CAPITOLO 2.

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Sento qualcosa scuotermi, apro gli occhi e vedo Peter in piedi.

«Sono scesi tutti, manchiamo solo noi.» Mi informa gentilmente mentre mi tende una mano per aiutarmi ad alzare.

«Che ore sono?» Chiedo stroppicciandomi un po' gli occhi. Alla fine non sono riuscita a trovare un metodo per leggere.

«Non lo so, saranno le sette di sera qua.»

Prendo la mia valigia e scendiamo dall'aereo.

È stato un viaggio lunghissimo e ancora non realizzo di aver dormito tutto il tempo.

«Alla fine ti sei addormentata eh?» Ride Peter mentre ci avviciniamo all'uscita dell'aeroporto.

Annuisco con la testa mentre sciolgo i capelli che fino a un minuto fa, erano raccolti in una coda alta.

Dopo pochi minuti, arriva il taxi che mia madre ha chiamato appositamente per me e Peter. A quest'ora lei lavora, altrimenti sarebbe venuta lei a prenderci.

È la direttrice di un'azienda molto famosa qui in Corea, guadagnerà anche molto, ma lavora ogni giorno.

«Wow che bella Seoul! » Esclama Peter guardando fuori dal finestrino.

«Preferisco New York.» Rispondo alzando un po' gli occhi al cielo.

Non mi piace stare a Seoul, sento di non appartenere a questa a città e in un certo senso mi fa sentire a disagio.

Appena arriviamo scendiamo dal taxi e ringrazio l'autista, il quale mi da le chiavi della casa di mia madre.

Ammetto che non pensavo che mia madre si potesse fidare così tanto da dare le chiavi di casa a un taxista.

«Cazzo Leah ma questa casa è enorme. Guarda che giardino immenso che ti ritrovi, hai pure due fontane!» Urla Peter.

«Cosa ti aspetti da una donna che vive da sola? Mia madre si da al giardinaggio.» Faccio spallucce.

Entriamo dentro il salotto.

Mia madre si è divertita a decorare tutto di bianco, e infatti le tende, così come tutto il resto dell'arredamento, sono lunghe e bianche con qualche decoro argento.

Il divano è di pelle bianco, il tavolo e le sedie bianche, la tv bianca e il tappeto bianco.

È letteralmente tutto bianco.

«A tua madre piace il bianco? No perché non si vede.» Ridacchia Peter.

Ci buttiamo sul divano e incominciamo a parlare del più e del meno.

«Tanto lo so che adesso qualche bel ragazzo con gli occhi a mandorla ti farà la corte e non mi cagherai più.» Dice facendo il finto offeso abbracciando un cuscino del divano.

«Non mi sono mai fidanzata in 17 anni e secondo te mi fidanzerò qui? A Seoul?» Scoppio a ridere guardandolo.

«C'è sempre la prima volta, e sono sicuro che poi non mi calcolerai più. » Abbassa lo sguardo.

«Sei per caso impazzito? Sai cosa ne penso su queste cose. Anche se dovesse succedere, non ti abbandonerei mai. Sei il mio migliore amico, Peter.» Esclamo pizzicandogli una guancia.

WASTE IT ON MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora