Fierro Chase (parte 16)

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Alex quella notte sognò.

Si trovava in una stanza dall'arredamento sfarzoso ed elegante. Tappeti persiani ricoprivano il pavimento; quadri rinascimentali ornavano le pareti e una scrivania in mogano era piazzata in fondo alla stanza.
Seduto sulla scrivania c'era un uomo.
Era alto e magro; il viso liscio e pulito poteva dimostrare una ventina d'anni, ma il pizzetto bianco sul mento e le ciocche brizzolate che gli ricadevano sulla fronte, lo facevano sembrare molto più anziano. Indossava una completo di fattura italiana che gli conferiva un'aria ancora più distinta e attorno al colletto della camicia faceva la sua mostra una bella cicatrice rosata.
Alex all'improvviso si sentì in pericolo, quell'uomo lo innervosiva.
Poi d'un tratto egli alzò la testa dalle carte per spostare lo sguardo su un quadro.
Senza far alcun rumore si alzò dalla sedia per avvicinarsi alla parte.
Alex lo seguì e posò lo sguardo su una tela ad olio.
Il quadro rappresentava una scena raccapricciante.
Un serpente color ossidiana occupava gran parte del dipinto. Le sue spire si attorcigliavano intorno alle radici di un albero gigantesco. Sotto di lui era raffigurato un globo terrestre. Non era la terra, perché al posto del verde e del blu gli unici colori che raffiguravano erano il rosso e il grigio.
Sopra le radici un manipolo di puntini luminosi era sparso come lucciole in una sera d'estate e poco sotto le grinfie del serpente nero scorreva un piccolo fiume. Forse un tempo era acqua, ma adesso sembrava che a sgorgare fosse un fiotto di sangue rosso.
L'uomo girò lentamente la testa verso Alex e solo allora il semidio notò che i suoi occhi erano diversi. La pupilla era più lunga e il colore dell' iride era una strana sfumatura di rosso e giallo paglierino. Occhi da rettile.
È solo un sogno, si disse Alex, ma ancora non capiva perché provasse uno strano senso di irriquietudine.
-Alex Fierro-
Per poco il figlio di Loki non prese un colpo.
-Stimo molto tuo padre- continuò l'uomo adesso guardandolo dritto negli occhi. -Una persona di  raro ingegno e di crudeltà ancora più ricercata-
-Conoscenti?- Alex scacciò il senso di ripugnanza che gli attanagliava lo stomaco.
-No, ma tuo padre faceva parte del piano, inconsapevolmente certo, ma era un tassello utile-
-Mia madre ha fallito: lo abbiamo sconfitto-
-Sí, giusto. Tu, Magnus Chase e quell'altro manipolo di eroi da quattro soldi- gli occhi da rettile scintillarono. -So tutto di voi, so anche che siete pericolosi per la riuscita del mio piano, ma ormai il vostro leader è fuori uso-
-C...Cosa?- Alex spalancò gli occhi.
-Magnus Chase è fuggito, ma nelle sue condizioni non potrà mai uscire dal Bosco di Ferro-
Magnus era riuscito a fuggire, almeno questa era una buona notizia, ma cosa intendeva quell'uomo con " nelle sue condizioni"?
-Chi sei?Cosa vuoi?- urló agitato.
-Voglio il Ragnarok- rispose semplicemente. -Mi spiace che non rivedrai più il tuo amico Magnus, lui sicuramente avrebbe potuto raccontarti tutti i miei piani. Ma ormai è troppo tardi. Tic toc tic toc. La lancetta gira-
Poi il suo viso venne percorso da un fremito e lentamente sotto gli occhi di Alex i lineamenti dell'uomo iniziarono a cambiare: la pelle attorno a occhi, bocca e naso si squamó. I denti bianchi si allungarono fino a diventare zanne di serpente e il naso venne inghiottito nelle scaglie nere del viso.
Adesso aveva davanti a sé la testa di un serpente nero.
Alex tremò.
-Tic tac, tic tac. Il tempo sta per scadere. Spero morirai nella foresta. Addio Alex Fierro-
Poi le fauci del mostro si allargarono e lo inghiottirono in un sol boccone.

Alex si svegliò ansimando dal panico.
L'incubo era vivido nella sua mente: Il Ragnarok imminente; l'uomo che si tramutava in serpente; il quadro che preannunciava la fine del mondo. Poi l'evasione di Magnus e quella sua impossibilità di tornare al Valhalla. Di cosa diavolo parlava l'uomo/serpente ?
In ogni caso era bloccato là. In quella stretta gola a seguire voci invisibili.
Ma dove portava quello stretto?
Aveva passato il giorno precedente tutto il tempo a camminare speranzoso di raggiungere delle persone, ma quelle voci, seppur sembrassero sempre così vicine non appartenevano a nessuno.
-A nessuno!- urló il semidio al cielo.
Frustato si rimise in marcia, con l'odore metallico del ferro che ormai lo stava facendo impazzire.

***

Magnus si svegliò in vesititi che non erano i suoi.
Ci mise qualche secondo a capire dove si trovasse e perché indossasse un completo della misura giusta.
La bambina gigante lo aveva preso a far parte della sua collezione di Barbie a grandezza umana.
Ma la situazione non era così comica come poteva sembrare: il figlio di Freyr era ancora ferito, la sua vista peggiorava di minuto in minuto e per di più era prigioniero.
La ragazzina con le treccine lo stava guardando con un sorriso divertito -Ti stanno bene i vestiti- disse deliziata.
Magnus si guardò meglio e notò che indossava jeans macchiati con quello che poteva essere sangue e una maglia bianca dallo scollo a V sporca di terra. Preferí non chiedere della provenienza di quell'abbigliamento.
La bambina lo afferrò tra le sue mani enormi e lo posizionó su una delle sedie del tavolo.
-Cosa vuoi da me?- Magnus cercò di assumere un tono autoritario.
-Nulla, volevo solamente una nuova bambola- squittí divertita.
Forse poteva andargli peggio, ma comunque la situazione rimaneva pericolosa.
-Non vedo l'ora che arrivi mamma! -
-Mamma?-
-Sí, vedrai non appena ti conoscerá mi farà i complimenti-
-I complimenti per cosa?-
-Per aver trovato il dessert di stasera-
Il semidio ritirò tutto quanto aveva pensato prima: doveva fuggire al più presto!

-Non vedo l'ora che arrivi mamma! --Mamma?--Sí, vedrai non appena ti conoscerá mi farà i complimenti--I complimenti per cosa?- -Per aver trovato il dessert di stasera-Il semidio ritirò tutto quanto aveva pensato prima: doveva fuggire al più presto!

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