Quarantaduesimo

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Calum provava fin troppe emozioni a suo parere, ma preferiva tenersele per sè.

Così le farfalle che turbinavano da troppo tempo nel suo stomaco a causa della mano di Ashton intrecciata nella sua, della paura di essere fermati ancora prima di essere in hotel, dell'adrelina di ciò che stavano facendo all'insaputa dei loro genitori, di ciò che provava per quel ragazzo dai grandi occhi verdi e dalla parlantina irritante, il suo organismo stava chiedendo venia-

"Ehi, Cal. Sei sicuro di stare bene, sei silenzioso..." Ashton fece una pausa e ridacchiò, mentre Calum sbatteva gli occhi e scuoteva la testa per risvegliarsi "Oh, ma quello lo sei sempre"

Calum alzò gli occhi al cielo, rendenosi conto di essere in fila alla reception per ritirare la loro prenotazione e inizò a sudare freddo; non sapeva neanche lui, ma era in panico, aveva il sentore che qualcosa sarebbe potuto andare storto.

"Intendevo, sei più silenzioso del solito" specificò Ashton, continuando ad accarezzare le nocche della mano del più piccolo con il pollice, facendo calmare un po' il moro.

"Sta zitto, Ash. Sono solo concentrato" sminuì il tutto Calum. Ashton gli sorrise ampiamente, prima di lasciargli un timido bacio sulle labbra:"Andrà tutto bene. Ci sono io qua, tutti cadranno ai miei piedi grazie al mio fascino" la buttò sul ridere il più grande, facendo una mossa buffa, facendo finta di spostarsi i capelli con aria da diva.

Calum non potè fare a meno di sorridere e ribattere:"Come ho fatto io" lasciando la mano di Ashton e portandosela alla bocca, rendondosi conto di quello che aveva appena detto.

Anche Ashton era allibito, ma era il loro turno e il più grande dovette riprendersi un attimo, prima di sorridere in modo smagliante e accomodante alla signora di mezza età dietro al bancone, per essere convincente.

Come aveva predetto Ashton, tutto filò liscio: forse la signora era troppo annoiata e arrabbiata per fare caso davvero a due giovani innamorati, ma andava bene così.

Verso la via per la propia camera, la numero 304, Ashton cercò di riprendere la mano del più piccolo, lentamente, senza spaventarlo; Calum, d'altro canto, sentiva come di essersi umiliato. Tutta questa situazione lo rendeva estremamente a disagio, in un modo che mai si era immaginato di potersi sentire.

Così sobbalzò quando sentì la propria mano essere sfiorata da quella del più grande, tanto che Ashton, fermatosi in mezzo al corridoio, lasciato a terra il borsone, spinse dolcemente al muro il moro, guardandolo intensamentente negli occhi, mentre Calum ricambiava lo sguardo; al più grande bastò poco annuallare le distanze e baciare il più piccolo, accarezzandogli i fianchi e premendosi su di lui, in modo da non lasciargli via d'uscita. Non che Calum volesse scappare, in ogni caso.

Rimasero dei minuti interi a baciarsi, con Calum che stringeva piano la manglia del più grande, giusto per sentirsi umiliato ancora un po', ma quella sensazione gli piaceva troppo per fermarsi.

Quando dovettero separarsi per riprendere fiato, Ashton appoggiò la fronte a quella di Calum:"Non pensare troppo, okay? Anche se non sono un granchè, ti va di provarci, per me?"

Calum era senza parole, sia per il meraviglioso bacio, sia per le parole di Ashton. Annuì semplicemente, ancora con la maglia di Ashton tra le mani, mentre lo guardava dal basso con i suoi grandi occhioni scuri, quelli di cui Ashton era completamente ed irrimediabilmente innamorato.

Ashton toccò il naso di Calum con il proprio, con fare dolce, prima di lasciargli un ultimo bacio a stampo e sussurrare:"Dai, entraimo prima che ci accusino di atti osceni in luogo pubblico. Anche se siamo in un corridoio di hotel"

Calum annuì di nuovo, perso, e, in silenzio, entrarono in camera loro.

Era piccola, con un letto matrimoniale, un bagno, la televisione, un armadio, ma una bella vista da un piccolo balconcino. Non avrebbero potuto chiedere di meglio.

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