CAPITOLO 3.

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La sveglia suona alle 6.30 come l'avevo impostata ieri sera. Le lezioni iniziano alle 8.00, ma voglio fare tutto con calma e così ho deciso di svegliarmi più presto del solito.

Dopo dieci minuti circa riesco finalmente a trovare la forza di alzarmi dal letto, non è ancora spuntato il sole e infatti fuori è completamente buio.

Come prima cosa vado in bagno a lavarmi il viso per darmi una svegliata vera e propria, dato che sto ancora dormendo in piedi.

Vado in cucina e accendo la luce, sobbalzo dallo spavento quando vedo Peter ai fornelli.

«Porca puttana mi hai fatto spaventare, mi spieghi che cosa ci fai alle sei e mezza della mattina sveglio?» Chiedo un po' irritata per via dello spavento.

«Per lo stesso motivo per cui tu sei sveglia, ti accompagno a scuola Park. » Risponde versando un po' dell'impasto che aveva preparato nella padella.

Forse sta cucinando i pancakes, ma non ne sono sicura.

«Dai siediti che tra poco sono pronti i pancakes. » Dice facendomi segno di sedermi.

Mi siedo come dice lui e aspetto che mi serva la colazione.

Peter è un bravissimo cuoco e cucina dei pancakes a dir poco squisiti.

«Aggiungici un po' più di zucchero, così almeno la smetti di far la stronza acida e diventi un po' dolce. » Mi consiglia. So che ha ragione, ma effettivamente mi sono svegliata col piede sbagliato.

«Sono solo un po' nervosa, tutto qui.» Dico cominciando a mangiare.

«Bene vedi di fartela passare, perché altrimenti a scuola nessuno ti rivolgerà la parola.» Mi fa l'occhiolino versandomi il succo di frutta.

«Tanto non mi interessa, devo solo studiare e poi ritornerò a New York.» Dico pulendomi un po' la bocca col tovagliolo.

Peter scuote la testa, evidentemente perché non ha voglia di discutere con me di prima mattina.

Ritorno in bagno e mi lavo i denti. Mi dispiace rispondere male a Peter perché lui è sempre così premuroso nei miei confronti, però stamattina mi gira così.

Mi trucco un po' e poi vado in camera mia per vestirmi.

Mi metto un paio di jeans strappati neri e un maglioncino bianco, ovviamente il tutto abbinato alle mie Nike nere.

Prendo lo zaino e scendo di sotto.

«Sei pronta?» Chiede Peter mettendosi la sua giacca di pelle marrone scuro.

«Sì andiamo.» Rispondo mettendo la mia giacca di pelle nera.

Rido un po' per noi due. Sembriamo tipo fratelli con queste giacche, perché sono praticamente uguali se non fosse per i colori diversi.

Saliamo in macchina e partiamo, sono le 7.40 quindi arriveremo in tempo, anzi forse anche in anticipo.

«Mia madre ti ha dato le chiavi della sua macchina?» Domando incredula, so che Peter guida benissimo, però sono sorpresa.

«No ti sbagli, mi ha dato le chiavi di UNA DELLE sue macchine.» Mi sottolinea sorridendo.

Quando arriviamo a scuola Peter lascia la macchina nel parcheggio e mi accompagna fino all'entrata.

WASTE IT ON MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora