Cap. 2 Una mancanza di attenzione [pt.2]

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-Potete entrare, la riunione continuerà un altro giorno- annunciò l'ometto.

-Uh bene- fece Trollux, rincuorato di essere riuscito a scappare dalla furia della collega.

-Ci stavamo giusto iniziando a spazientire un pochino- aggiunse Bokozugo seguendo, con Tasha perennemente a braccetto, l'astronomo, il quale si era precipitato attraverso le pesanti porte che l'ometto teneva faticosamente aperte.

Le porte di quel luogo erano infatti tutte rigorosamente costruite con materiali ad altissima densità molecolare e quindi risultavano essere estremamente pesantissime. Ciò era necessario per contenere le passeggiate dei matematici.

Infatti, durante le loro teorizzazioni di concetti, questi erano soliti passeggiare immersi nei loro calcoli; creare delle porte estremamente pesantissime per quel luogo vastissimo era indispensabile per contenere questa mania e non lasciare che gli studiosi vagassero in giro per il palazzo, commettendo danni o perdendosi irrimediabilmente.

Una volta superata la porta, i tre si ritrovarono in un lungo corridoio, ai cui lati c'erano una serie di ritratti delle formule più complesse che la matematica avesse mai teorizzato. Quello che però colpiva in assoluto era il pavimento, interamente nero con dei numeri bianchi che scorrevano da una parte all'altra.

-Questo sotto ai vostri piedi è il Numerorio. Qualsiasi numero pensato a Numeronia compare scritto su questo pavimento. Potrebbe sembrare una stupidaggine, ma è molto utile per capire il grado di attenzione dei cittadini e regolare le misure di sicurezza- spiegò l'ometto.

-Se è così importante, perché lo tenete come pavimento di un corridoio?- chiese Marie-Antoniette confusa.

-Perché nella sala infinita non c'era più spazio- rispose l'ometto aprendo un'altra pesantissima porta.

I tre l'attraversarono e si ritrovarono nella stanza più a soqquadro che avessero mai visto (il che la diceva lunga, poiché loro avevano visto lo studio di Trollux).

Le pareti erano interamente ricoperte da fogli e da lavagne pieni di formule incomprensibili. Tutto intorno, sui tavoli, sulle sedie e sul pavimento vi era disseminato un caos di: matite (quella gente mai avrebbe scritto con una penna su un libro, nessuno dovrebbe mai fare tale blasfemia), lavagnette, gessetti, libri, fogli, goniometri, righelli, squadrette; ma anche altri tipi di oggetti quali: calzini, anelli, orecchini, collane e a volte interi vestiti, tutti evidentemente persi in quella stanza da tempi remoti e dimenticati.

Camminare in quel luogo non era cosa da poco, bisognava avere un occhio attento e una discreta capacità di destrezza percettiva. Cosa che mancò a Marie-Antoniette che, fatto qualche passo, inciampò rovinosamente e rotolò via per poi essere assorbita dal caos.

-Aiuto, aiuto!- iniziò ad urlare, ma la sua voce rimbombava tutto intorno come se provenisse da ogni posto

-Cominciamo a scavare, datemi una mano- chiese l'ometto, era solito ritrovare persone anneganti in quella confusione anzi, tra le sue mansioni quella era la sua preferita in assoluto, a differenza dell'apertura di porte, per gli dei, quanto odiava le porte.

Nessuno però l'avrebbe aiutato. Trollux era troppo meravigliato e perso nel suo mondo per sentirlo e Tasha non aveva libero arbitrio né coscienza. L'ometto quindi fu costretto ad adoperarsi da solo nelle operazioni di salvataggio.

-Tranquilli, capita ad ogni seduta che qualcuno si perda nel Mare dell'Infinito, la vostra amica starà bene appena la ritroveremo, cosa che avverrà presto, poiché come bagnino di salvataggio abbiamo il miglior costrutto di tutta Numeronia- li rassicurò un uomo anziano, mentre emergeva da una pila di libri.

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