Trentaseiesimo

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Michael e Luke, che dopo essersi fatti la doccia erano ritornati nel letto del più piccolo, non avendo intenzione di muoversi da lì, non erano riusciti a togliersi le mani di dosso. Avevano passato tutta la mattinata ad aggiornarsi su quello che si erano persi e quello che avevano fatto durante il breve periodo di assenza del tinton di nero, senza che mancassero le carezze di Michael sui fianchi nudi di Luke e i baci del tinto di nero sulle labbra, sul collo, sulla clavicola e su tutta la faccia del più grande, quando ne aveva la più piccola occasione.

Forse non si stavano nemmeno ascoltando, dato che di tanto in tanto Luke interrompeva l'ipnotico e sensuale muoversi delle labbra di Michael con un bacio oppure dato il fatto che Michael prendesse alla sprovvista Luke e facesse in modo da farlo ritrovare sotto di lui, per nessun motivo apparente. Entrambi poi chiedevano all'altro di continuare ciò che stavano dicendo ma puntalmente nessuno dei due sapeva di cosa si stava parlando e lasciavano cadere il discorso, ripredendo a scambiarsi dolci baci tra le risatine.

Fu la mattina più felice per Michael, che si sentiva come se avesse avuto la forza di fare tutto, anche le azioni più strane, dallo scalare una montagna a fare una maratona, solo se Luke fosse stato accanto a sè. E Luke fu felice di vedere quel bellissimo sorriso sulle labbra di Michael, felice del fatto che fosse rassicurato che il suo ragazzo stesse finalmente bene.

Michael strinse più a sè il tinto di nero, lasciandogli un bacio sui capelli, quasi sussurrando:"Sono così felice che tu sia qui con me" facendo accellerare i battiti del cuore di Luke.

"Anch'io sono felicissimo, Mickey" mormorò Luke sul petto nudo del suo ragazzo, nascondendo il viso nell'incavo del collo del più grande, lasciando un bacio sulla pelle calda.

"Dovremmo festeggiare allora" parlò senza pensare il più grande, facendo scattare la testa del più piccolo verso l'alto per guardare in faccia il suo ragazzo, mentre il tinto di blu aveva una faccia imbarazzata, non sapendo se dire o no quello che gli frullava da un po' nella mente.

"Come? Cosa?" chiese emozionato il più piccolo sedendosi sul letto, con un sorriso gigante e scrollando le spalle del più grande ancora disteso, che se la stava ridendo di gusto.

"Dai, dai, dai. Mickeyyy, dimmi" cercò di spronarlo Luke, ma Michael si limitò a ridacchiare, continuando a sperare che ciò che aveva in mente non deludesse le aspettative del tinto di nero.

All'ennesimo sbuffo di Luke, Michael ribaltò le posizioni e, con uno squittio, il più piccolo si ritrovò tra il materasso e il corpo caldo di Michael, con i polsi intrappolati nella presa del più grande, ai lati della propria testa. Luke sorrise imbarazzato a quella posizione, mentre Michael gli lasciava gli ennesimi baci per tutta la faccia, per il collo e la clavicola, lasciandogli qualche succhiotto, come se non ne avesse avuti abbastanza in quella mattinata.

"Pensavo di portarti ad un appuntamento. Una cosa da nulla, ma non l'abbiamo mai fatto e pensavo fosse qualcosa di carino da fare. Che ne dici?" spiegò con calma il più grande, mentre Luke arrossiva e annuiva mordendosi il labbro, cercando di reprimere un sorriso enorme che minacciava di uscire.

***

Non poteva averlo detto davvero. Dai, non era possibile. Aspetta, era possibile, se l'aria entra e fa muovere le corde vocali, viene emesso un suono e quel suono sono parole che formano una frase, quindi l'aveva detto. Ma non era quello il punto! Era possibile sia per una spiegazione scientifica sia perchè nessuno avrebbe potuto impedire ad Ashton di scherzare su qualcosa di così banale, qualcosa che Calum aveva servito su un piatto d'argento al riccio, il quale non aveva neanche dovuto sforzarsi per fare la battuta del secolo.

Ma Calum non poteva capacitarsene; perchè tutto sembrava un'allusione a quello che provavano? Sperava di non essere così palese, a volte, quando si irrigidiva perchè Ashton faceva scontrare la sua mano con quella di Calum, quando rabbrividiva perchè Ashton gli circondava le spalle con il braccio, quando lo guardava negli occhi e Calum arrossiva distogliendo lo sguardo, cercando impacciatamente di cambiare argomento, inciampandosi sulle parole e balbettando un po'.

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