Cap. 18 Una mancanza di...[pt.1]

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Cap.18[pt.1]

Una mancanza di coerenza narrativa nella rappresentazione teatrale di eventi storici



ATTO UNO




C'era una volta, su un asteroide lontano, abbandonato dalla madre, dal padre e da ogni altro essere umano, un neonato che tutti sapevano che da grande non sarebbe stato né bello né intelligente.

I suoi genitori per questo non avevano alcuna intenzione di crescerlo, perché faticare tanto per non ottenere niente? Ma allo stesso tempo non avevano avuto il coraggio di ucciderlo, poiché quel peccato non si sarebbe mai lavato dalla loro mente.

Decisero quindi di abbandonarlo al suo stesso Fato e così alla Fortuna/Sfortuna il suo destino fu affidato.


Il Fato e la Sfortuna/Fortuna si dirigono a braccetto verso Bubbu rannicchiato e piagnucoloso.

La Fortuna/Sfortuna: Oh dove, amata amica che per me non sei tanto diversa da una sorella, mi conduci? Quale evento di questa effimera realtà ritieni tanto degno del mio vanitoso e volubile sguardo? Cosa ti portò a decidere di spendere attimi della tua eterna ed infinita esistenza, per rivolgere la tua attenzione verso questo sperduto angolo remoto del cosmo e poi venirmi a chiamare? Oh parla, amata amica e sorella, quale piano mosse il tuo sublime agire?

Il Fato: Quello!


Parlò con grande chiarezza e brevità il Fato indicando il neonato senza nome, come sempre non fu di molte parole e ciò assunse grande enigmaticità, poiché nessuno sa realmente cosa vuole.


Bubbu (piange disperato): Buh-Buh-Buh-Buh-Buh-Buh

La Sfortuna/Fortuna: Fu dunque questo? Un cucciolo di uomo abbandonato a cui non fu dato neppure un nome alla nascita? Sorella Fato, sai bene che la mia mano impresse già il mio volere sul suo destino, non capisco perché ...

Il Fato interrompendo la Fortuna/Sfortuna: PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR (pernacchia sonora e dirompente)


Quel severo ammonimento celeste scosse le più alte sfere della realtà, facendo esplodere numerose galassie e mancò poco che il cosmo collassasse su sé stesso!


La Sfortuna/Fortuna: Non c'è bisogno di adirarsi tanto sorella mia amata. Non volevo offendere i tuoi progetti eterni, né disfare la matassa che tu meticolosamente tessi come destino di questa realtà, mai oserei farti un simil torto! Ma come ben sai, io ho già posto su di lui il mio marchio e il suo destino è già macchiato dall'ineffabile rifiuto. La mia sentenza non può essere rev...

Il Fato si sputa sul palmo delle mani, quindi inizia a spalmare la disgustosa saliva sulla capigliatura dell'amata sorella. Questa, in preda ad orrido terrore, inizia a fuggire per tutto il cosmo (la nave) chiedendo perdono, promettendo totale sottomissione e implorando magnanima pietà per la sua capigliatura, unica cosa bella da lei posseduta.


E chi mai sarebbe riuscito a resistere a quell'appiccicoso attacco che annullava completamente l'essenza dei capelli della vittima? Neppure un dio poteva niente contro un'arma così terribile!

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