CAPITOLO 43.

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«Leah!» Urla mia madre spalancando la porta della mia camera.

Non rispondo, anzi,mi metto il cuscino in faccia per evitare di poterla vedere e sentire.

«Torno da Singapore, per poi ritrovarmi mille avvisi dai tuoi insegnanti che dicono che ti sei assentata da scuola per giorni. » Urla ancora, ma questa volta più arrabbiata.

È da quando sono stata messa in punizione con Taehyung che non metto più piede a scuola, e non ho certo intenzione di farlo.

«Puoi rilassarti.» Dico togliendomi il cuscino dalla faccia. «Continuerò così. Non ci torno  più a scuola.» Aggiungo sbadigliando.

Vedo mia mamma diventare quasi pallida.

«Come sarebbe a dire che non torni più a scuola?» Grida mettendosi le mani tra i capelli.

«Vuol dire che non torno, ho smesso di andarci. Ho intenzione di ritirarmi.» Dico tranquillamente mentre mi alzo dal letto per guardarmi allo specchio.

Ho un'aspetto orribile.

«Leah Park, non costringermi a-...»

«O mi fai tornare a New York, o io a scuola non ci vado più.» Dico decisa, girandomi dalla sua parte.

«Tu a New York non ci torni.» Grida guardandomi male. « E se domani non vai a scuola, dovrai trovarti un posto dove dormire. In questa casa non ci entri.» Dice per girarsi per andarsene.

«E vestiti, dobbiamo andare alla Jart.» Aggiunge voltandosi nuovamente dalla parte.

«Non ho alcun interesse a venire con te alla Jart. Vacci da sola.» Dico con le braccia conserte.

Se potessi la manderei a fanculo in questo preciso istante,giuro.

«Devi firmare delle cose, quindi mettiti subito qualcosa di decente addosso ed esci da questa camera. » Dice per poi sbattere la porta per chiuderla.

Sospiro alzando gli occhi al cielo, consapevole che forse, prima o poi dovrò tornare in quella scuola di merda. Avrei dovuto intuirlo che non avrebbe mai accettato di farmi tornare a New York.

Sbuffo tristemente andando nel mio armadio per prendere un pantalone elegante nero, e una camicia di pizzo del medesimo colore.

Penso che se andassi alla Jart con jeans e felpa mia madre mi ammazzerebbe.

Indosso i vestiti, mi trucco, sistemo i capelli e metto i tacchi, per poi scendere in soggiorno pronta per partire.

«Tieni questa.» Dice mia madre passandomi una pochette bianca.

La prendo per poi mettermela alla spalla.

«Possiamo andare?» Chiedo alzando gli occhi, aprendo la porta dell'ingresso.

Appena arriviamo alla Jart esco dalla macchina seguendo mia madre, la quale attraversa le porte dell'edificio vendendo salutata da tutti i dipendenti.

«Buongiorno signora Jart.» Dice una ragazza a mia madre.

«Buongiorno a te Sonmin. » Risponde mia mamma sorridendo.

Continuiamo a camminare lungo il corridoio, finché non arriviamo davanti a un ascensore.

«Perché mi hai fatto venire qui?» Domando sbuffando. Non avevo per niente voglia di uscire di casa.

«Te l'ho già detto.» Dice per poi uscire dall'ascensore.

«Per farmi firmare degli stupidi contratti della tua azienda del cazzo?» Chiedo continuando a seguirla. «Guarda che se non mi fai tornare New York, ci andrò da sola.» Le dico guardandola con aria seccata.

WASTE IT ON MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora