Cap. 8 Una mancanza di determinazione [pt.1]

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Sapeva che se si fosse mossa lei l'avrebbe vista. Rimase per questo ferma, immobilizzando ogni sua volontà di agire, finché anche lei stessa sembrò essere diventata una bambola.

Betty la Rossa si trovava davanti a lei col suo solito sorriso formato da un filo rosa abilmente ricucito. Quell'espressione, se poteva apparire in un primo momento come una dichiarazione di amicizia e buone intenzioni, era in realtà solamente un velo per coprire la malvagità di quell'essere. "Essere" perché, nonostante il suo piccolo cervelletto da bambina non le permettesse di capire cosa Betty fosse, di certo sapeva che quella cosa non era una semplice bambola giocattolo.

Qualcosa di oscuro si annidava in quella stoffa, qualcosa di cattivo che voleva fare cose brutte, cose che una bambina nella sua innocenza non poteva nemmeno immaginare, cose che se viste sarebbe stato meglio dimenticare.

Marie-Antoniette aveva paura di Betty, non aveva motivo di averne in realtà, la bambola era stata sempre abbastanza scaltra da nascondere la sua vera natura, ma qualcosa in lei lo percepiva, lei sapeva dell'oscura volontà che possedeva quell'insieme di stoffe ricucite tra loro e per questo non si sarebbe mossa.

Rimase a fissare gli occhi a bottoni della bambola, certa che tramite questi quel mostro potesse vedere nella sua anima, magari se rimaneva ferma immobile quella cosa non le avrebbe fatto alcun male, forse l'avrebbe scambiata per una bambola amica e l'avrebbe considerata indegna dei suoi intenti malefici.

Ben presto però non riuscì più a sostenere il luccichio degli oscuri bottoni e distolse lo sguardo puntandolo verso il pavimento. Aveva mosso gli occhi: che la bambola se ne fosse accorta?

Maledisse il giorno in cui l'aveva vista e desiderata in quella sporca bottega di svendite, il suo vestito bianco candido e i suoi boccolosi ricci rossi l'avevano subito colpita. Aveva allo scopo inscenato un piccolo piagnisteo e ben presto i suoi genitori le avevano subito acconsentito l'acquisto per placare le sue lamentele e non fare figuracce. Sulla strada di casa era stata cosi contenta, non le importava nemmeno il problema sollevato dal negoziante, il quale le aveva detto che la bambola aveva già un nome e che non poteva essere chiamata in altro modo se no non l'avrebbe risposta. Che cosa stupida, le bambole non sono capaci di rispondere chiamate per nome o no, perché farsi tutti quei problemi? Si chiese all'epoca ignara, ma ora sapeva, sapeva che la bambola era viva.

Risollevò lo sguardò, scacciando i pensieri di tempi più lontani e felici, per notare con terrore che la bambola si era mossa. Ora si trovava in piedi in mezzo alla stanza, sempre rivolta verso di lei, ma questa volta più vicina.

-Perché non ti rimetti seduta e continuiamo il gioco dello stare ferme, Betty?- chiese la piccola Marie-Antoniette con un filo di voce.

La bambola scosse la testa rifiutando l'offerta.

-E cosa vorresti fare quindi Betty?- domandò la bimba sentendo il terrore crescere sempre di più nel suo animo.

La bambola si portò un braccio di stoffa al collo per poi fare un taglio orizzontale.

-Vuoi uccidere Betty?- chiese Marie-Antoniette e la bambola annuì decisa.

-Chi?- disse la bimba con un filo di voce appena udibile.

La bambola allargò le braccia di stoffa e girò su se stessa -Tutti- disse poi con la sua voce diabolica.

-Ciao amica, ti ricordi? Io so parlare. Ma forse hai dimenticato anche questo...-disse Betty con una lieve malinconia.

-Ti è bastato bruciarmi per dimenticarti di me?- le domandò legittimamente curiosa, mentre i capelli le cadevano e la stoffa iniziava a smembrarsi, finché di lei non rimase che una pastosa poltiglia nera bruciacchiata, sostenuta da uno scheletro nero carbone.

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