Cap. 1 Una mancanza di numeri [pt.1]

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C'erano una volta sconfinati orizzonti che circondavano un infinito mare; l'eternità regnava in quel luogo e sembrava quasi che a nessun essere vivente, per nulla al mondo, fosse concesso disturbare quella quiete.

E invece eccolo lì, in mezzo a quella vastità di acque, galleggiante sul pelo di quell'oceano infinito come se non pesasse: un uomo nudo, con lunghi capelli e una folta barba.
Questi gli coprivano completamente i tratti che avrebbero permesso alcun riconoscimento ma, anche se qualcuno, con un bel po' di pazienza, avesse tosato quella peluria, ci sarebbero stati non pochi problemi a ricostruire il suo volto.

Il tempo infatti, col suo inesorabile trascorrere, l'aveva sfigurato, cancellandogli ogni caratteristica fisionomica. Di lui non rimaneva che un ricordo nella sua mente, ed era quello stesso ricordo a mantenerlo in vita.

Lui ci stava provando, da molto ormai, aveva quasi completamente ricostruito quel pensiero: mancava poco, gli mancava un nome.
Fissava quindi il preistorico computer davanti a sé e le sue mani fremevano nello scriverlo... se solo fosse riuscito a ricordarlo.

La domanda sul computer era chiara "Come si chiama la persona che ami?", ma nella sua mente, le lettere del suo nome, mischiate ad altre lettere ingannevoli, si rincorrevano caoticamente scambiandosi di posto, ingannandosi e confondendosi. L'uomo provava a metterle in ordine, sgranava gli occhi, contorceva le mani nello sforzo, muoveva anche la testa da una parte all'altra in cerca di una risposta: tuttavia era tutto inutile.

Aveva quindi iniziato a dannarsi per non riuscire a rispondere a quella domanda e la catena legata alla sua caviglia sembrava più stretta che mai.

Lì, nella nera bara con una croce scarlatta sopra, collegata a lui tramite quella catena, vi era lei.

Questo lo faceva sentire un verme; averla così vicina e non riuscire a farle capire quanto per lui fosse importante gli spezzava il cuore fino a farlo piangere. Avrebbe voluto affogare in quelle acque, morire sommerso dall'infinito mare per sempre, era quella la condanna che meritava, doveva essere cancellato per sempre dall'esistenza per averla fatta soffrire, per non riuscire a darle valore.... a lei e al loro amore.

In alcuni momenti sembrava ricordare, in quei momenti il mare si agitava gioioso facendo scoppiettare le onde in brillanti zampilli; ma erano solo momenti, poiché nel preciso istante in cui poggiava le dita sulla tastiera per battere la prima lettera, la sua mente si offuscava e tutto affondava nel mare che ritornava calmo.

Sopra di lui le stelle brillanti contemplavano la scena luccicando, quasi ridendo della limitatezza mortale manifestata da quell'uomo. Esse però non erano le uniche ad osservare lo spettacolo. Una nave a forma di uovo era ferma, immobile, e contemplava la scena tramite un finestrone ovale con un ingrandimento del 15051006xxM.

Gli osservatori erano sei e ognuno analizzava, secondo la propria scienza e punto di vista empirico, la scena con diverso approccio, soffermandosi su quello o quell'altro dettaglio.

Nella descrizione di queste entità andremo in modo completamente casuale, per non essere accusati di favorire una scienza rispetto un'altra (mi scuso inoltre se questa parte potrebbe essere noiosa, tuttavia trovo indispensabile introdurre queste figure per far capire meglio le azioni che compiranno più avanti).

Iniziamo quindi dalla figura alla destra dell'uomo seduto al centro col cyborg-umanoide sulle gambe.

Questa aveva dei capelli ricci, corti e completamente neri, fatta eccezione di un solitario fascio bianco che le scendeva verso sinistra e il suo volto era tendente al colore della neve, colore che faceva un forte contrasto con i suoi occhi di un nero profondo, che sembravano ardere bramosi di conoscenza.

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