Cap. 29 Una mancanza di...[pt.2]

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Cap. 29 [pt.2]

Una mancanza di eroi



Fu dopo qualche altro passo che Jelkins si ritrovò in una vera palude da incubo.

-Per gli dei! Non sembra neppure più lo stesso pianeta- esclamò rabbrividendo l'eroe.

Ma quel turbamento pesò sulla sua anima solo per un attimo, poiché incendiato dalla sua fiamma interiore, impugnò la sua colt single action army, pronto a dar battaglia a qualsiasi mostro potesse vivere in quell'infernale acquitrino.

La putrida acqua gli inzuppava le caviglie e lo rallentava, ma l'eroe avanzava imperterrito tenendo la pistola alta, prestando attenzione ad ogni singolo fruscio e fischio di vento, quando ad un tratto vide una creatura viola, abbassata vicino a delle spighe marce e putrescenti.

A quella vista Jelkins estrasse anche la sua seconda pistola, armò le sue revolver tirando indietro i rispettivi cani, ed iniziò ad avvicinarsi con cautela e di soppiatto all'essere.

Purtroppo però, il coraggioso eroe non era un ninja, anzi non era neppure il tipo di persona che guardava dove metteva i piedi e non ci volle molto prima che inciampasse in uno dei tanti tronchi coperti dal pelo dell'acqua.

Il pistolero cadde in avanti nel liquido sporco facendo fuoco con entrambe le armi, rovinando completamente la sua precedente posizione di vantaggio. Non si perse però d'animo; facendo appello a tutta la sua rapidità, si sforzò ad alzarsi, ri-armò le pistole e le puntò verso il minaccioso essere, il quale ormai si trovava a pochi millimetri di distanza.

Da quella ravvicinata posizione il pistolero potette osservare per una frazione di secondo contro cosa stesse combattendo e subito capì cosa intendeva Grassoburro dicendo che su CampoGorvo vivevano tutti nella paura. L'essere che gli stava davanti era una delle cose più terribili che i suoi occhi avessero mai visto, un grosso spaventoso e terribile spaventapasseri, logoro e minaccioso, con un ghigno malvagio disegnato sulla sua faccia di tela.

La vista di quell'orrore fece urlare l'indomito pistolero, il quale non esitò oltre ad accompagnare al suo grido il suono degli spari delle sue pistole.

Colpito da quel mortale impeto, il diabolico spaventapasseri volò all'indietro in una nuvola di fumo e paglia e rimase a terra, disteso immobile nell'acquitrino, perdendo fili di paglia che venivano trasportati dalla putrida acqua ai piedi di Jelkins.

Il pistolero rimase per un po' immobile, poi, ripresosi dallo spavento, non indugiò oltre e riarmati i suoi cannoni, si avvicinò all'essere per dargli il colpo di grazia.

-No ti prego, non uccidere la mia mammina- urlò ad un tratto una voce alle sue spalle.

Jelkins si girò di colpo puntando le sue due pistole, cariche e letali, nella direzione in cui era provenuta la supplica e notò che tra gli steli marci e curvi vi erano altri due spaventapasseri, uno alto e uno molto più basso.

-Zitto Timmy!- urlò quello alto, poi, vedendo che l'eroe si era girato verso di loro, strattonò il più basso dietro di s e allargando le braccia a fargli da scudo disse -Ti prego, non uccidere mio figlio, se vuoi sparare ad un po' di paglia usa me come bersaglio, ma lascia il mio bambino fuori da questa storia-

Jelkins esitò, ma non abbassò le pistole, quella poteva essere un'articolata trappola -Non sapevo che voi mostri poteste parlare- disse.

Lo spaventapasseri alto fece per ribattere, ma le sue parole furono coperte dall'urlo di Timmy che, eluso lo scudo paterno, si diresse correndo verso la madre piangendo.

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