Trentaduesimo

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Dedico il capitolo a AreylovesMikey perchè è una persona fantastica, punto.

In più oggi è il suo compleanno, quindi o le fate gli auguri o le sprangate.

Però non allargatevi troppo, eh.

Love ya, dolcezza.


Il fatto che Ashton gli portasse ogni giorno la colazione, non impediva a Calum di fermarsi al bar sulla strada del ritorno da scuola per gustarsi una brioches (la seconda della giornata) in santa pace, senza ragazzi che piangevano, senza ragazzi dai cuori spezzati o troppo pieni di amore, senza ragazzine mezze svestite, senza qualcuno che lo seguisse ogni due passi che faceva... insomma, senza dover convivere in quel bell'edificio in cui doveva passare quasi la maggior parte del suo fottuto tempo, durante il quale avrebbe potuto diventare un bravissimo calciatore o un rinomato bassista; invece era condannato a stare tra quelle mura oscenamente dipinte di quel colore indefinito che lo faceva innervosire, insieme a suoi compagni di scuola che lo facevano innervosire, ai professori che lo facevano innervosire, che davano compiti che lo facevano innervosire.

Quindi, ci voleva, soprattutto dati i cambiamenti dell'ultimo periodo, un attimo di pausa, dove poteva scrollare il feed di Instagram e ridacchiare da solo per qualche meme divertente, dove poteva scrollare il feed di Twitter e ritwittare ciò che condividevano le star famose, dove poteva scrollare gli snap di qualche persona tumblr molto depressa, dove poteva guardare centinaia di video su Youtube e svagarsi un po'.

Quindi, era entrato nel bar, aveva ordinato una cioccolata calda e una brioches sempre al cioccolato, perchè no, e si era seduto ad un tavolino lontano da tutti, però vicino alla finestra, dove poteva vedere il paesaggio quasi invernale mentre lui era al calduccio a godersi la sua solitudine.

Si stava davvero rilassando, aveva il telefono in silenzioso e anche se l'avesse chiamato Ed Sheeran, lui non si sarebbe degnato di rispondergli; era proprio nella pace dei sensi, libero da ogni singola peroccupazione, solo lui, la sua brioches e...

Ashton Irwin.

Non ci poteva credere.

Era uno stalker, non c'era altra spiegazione.

Lo guardava a bocca aperta, mentre si avvicinava con una tazza fumante e faceva palesemente finta di non averlo visto e si sedeva affianco a lui, rivolgendosi tranquillamente:"Ehi, Cal. Anche tu qui? Cosa fai di bello?"

Calum chiuse la bocca, lanciando le mani in aria e facendole ricadere molli sul tavolo, facendo girare qualche cliente per il rumore provocato, guardando Ashton con occhi spalancati che sembravano avessero potuto lanciare fiamme da un momento all'altro.

"Io non ci credo. Devi essere uno stalker. Cioè, tra tutti i giorni, tra tutti i posti, tra tutte le ore, tu mi hai trovato. Incredibile, non voglio crederci" borbottò Calum, tra l'allibito e l'arrabbiato.

Ashton, che fino a quel momento aveva un sorrisone, sentì il cuore battergli ancora più veloce, se prima era per l'emozione, adesso era il senso di disagio, e le mani tremare e sudare lievemente, mentre le puliva più volte sui panatolini; era a corto di parole mentre Calum si limitava a guardarlo in attesa di un segnale.

"N-non ti stavo seguendo, giuro" mormorò Ashton con lo sguardo basso sulle mani ancora sui suoi pantaloni e un'espressione contrita.

Calum lo guardò e non capì perchè l'aveva messo così a disagio, ma non importò: tutto quello che importava era che ora i suoi piani per il pomeriggio erano andati in fumo.

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