Ventiduesimo

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Luke ci aveva pensato tutto il giorno precedente, dopo aver parlato con Calum, e tutta la mattinata a scuola e forse era ora di andare a vedere come stava Michael.

Era sicuro che non stesse bene, in base a ciò che gli avevano detto Harry e Niall, ma Calum diceva che si sarebbe risolto qualcosa se avessero parlato di persona.

Quindi, finita la scuola, mentre era ancora scosso dall'avvenimento con Ashton, accaduto durante il pranzo, si stava recando verso casa Clifford, sperando che Michael lo ascoltasse e che la madre lo lasciasse entrare, nel caso avesse saputo che cosa era accaduto, anche se pensava che sarebbe stato pressochè impossibile.

Ma l'occhiata che Karen lanciò al ragazzo dai capelli scuri, quando gli aprì la porta, non fu proprio cordiale:"Ciao Luke" lo salutò la signora, non invitandolo ad entrare.

"S-salve, signora Clifford" non si sentiva nella posizione di darle del tu, nè tanto meno di parlarle amichevolmente come prima.

"P-potrei chiederle s-se posso p-parlare con M-michael?" domandò sommessamente, mentre giocava con le sue dita, gurdandole, imbarazzato al massimo.

"Oh, caro. Ma certo che puoi!" tornò allegra la madre di Michael, sentendo quella richiesta "Non devi darmi del lei, te l'ho già detto. Sei stato un tesoro a pensare di farlo e anche a venire qua per risolvere con Michael"

Luke era rimasto basito, mentre entrava in casa:"Ma non è stata tutta una mia idea, io ho dovuto chiedere consiglio ad un mio amico e lu-" cercò di giustificarsi, non volendo prendersi meriti senza motivo.

"Tutti abbiamo bisogno di una mano a fare la cosa giusta; se sei venuto qua, oggi, da solo, vuol dire che ci tieni a Michael. Vai, è in camera sua. Puoi svegliarlo" lo interruppe Karen, tornando a sedersi sul divano e continuando a guarare la televisione.

"Mi lasci andare così? Dopo tutto quello che ho fatto e dopo le condizioni in cui Michael si trova?" chiese sbigottito. Stavano impazzendo tutti?!

Karen lo guardò dolcemente, rialzandosi e avvicinandosi all'ex biondo, abbracciandolo:"Luke, so cosa perfettamente è successo. Ho molti più anni di voi, posso avere la presunzione di dirti che so come andrà a finire; andrà tutto bene. Ora vai che Michael starà morendo dalla voglia di vedeerti"

Luke annuì, staccandosi dall'abbraccio, anche se poco convinto. Sua madre non lo abbracciava da quando aveva dieci anni, non aveva nemmeno tanta voglia di separarsi dalla madre di Michael, se suo figlio in quel momento non fosse stato la priorità.

Salì rapido le scale e bussò alla porta tanto familiare per lui.

Michael, che aveva ovviamente sentito tutto, si era ritrovato avvolto nel suo piumone disteso per terra, tremando solo al pensiero che Luke fosse davvero lì, solo una rampa di scale a dividerli.

Sentito il bussare della porta, sobbalzò, prima di mormorare un:"Avanti"

Luke aprì tentennante la porta, non sapendo cosa aspettarsi, ma quando vide Michael per terra, gettò lo zaino ai piedi del letto e si accovacciò rapido a fianco a lui, preoccupato che potesse essergli successo qualcosa.

"Oddio, Michael. Stai bene? Perchè sei per terra?" chiese senza ripendere fiato il più piccolo, ma cercò di allontanarsi un po', mortificato, quando Michael si ritrasse alla loro vicinanza.

Ma la mano di Michael finì per afferrare il braccio di Luke, in modo che non si allontanasse:"Sei davvero qui?" gli chiese piano, i suoi occhi privi di ogni emozione, mentre Luke gli accarezzava i capelli.

"Sì, Mickey, sono qui" lo rassicurò Luke, vedendo gli occhi di Michael inumidirsi, mentre affetto e paura scintillvano fra le lacrime.

Il più grande portò l'altra mano tremante ad accarezzare la guancia di Luke, alla quale venne subiro incontro, chiudendo gli occhi e strofinandoci contro, come un gattino, lasciandogli un bacio sul palmo: "Ti prego, non andartene più, non lasciarmi più" sussurrava il tinto di blu.

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