8-Il ritorno

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"Vieni Isabella, dobbiamo partire" Mia nonna era già pronta sul furgone con mio zio ed entrambi mi stavano aspettando. Così, guardai per l'ultima volta la mia vecchia casa e raggiunsi gli altri sul furgone.
  Stava iniziando a piovere e questo rese l'addio alla vecchia casa ancora più triste, ma fortunatamente mio zio iniziò a raccontarci cose divertenti che mi fecero distrarre. Durante la mia assenza a casa erano successe molte cose, per esempio mio cugino Erik si era rotto una gamba cadendo dalle scale e la zia aveva insistito per andare in vacanza in Sardegna.
  Dopo un'ora e mezza arrivammo a Mullingar. Durante il tragitto avevamo trovato molta coda a causa di un incidente e dei lavori in corso.
Una volta arrivati, notammo che erano solo le quattro del pomeriggio, così decidemmo di andare a sistemare un po' la casa. Anche il camion dei traslochi era già giunto a destinazione ed era parcheggiato davanti a una casa alquanto accogliente, vedendola da fuori.
   Ero ancora un po' assonnata, ma nonostante ciò decisi di aiutare a portare dentro un po' di mobili e scatoloni. Notai ben presto che mia nonna era stanchissima, ma lavorava comunque senza sosta. Voleva che tutto fosse a posto per farmi sentire a mio agio e per questo gliene ero davvero grata.
Quando entrai nella casa ovviamente era ancora vuota, se non per i primi scatoloni appena portati dentro. Il pavimento era pieno di polvere e le pareti mal ridotte, ma nulla che non si potesse sistemare. 
Appena entravi, ti trovavi in un grande salotto, a destra c'era un lungo corridoio con due porte (le camere da letto), poi c'era una piccola cucina e un bagno intatto. Una delle due stanze era più spaziosa e quindi decisi che quella sarebbe stata la mia nuova stanza.
   Feci per entrare nella stanza, ma qualcosa catturò la mia attenzione in fondo al corridoio. Sul soffitto c'era una botola e sembrava non essere chiusa da nessuna serratura o lucchetto. Così,  cercai di aprirla, ma era troppo alta. Tentai di trovare qualcosa che potesse aiutarmi ad aprirla e in una stanza vidi una vecchia scopa. La presi e tornai in corridoio, quindi cercai di aprire la botola.
Dopo un po' di tentativi la botola si aprì. Scese una scaletta arrugginita e con cautela iniziai a salire. A ogni passo scricchiolava e ad un certo punto rischiai anche di perdere l'equilibrio.     
  Quando arrivai in cima mi ritrovai in una stanza molto ampia, ma con il soffitto basso. Da una piccola finestra entrava una lieve luce, che sicuramente nelle giornate più soleggiate sarebbe stata molto più intensa a tal punto da illuminare per bene tutto l'ambiente.
Era tutto pieno di polvere e ragnatele, ma era un posto stupendo se messo a posto. 
   Ad un tratto sentii mia nonna chiamarmi e quindi scesi di nuovo dalla piccola scala arrugginita.
"Vuoi andare a riposare a casa della tua amica o vuoi aiutarci a pulire un po'?" mi domandò, una volta averla raggiunta in salotto.
"No, vi aiuto a pulire" le risposi decisa, mostrandole la scopa che avevo usato per aprire la soffitta.
A quel punto iniziai a pulire il salotto e una camera da letto, per il resto ci pensarono mia nonna e mio zio.
   Alle sette di sera avevamo finito tutto e la casa era tutta pulita. Lo zio si fermò a dormire in un hotel, così il giorno dopo avrebbe potuto aiutarci a sistemare i mobili.

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"Ciao Bella!" Appena entrata in casa di Nicole, essa mi corse incontro per abbracciarmi.
"Guarda che sono stata via solo una notte" le dissi, ridendo e ricambiando l'abbraccio. Nicole si mise a ridere e rispose che le ero mancata terribilmente comunque. 
   Era ora di cena e quindi mi feci una doccia. Dopo aver mangiato pasta al ragù, Nicole e io guardammo un film. Quella sera facevano Ghost, che entrambe adoravamo alla follia.
Chissà se anche i miei genitori erano fantasmi che andavano in giro tranquillamente e vegliavano su di me... Era un pensiero che da una parte mi rassicurava e mi faceva sentire meno sola.
  "Ma domani vieni a scuola?" mi chiese Nicole con un filo di voce, come se non dovesse sentire nessun altro.
"No. Mia nonna mi ha detto che posso stare a casa due giorni per riposarmi un po' e aiutarla a sistemare la casa. Sai lei è molto stanca, ma continua a lavorare sodo" le risposi, abbassando lo sguardo.
"Va bene. Dopo la scuola voglio venire ad aiutarvi anche io" mi disse e io le sorrisi. Ero davvero fortunata ad avere un'amica così speciale.
Quando stavo a Dublino vedevo Nicole solo nelle vacanze o nei fine settimana, quando non avevo tanti compiti. Adesso l'avrei vista tutti i giorni e sapevo già che sarebbe stato fantastico

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