Fierro Chase (parte 40)

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INTERMEZZO

Niddoghr non poteva manifestarsi nel mondo degli umani, o almeno, non nel pieno delle proprie forze. Per questo motivo la maggior parte degli Dei ora stava andando a combattere contro di lui alle radici dell'Albero. Non il posto in cui Alex aveva portato Magnus per farsi curare la cecità, ma un luogo più profondo e buio. Più marcio e malato. Niddoghr si cibava delle radici di Ygdrasill, come una tarma, ma sapeva bene che ci sarebbe voluto un'eternità per farlo cadere e distruggere così il sistema dei Nove Mondi. Per questo motivo aveva deciso di agire: prima aveva spinto Loki a scatenare il Ragnarok, ma quel dio da quattro soldi aveva fallito miseramente. Niddoghr aveva osservato quegli eventi rimanendo sempre nascosto tra le sue radici, a rodersi dentro quando Magnus e i suoi amici riuscivano ogni volta a depistare Loki. Dopo la deludente performance del dio, aveva perciò deciso di agire in prima persona. Il serpente aveva capito che quel gruppo di semidei era tremendamente pericoloso, avevano il favore degli dei ed erano stupidamente coraggiosi. L'esatto opposto di lui, un individuo freddo e calcolatore. Così aveva fatto rapire il figlio di Freyr, sperando che gli altri lo seguissero e cadessero così nella sua trappola. Ma solo uno di loro era partito: Alex.
Niddoghr aveva mandato sogni e messaggi a quello strano semidio. Lo aveva indirizzato sulla giusta strada, e se fosse morto nell'impresa, tanto meglio, si sarebbe tolto un problema.
Ma inaspettatamente, grazie all'aiuto di una dea insignificante, il moccioso era riuscito a scappare e ad avvisare i suoi amici.
Ma il serpente non si era fatto prendere dalla disperazione, anzi, l' evasione di Magnus lo aveva indotto ad accelerare il processo. Aveva inviato i due lupi a sbranare Luna e Sole e per metà erano riusciti nel loro intento.
Adesso Niddoghr aspettava l'arrivo degli Dei, non era più nella sua forma umana, ma ora, sotto sembianze del mostro che era, un gigantesco rettile avvolto intorno alle radici dell'Albero dei Mondi, si crogiolava nell'attesa.
Aspettava con un sorriso sulle zanne e, non appena vide quelle patetiche divinitá  apparire in lontananza, diede un secco ordine. La sua voce si propagò attraverso la linfa morta di quel posto, viaggiò su per l'Albero e raggiunse la giuste orecchie.
I suoi sottoposti iniziarono a muoversi in massa e ad ammucchiarsi davanti ai portali. C'erano mostri orrendi, di molteplici nature, e poi c'erano i lupi. Niddoghr aveva radunato l'intero branco di Fenrir e questo per un solo obiettivo: uccidere la dea della Luna e tutti coloro che avessero provato a proteggerla.
Le truppe continuarono a muoversi, perché una sola era stata la parole sussurrata da Niddoghr alle radici marce e consunte: Attaccate.

Fierro Chase e il Mondo Di Magnus [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora