Sono passati esattamente nove mesi dal matrimonio della mia migliore amica. Nove mesi passati a girare per negozi e comprare vestitini e giocattoli, nove mesi passati a combattere gli sbalzi d'umore di Marlene legati alla gravidanza, nove mesi passati anche a fantasticare su come sarebbe stato o come sarebbe avere un bimbo e diventare mamma.
Insomma, nove mesi abbastanza impegnativi.«Ehi Amy... sai che sei proprio carina mentre dormi?» mi sussurra una voce.
Apro lentamente gli occhi e sbadiglio, alzando la testa dalla spalla di Simon.
«Mi... mi sono addormentata?» chiedo stiracchiandomi.
«Circa un'ora fa. Te lo sei meritata un po' di riposo, siamo in questo ospedale da quattro ore.» dice, accarezzandomi una guancia.
«Aspetta... Oh mio Dio, Marlene! Come sta? Ti hanno detto qualcosa?»
«Tranquilla, le infermiere hanno detto che quando arriverà il momento, ce lo faranno sapere subito. Perché adesso non dormi ancora un po'?»
Osservo meglio il mio ragazzo e mi accorgo delle sue occhiaie e la sua faccia stremata.
«Perché non ti riposi tu invece? Io sto bene Simon, tu decisamente no!» gli dico sghignazzando.
«Oh ma davvero?» dice, avvicinandosi a me con un mezzo sorrisetto. Fa sfiorare i nostri nasi e fa per baciarmi ma veniamo interrotti da un'infermiera.
«Voi siete gli amici della signorina Marlene?»
Guardo Simon con occhi lucidi e un sorriso a trentadue denti. Gli stringo forte la mano ed insieme ci alziamo per andare verso la stanza dove sta per accadere il miracolo. Perché alla fine sì, un bambino è sempre un piccolo miracolo.
Ci appostiamo fuori, aspettando che Robert esca dalla stanza per darci la bella notizia.Minuti estenuanti sono passati. Un urlo straziante rimbomba per tutta la struttura. Un dolce vagito mi scalda il cuore e d'un tratto comincio a singhiozzare come una stupida, stringendo fortissimo Simon.
La porta si apre e Robert, in lacrime, ci invita ad entrare.
«Avanti Aaron, saluta tua zia Amy.» dice Marlene al piccolo che tiene tra le braccia, muovendogli una manina con due dita.
«È brutto, vero? Tutto così... rugoso!» fa Robert, toccando un piedino del bimbo.
Mi avvicino lentamente alla mia migliore amica, con un dolce sorriso sulle labbra. Lei mi avvicina con le braccia il neonato ed io indugio un po'.
«Io non credo di sapere come si faccia.» dico, facendo ridere tutti.
«So che sarai bravissima.» mi sussurra Simon, per poi darmi un bacio sulla guancia.
Prendo in braccio Aaron che non riesce ancora ad aprire gli occhi del tutto e lo cullo un po'.
«Benvenuto in un mondo di folli, piccolino.» dico, dandogli un leggero buffetto sulla guancia.
Mentre guardo questo bambino, penso a quanto la sua vita da neonato potrà essere stupenda. Nessun pregiudizio, nessuno sbaglio, nessuna parola di troppo, nessun dolore, solo la spensieratezza più assoluta e la voglia di vivere.«Ed ora che siamo finalmente tornati a casa, riposati un po'.» mi dice Simon, rimboccandomi le coperte.
«Ma è quasi ora di pranzo!»
«Ho detto che devi riposarti.»
«Va bene papà.» rispondo sorridendo.
Quando apro gli occhi vedo una figura davanti a me, ancora assonnata e credendo si tratti del mio ragazzo, allungo le mie mani verso il suo viso per avvicinarlo a me e baciarlo ma quando le nostre labbra si sfiorano, diventa tutto più nitido e mi ritrovo davanti Tom.
«Ma che... che cosa ci fai tu qui?!» urlo, in preda al panico.
«Perché lo hai fatto, Amy?» chiede lui con sguardo assente.
Mi alzo velocemente dal letto e mi allontano il più possibile da lui, arrivando a sbattere con la schiena sulla fredda parete del muro.
«Okay, okay. Non so come tu abbia fatto ad entrare, non so dove cazzo sia Simon, non so neanche perché tu sia qui ma devi andartene Thomas! Vattene!» urlo ancora, con le lacrime agli occhi.
Non ricevo alcuna risposta, se non il suo sguardo vuoto che riesce a trapassarmi l'anima. Il petto comincia a farmi male, il cuore sta chiedendo disperatamente di uscire, come se lo spazio per lui ormai sia troppo piccolo.
«Perche mi stai facendo questo?» chiedo ancora, inclinando la testa di lato e abbandonandomi ad un pianto liberatorio mentre lentamente mi accascio a terra, portando le ginocchia al petto.
A questo punto l'attore si avvicina a me, inginocchiandosi per guardarmi negli occhi e dopo avermi sfiorato la guancia, accenna un tenero sorriso.
«Perché lo hai fatto?» chiede nuovamente.
«Fatto cosa Tom? Cosa ho fatto?» rispondo singhiozzando.
Ad un tratto, la porta della camera da letto si apre ed una figura alta e magra si piazza alle spalle dell'attore.
«Ma che...»
Taylor mi guarda come se fossi un cane. Una bestia. Come se tutta questa storia per lei sia sempre stata una gara ed ha vinto.
«Andiamo Tom, io te lo avevo detto.» fa lei, appoggiando una mano sulla spalla di lui, facendolo alzare e prendendolo per mano.
«Cosa sta succedendo?» faccio ormai sussurrando, senza più forze.
I due allora cominciano a ridere, ridere di gusto e puntarmi il dito contro. Più le loro risate si fanno forti, più la mia testa gira. Mi metto le mani nei capelli e urlo, urlo il più forte possibile per farli smettere, finché non apro gli occhi.
Mi alzo di scatto dal letto e mi porto una mano al petto, respirando a fatica.
La porta della camera si spalanca ed entra Simon che si affianca subito a me.
«Va tutto bene okay? Va tutto bene... era solo un brutto sogno.» dice abbracciandomi.
«Ma tu stai tremando... ehi piccola, va tutto bene.»
Appoggio la testa al suo petto e cerco di calmarmi, respirando il suo profumo.
«Vuoi parlarmene?» mi chiede dolcemente, baciandomi la tempia.
«Io... non me lo ricordo. So solo che è stato terribile.» mento. Perché lo faccio? Perché so che è la cosa giusta, sia per me che per lui.
Fin da piccola ho sempre pensato che finché una cosa la tieni per te, rimane un'idea, qualcosa di astratto e che non possa toccarti più di tanto, quando poi però la esterni con qualcuno, quell'idea diventa concreta e capace di farti del male.
Mi dimenticherò presto di questa cosa e tornerà tutto come prima. Non c'è bisogno di farlo preoccupare inutilmente.
«Ho preparato il pranzo, vieni con me?»
«Certo Simon.» rispondo sorridendo.
Lui quindi si alza dal letto e velocemente mi prende in braccio.
«Proprio come una principessa eh?» chiedo sghignazzando e portando le braccia dietro al suo collo.
«Proprio come la mia principessa.»
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A Volte Succede
FanfictionDalla storia: [...] Solo ora mi rendo conto di quanto sia bello innamorarsi. Insomma, tutti dovrebbero innamorarsi, almeno una volta nella vita. Non importa per quanto, come o di chi, ma consiglierei a tutti di innamorarsi. È tutto un gran casino...