CAPITOLO 1.

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«Ti hanno controllato anche il buco del culo per caso?» Chiedo al mio migliore amico che è appena riuscito a liberarsi da una guardia dell'aeroporto.

«Ha-Ha-Ha, spiritosa Park.» Sussurra assottigliando gli occhi.

Non so a dire la verità perché mi stia accompagnando, ma ha insistito così tanto dicendo che non avrebbe voluto lasciarmi partire da sola.

Così eccoci qui.

«Dici che tua madre mi riconoscerà?» Chiede mettendosi gli occhiali da sole e un cappello.

Arriccio la fronte guardandolo male, è proprio uno stupido.

«Che c'è? È da un anno che non ci vede!» Esclama togliendosi il cappello.

Rido scuotendo la testa, è sempre il solito questo ragazzo,non cambia mai.

Ho conosciuto Peter 2 anni fa in California durante un corso di chimica.
Siamo subito diventati buoni amici: io di chimica non capivo un cazzo, lui neanche quello.

«Peter dai prendi le valigie e andiamo al nostro gate.» Dico dandogli una pacca sulla spalla.

«Vaffanculo stronza, io non prendo un cazzo.» Risponde ovviamente scherzando.

«E invece sì, altrimenti ti prendi due pugni sul naso.» Gli sussurro nell'orecchio alzandomi sulle punte.

«Uh, beh sarei proprio curioso di sapere come farai a tirarmi questi pugni essendo alta un metro e una banana. »  Non sono alta un metro e una banana come dice lui, sia chiaro. Però devo ammettere che c'è un bel po' di differenza di altezza tra me  e lui.

«Dai!» Urlo battendo i piedi.

«Okay, okay. Andiamo,forza.» Dice alzando gli occhi al cielo.

Prende entrambe le valigie e ci incamminiamo verso il gate 9 con destinazione Seoul.

Vi starete chiedendo come mai mia madre abita a Seoul, giusto? Bene.

Mia madre abita in Corea da quando aveva due anni. Ha imparato la lingua, ma essendo americana non ha mai perso l'amore per l'inglese.

Così, ha continuato a studiare letteratura Inglese, laureandosi poi a New York, dove nacque successivamente la sottoscritta.

Sorrido pensando a mia madre.

Si dovette trasferire perché i suoi genitori avevano trovato un ottimo lavoro lì. Purtroppo morirono prima che io nascessi, e nonostante mia madre avesse avuto la possibilità di tornare in America, non accettò.

Volle rimanere in Corea.

Cosa che io non condivido a fatto, perché a parere mio l'America è molto più bella, ma lasciamo perdere.

Quest'anno mia madre non vuole più che io studi a New York, e ha deciso di iscrivermi in una scuola Coreana senza che sapessi nulla.

È stata una stronza lo ammetto, però non la biasimo. Ci vediamo solo poche volte all'anno ed è anche giusto che lei riprenda ad avere un rapporto concreto con me.

Mi dispiace perché non potrò più studiare con Peter, però mi ha promesso che faremo i compiti insieme su Facetime, che è già una buona cosa.

«Te lo ricordi ancora il Coreano almeno?» Mi chiede Peter prendendo dal suo zaino il passaporto.

«Sì dai, comunque ti ho già detto che andrò in una scuola dove si studia anche l'inglese, quindi non avrò problemi a comunicare.» Dico facendomi un po' l'altezzosa.

«Va bene testa di minchia, come dici tu. Però poi non azzardarti a chiamarmi dicendo "PETER NON CAPISCO UN CAZZO DI QUEL CHE DICONO QUESTI OCCHI A MANDORLAA".» Dice cercando di imitare una voce femminile, ma senza risultati ovviamente.

«Non hanno gli occhi a mandorla! Cioè, non del tutto.» Ribatto un po' confusa.

«E va bene Park, vinci anche questa volta la discussione, non mi va di elencarti le caratteristiche dell'occhio Coreano, quindi vaffanculo. » Si mette le braccia dietro il collo lasciando vedere le braccia muscolose.

«Perché non ti metti una felpa?» Chiedo.

«Chi è che prima aveva freddo e il sottoscritto ha dovuto prestare la propria felpa?» Ovviamente io, e devo ammettere che la felpa che ho addosso ora, profuma proprio di Peter.

«Si ma se vuoi te la dò, non ho più freddo. » Faccio per toglierla ma mi ferma.

«Tranquilla Leah, puoi tenerla. Non ho freddo te lo assicuro, e poi voglio che tu la tenga, insomma dovrai pure pensarmi durante la mia assenza eh.» Dice mettendosi la mano dietro il collo, per poi sorridere.

Sorrido anche io.
Voglio un mondo di bene a Peter, più di  quanto lui possa immaginare.

Avvolgo le braccia intorno al suo busto, e subito ricambia l'abbraccio accarezzandomi i capelli.

«Ti voglio bene Kavinsky. »

«Io invece non te ne voglio Park.»

Ridiamo tutti e due. Mi mancherà Peter, anche se per fortuna starà con me qualche giorno a Seoul.

Mostriamo le carte d'imbarco e i passaporti  e dopo 20 minuti circa riusciamo a prendere posto all'interno dell'aereo.

«Sai che dormirò tutto il tempo vero?» Mi chiede Peter appoggiando la testa sulla mia spalla appena le luci si spengono.

«Sai che me lo sarei immaginata?» Chiedo sarcastica.

«Andiamo Park! Potrai leggere qualche bel libro che ti sei portata dietro.» Suggerisce Peter con entusiasmo.

«È impossibile leggere senza luce, cosa farò in tutte queste ore senza nemmeno un libro? »  Chiedo disperata.

«Troverai un metodo per leggere anche senza luce. I gatti ci vedono al buio,quindi non è impossibile.» Risponde da gran coglione sbadigliando e posizionandosi meglio sulla mia spalla.

«Divertente Kavinsky.»

«Park non rompere e lasciami dormire.» Supplica come un bambino di 5 anni.

«E va bene, buonanotte Peter.» Sbuffo.

«Notte bella.» Dice chiudendo gli occhi mentre sorride.

Bene, iniziamo a trovare un metodo per riuscire a leggere al buio come proposto da Peter.

what's good korea!
è la mia prima fan fiction su un membro dei bts, quindi non so cosa ne possa uscire fuori, but who cares.
come primo capitolo mi sembra okay, ceh mi piace il rapporto che ho creato tra peter e leah lol.
(( peter sarebbe noah centineo nel film "tutte le volte che ho scritto ti amo"))

WASTE IT ON MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora