Trentacinquesimo

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Potevano essere state le tre, come le quattro o le cinque, ma questo non aveva impedito a Michael di indossare il giubotto pesante sopra il pigiama e camminare per la città, chissà verso dove.

Rise di se stesso quando si ritrovò davanti a casa Hemmings. Ovviamente.

L'aria fredda della notte gli aveva reso le guance e il naso incredibilmente rossi, i capelli erano scompigliati per essersi rigirato nel letto senza riuscire a chiudere occhio, le mani tremavano appena nelle tasche calde, ma l'emozione, la voglia, il desiderio di rivedere Luke e la consapevolezza che sarebbe successo di lì a qualche ora facevano in modo che Michael non sentisse freddo o sonno, ma fosse più sveglio che mai. 

Gli mancava così tanto, anche se aveva sempre saputo che sarebbe tornato, anche se aveva sempre saputo quando sarebbe tornato, anche se si sentivano regolarmente, anche se...

Anche se niente. Gli era mancato, troppo per sopportarlo. Non ci dovevano essere giustificazioni, non doveva dar credito a nessuno, nemmeno a se stesso. Gli era mancato, punto. Era stato male, punto. Aveva avuto un attacco di panico, ma era riuscito a calmarsi sentendo la sua voce, punto. Esagerato che fosse o meno il sentimento, esso era lì, a divorarlo, fino al giorno in cui non fosse tornato per stare tra le sue braccia.

Così, si sedette sui gradini che conducevano alla sua porta di casa, rannicchiandosi giusto per tenere stretto quel po' di calore che riusciva ad emanare; si appisolò un paio di volte, solo per scattare sull'attenti quando sentiva un rumore più forte degli altri.

Passarono le ore: le sei, le sette, le otto...

Michael era sempre più impaziente e stanco, sembrava che il mondo si stesse sciogliendo sotto il suo sguardo offuscato dalle palpebre che si stavano chiudendo per l'ennesima volta.

Il suonl della portiera che sbattè forte lo fece fare un salto, alzandosi velocemente, scuotendo la testa per capire cosa fosse successo, ma si ritrovò abbracciato da un ragazzo, che avrebbe riconosciuto tra mille.

Luke si strinse a Michael. Michael che gli era mancato come l'aria, Michael che sembrava uno zombie, sicuramente per la mancanza di sonno, Michael che poteva finalmente abbracciare, Michael, Michael, Michael.

"Oddio, non andartene più ti prego" sussurrò il tinto di blu tra i capelli neri del piú piccolo, una volta che ebbe realizzato cosa stava accadendo, abbracciando a sua volta il suo ragazzo, mentre Luke si separava appena, giusto per alzarsi in punta di piedi e sussurrare sulle sulle labbra, mentre guardava i suoi occhi verdi essersi fatti lucidi:"Non ti lascio più" baciandolo poi con dolcezza.

Michael quasi singhiozzò a quel contatto, tanto da non riuscire ad approfondire il bacio, ma limitarsi a sentire le labbra di Luke muoversi sulle sue.

Il più piccolo, notando lo stato in cui era ridotto Michael, decise di separarsi e di portarlo in camera propria, invitandolo, senza separarsi da lui, ad entrare in casa e lasciare alle spalle i familiari disfare le valigie.

Tuttavia, una volta entrati in camera e sentiti i familiari del tinto di nero gridare a gran voce che sarebbero usciti per Luke non capí cosa, Michael si era ripreso e aveva sbattuto il fidanzato sulla porta, che Luke aveva appena chiuso, baciandolo con fervore.

Luke non perse tempo a rispondere al bacio, tirando quasi rudemente i capelli blu del più grande. Michael non ebbe esitazioni e sfilò la maglia del più piccolo che subito alzò le braccia per facilitare il movimento, toccando poi a Luke spogliare Michael sia del giobottto che del piagiama. Tutto ciò senza separarsi un secondo.

Luke riuscì a liberare Michael dagli indumenti e spingerlo per le spalle, facendolo cadere sul letto con un sorriso sghembo. Luke si avvicinò piano, con un sorrisetto dispettoso, sedendosi sul bacino di Michael, il quale si era alzato appena sui gomiti; il tinto di nero si abbassó poi sul piú grande, baciandogli il pancino che amava e che Michael stesso aveva imparato ad accettare, i pettorali, la clavicola, il collo, la mascella fino ad arrivare a sfiorare le labbra con la punta delle dita che avevano seguito tutto il percorso che aveva tracciato con la scia di baci.

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