano, sarò felice di lavorare lì con lei.

Entro nel bar e noto con piacere che tutti i tavolini sono occupati, questo significa che ci sarebbe da lavorare nel caso la signora decidesse di assumermi.
«Buongiorno cara, cosa ti preparo?»
«Oh, beh in realtà sono venuta qui per parlare con lei se non le dispiace.»
Lei mi fa cenno di avvicinarmi al bancone e così faccio.
«Intanto mi presento, io sono Anna, la proprietaria di questo bar!»
«Io sono Amanda, Amanda Colson!» Le stringo calorosamente la mano e poi torno leggermente seria.
«Ascolti... un mese fa ho letto che cercava dipendenti e volevo chiederle se il posto fosse ancora libero. Mi accontenterei anche di un minimo salario per il momento, farei di tutto pur di non rimanere a casa con le mani in mano!»
La donna mi ascolta annuendo. Chissà cosa sta pensando, chissà quale idea si è fatta di me...
«Bene!» Dice dopo lunghi secondi interminabili di silenzio.
«Ha qualche esperienza lavorativa?»
Ecco. La fatidica domanda.
«In realtà no signora. Ho appena finito gli studi, sa... l'università... specializzata in scienze degli alimenti.»
«Oh, capisco.»
Perfetto, mi sono giocata la mia chance. La signora Anna rimane nuovamente in silenzio per poi continuare: «Lei è giovane ed io non ho dipendenti. In più, la prima volta che è entrata qui dentro mi ha fatto sorridere, solo Dio sa quanto odio stesse provando per quell'uomo che le rideva in faccia! Amanda, lei è assunta, non ci vuole un granché di esperienza per lavorare in un bar e lei è specializzata in scienze degli alimenti quindi questo mi fa pensare che le piace stare dietro ai fornelli, vero?»
Io annuisco e stringo le mani alla gentilissima signora.

Ed anche questa è fatta, Amy.

«Oh... Amanda, un'ultima cosa.»
«Sì?»
«Dammi del tu, ti prego.» Mi dice regalandomi un sorriso a trentadue denti.
«D'accordo, tu invece mi puoi chiamare Amy?»
«Direi che è un buon compromesso! Affare fatto allora!»
Ci stringiamo la mano e ci sorridiamo a vicenda.

Finalmente ho un lavoro.

A Volte SuccedeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora